Il diavolo e la rossumata
Letteratura italiana
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La cucina ai tempi della guerra, e non solo…
Per quanto conoscessi di fama Sveva Casati Modignani, non avevo mai avuto modo di leggere un suo romanzo. Fino ad una settimana fa. Quando vidi in libreria questo libro e decisi di prenderlo, anche perchè era bastato il titolo ad incuriosirmi oltremodo.
Mi immaginavo un romanzo avvincente e di spessore, mentre un (lezioso) gioco di parole del titolo si ripeteva all'infinito nella mia mente: ma che 'diavolo' è la rossumata?
Ora che ho terminato la lettura, posso affermare che non si tratta di un romanzo, bensì di un riuscitissimo connubio fra un memoriale autobiografico ed un ricettario di cucina.
Infatti, la protagonista è l'autrice stessa, ancora bambina nel 1943, quando viveva con i genitori ed i nonni in una Milano devastata dai bombardamenti tedeschi.
I vari capitoli narrativi non seguono un preciso ordine cronologico, ma in realtà sono un insieme di flashback in cui l'autrice descrive la propria vita quotidiana in quel periodo buio e difficile.
Colpisce immediatamente la freddezza della madre, la quale 'Mi guardava come un oggetto estraneo da tenere a debita distanza' e che 'sia a lui ('lui' è il marito, ndr) sia a me dimostrava il suo affetto in altra
maniera. Per me tagliava, cuciva e ricamava abitini deliziosi, per lui, ma anche per me, preparava cibi squisiti'.
La figura del padre, invece, è diametralmente opposta a quella della madre, tant'è che 'le coccole di mio padre erano un surrogato di quelle materne che non ho mai avuto né dato'.
Per fortuna, l'autrice riferisce anche che 'soltanto quando la mamma era ormai molto anziana e un po’ fuori di testa, riuscii finalmente ad abbracciarla come avrei sempre voluto e lei rideva felice, come se fosse la mia bambina e io la sua mamma'.
Il libro inizia con la spiegazione del titolo, come a voler soddisfare subito la curiosità insita nella mia mente, e prosegue con vari ricordi passati della protagonista, in cui emergono alcune tematiche di primo piano come le credenze popolari, i rifornimenti presso il mercato nero, l'abbondante utilizzo del vino sia in ambito culinario sia in ambito medico, le onomatopeiche espressioni dialettali milanesi ed il forte attaccamento alla religione, mentre la seconda parte è interamente dedicata alle ricette 'in tempo' di guerra, arricchite da più o meno brevi annotazioni di carattere personale dell'autrice stessa.
Un libro da leggere, anche perchè ricorda vagamente 'Il diario' di Anne Frank per come si riesca a scrivere di scene di vita quotidiana in maniera spensierata e quasi divertita, nonostante ci sia lo spettro della morte che incombe sulle loro teste e che può permettersi di colpire, chiunque vuole e senza preavviso, da un momento all'altro.
'Il diavolo e la rossumata' unisce il lessico accattivante di Flaubert, la visione ungarettiana dei conflitti armati ed il 'romanzo popolare' di Verga.
Il risultato è più che positivo, e sicuramente presto leggerò qualche altra opera della Casati Modignani.
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Il cibo durante la guerra
Siamo a Milano nel 1943, la guerra oltre ad aver portato sangue, terrore e morte ha fatto dilagare la fame.
In questo periodo era difficile trovare cibi di prima qualità e l’inventiva delle donne di casa faceva sì che anche i piatti più semplici diventassero delizie per il palato.
L’autrice, per fortuna sua, non ha mai patito la fame: sia perché era un po’ inappetente, ma anche perché la nonna e la madre la ingolosivano con le loro pietanze.
Attraverso il suo libro Sveva ci racconta alcuni episodi di quando era piccola.
In fondo alla sua breve raccolta di vicende ci regala anche alcune ricette di primi, secondi e dolci davvero sfiziosi.
Ho trovato questo libro un gradevole ritorno al passato. Un ritorno all’infanzia dei miei nonni.
Anche se sono molto brevi queste vicende della vita dell’autrice mi hanno fatto sorridere e ricordare i miei cari che hanno vissuto la guerra e che ora non ci sono più.
Sveva ha deciso di dividere il suo libro in due parti: la prima è composta da tredici capitoli più la premessa e narra alcuni passi della sua infanzia mentre nella seconda ha inserito le ricette che riteneva più significative e degne di nota.
Ho trovato molto carino il modo in cui ha esposto e spiegato le ricette perché in ognuna di esse ha inserito dei commenti personali che rendono questo romanzo autobiografico ancora più bello.
Vorrei consigliare questo libro a tutti, per rivivere queste piccole esperienze di vita quotidiana negli anni della Grande Guerra.
Buona lettura!
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UNA BIMBA COME TANTE
“La rossumata era una delle tante merende consolatorie che la nonna mi offriva quand'era di luna buona. La preparava con un uovo sbattuto con lo zucchero fino a farlo diventare una spuma gonfia e lieve e poi la colorava di un bel rosso prugna con l'aggiunta di mezzo bicchiere di Barbera d'Asti Cascina Castlèt”.
Con questo libricino l'autrice ci apre una porta sul suo passato, un passato fatto di sfollamenti, di bombardamenti, di miseria, di credenze superstiziose, di vestitini cuciti in casa, di scherzetti, di dolcetti, di amore, di incomprensioni, di pianti di una bambina....una bambina come tante.
Già perchè Sveva era una bambina normalissima, sebbene la nonna credesse che il diavolo si impossessasse spesso di lei: odiava dover fare cose che non implicassero il giocare, amava toccare cose che non si dovevano toccare, adorava i vestitini cuciti dalla sua mamma, che così le dimostrava il suo affetto, adorava il suo papà che la prendeva sulle spalle e la faceva trottare cantando per lei... e come ogni bambino che si rispetti combinava le sue marachelle o rifiutava i piatti che le venivano preparati, cosicché veniva spesso punita con sculacciate e sgridate varie.
Sveva Casati Modignani ci racconta la sua infanzia attraverso i piatti che venivano cucinati da sua nonna e da sua mamma; ci racconta che era la fine della seconda guerra mondiale e che si preparavano le pietanze con quello che c'era, con quello che si coltivava negli “orti di guerra”, con quello che si riusciva a prendere alla “borsa nera”. Un periodo difficile, che riviviamo attraverso i ricordi che piano piano riaffiorano disordinatamente alla sua memoria... un periodo fatto di sacrifici, di preghiere, di forza.... di visioni di un mondo visto attraverso gli occhi di una bimba.
E' un libro davvero breve, suddiviso in due parti: nella prima vengono narrati vari episodi dell'infanzia dell'autrice, nella seconda si dà ampio spazio alle ricette citate nel corso del racconto, con indicazioni di ingredienti e preparazione oltre che a una sorta di commento a margine della stessa Sveva.
Nel corso della lettura mi sono ritrovata spesso a sorridere (le scenette con i gatti sono davvero buffe, così come la scena del clistere), ma a volte il sorriso lasciava il posto alla tristezza e alla commozione per questa bimba che non riusciva a capire la freddezza della madre nei suoi confronti, una bimba alla costante ricerca dell'amore materno, che solo da grande ha scoperto trovarsi nei vestitini e nei piatti che le preparava.
Unica pecca: il costo del libro... 14,90 euro mi sembrano eccessivi per un libricino così breve!