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Letteratura italiana

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Elio Schmitz (1863-1886), fratello di Italo Svevo, morì a soli ventitré anni a causa di una nefrite. Il diario tenuto da Elio Schmitz - fratello di Ettore Schmitz, vero nome di Italo Svevo - costituisce, come osserva Luca De Angelis, «la più autentica e la più attendibile tra le esigue fonti su Svevo, la maggiormente deputata alla ricostruzione dell'adolescenza e della formazione artistico-letteraria dell'autore de La coscienza di Zeno. Esso ci consente immediatamente di mettere a fuoco attraverso un intimo e sensibile quadro esistenziale un interno familiare ebraico-triestino di fine Ottocento». Nelle vicende di Ettore e di Elio - che all'interno della famiglia formavano il sodalizio più forte ed intenso - non mancano i parallelismi con episodi proverbiali del corpus sveviano.



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Diario 2015-08-20 04:34:11 siti
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siti Opinione inserita da siti    20 Agosto, 2015
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Un ottimo acquisto

Capita, a volte, che siano i libri a scegliere noi e non viceversa, o forse per uno strano gioco del destino le forze magnetiche che legano il lettore al libro si esercitano in maniera così misteriosa che il libro arriva tra le mani e si ha appena il tempo di cogliere l’attimo per farlo proprio.

Non intendo parlare solo di un normalissimo, fortuito e fortunato esercizio di acquisto ( il libro in questione giaceva, dimenticato da tutti, in una tristissima rassegna di libri mai venduti come alcune volte li trovi nell’ipermercato meno probabile) , ma evidenziare il fatto che le parole che ho letto sono le stesse che commossero Italo Svevo quando furono ritrovati i fascicoletti che formano il diario del suo caro fratello minore, Elio, morto di nefrite a ventidue anni.

Fu la moglie dello scrittore - Livia Veneziani Svevo- a raccontare in “Vita di mio marito” l’effetto prodotto da questo ritrovamento.

Ettore, alias Italo, era particolarmente affezionato a Elio e patì molto la sua prematura scomparsa. È quindi molto bello poter leggere una scrittura così privata e pensare alle emozioni che produsse nel nostro, soprattutto se poi ci si ritrova ad allargare il proprio campo visivo ed abbracciare un vivo quadro familiare e storico che fa conoscere una famiglia molto numerosa, ebrea e triestina gravitante nell’impero austro- ungarico. Ancora più interessante, al di là delle vicende private di Elio, il rapporto tra i fratelli e tra essi e il padre dipinto come autoritario, pragmatico, dall’infanzia difficile e snervato dal suo tentativo di mantenere, tra alterne fortune, la sua famiglia allargata occupandosi, lui, rimasto orfano quando era ancora piccolissimo, di fratelli, sorelle e successivamente di cognati e cognate, di generi e nuore.

Molto spesso il destino di questa famiglia è stata in balia della malattia e del lutto e fortemente segnata dalla sua identità ebraica e triestina di matrice ungherese in un contesto storico che tendeva a escludere in base a inclinazioni politiche e religiose.

Terra di confine, identità complessa, come sappiamo.

Tutto quanto ci racconta in modo episodico e frammentario Elio, nell’arco degli anni 1870-1886, rappresenta una fonte di informazioni utilissima per inquadrare gli anni della formazione dell’autore, le sue inclinazioni, i suoi sogni, le sue aspettative, le sue letture e i suoi primi tentativi letterari. Se si considera che molti degli episodi raccontati da Elio sono entrati nel corpus narrativo de “La coscienza di Zeno” e non solo, che il curatore dell’opera, che comunque era stata già pubblicata, Luca De Angelis ci accompagna con un piccolo saggio intitolato “Nel crudo colore della vita” e che ci informa ulteriormente con una bibliografia nutritissima in una ulteriore “Notizia” e che in appendice vi è pure “Il romanzo di Elio” di Italo Svevo, posso a ragione dire di aver fatto un ottimo acquisto.

Ho inoltre potuto conoscere la storia e la sensibilità del giovane Elio, non se ne può fare a meno se si è interessati poi a capire come la vita si travasi inevitabilmente nell’opera degli scrittori che apprezziamo.

Non anticipo niente, al lettore interessato leggere e capire.

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