Cronaca familiare Cronaca familiare

Cronaca familiare

Letteratura italiana

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“Questo libro non è un’opera di fantasia. È un colloquio dell’autore con suo fratello morto. L’autore, scrivendo, cercava consolazione.” Inizia così l’opera più intima di Pratolini, dedicata al difficile rapporto con il fratello perduto. Orfani di madre, i due bambini vengono presto separati: Vasco resta nell’umile casa paterna, Dante cresce nella dimora del Barone dove, ribattezzato Ferruccio, vive come “in un acquario – senza sbucciature ai ginocchi, senza segreti né scoperte”. Ancorati a mondi troppo distanti, divisi da rancori sempre più indicibili i fratelli restano due estranei. Finché, alla morte del Barone, Ferruccio deve lasciare il mondo dorato che lo aveva risucchiato per capriccio e l’argine che ha tenuto separati lui e Vasco crolla. Con esiti imprevedibili e drammatici.



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Cronaca familiare 2016-08-23 16:39:28 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    23 Agosto, 2016
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Vasco e Ferruccio

Nato a Firenze nel quartiere de’ Magazzini il 19 ottobre 1913 e figlio di Ugo, cameriere, e di Nella Casati, sarta del laboratorio del corso morta nel 1918 mentre il marito era al fronte e ad appena 25 giorni di distanza dalla nascita del secondogenito Dante, ribattezzato dai suoi protettori, Ferruccio, Vasco Pratolini è un uomo malinconico, che affronta la vita con concretezza, senza illusioni, è un individuo che è mosso dalla curiosità, dalla smania di conoscenza tanto che, persino dopo essere stato cacciato dagli Scolopi per indisciplina, fa della lettura e dello studio da autodidatta una costante.
Da sempre il rapporto col fratello è complesso. Nella giovane età si può parlare di un legame paragonabile a quello di due sconosciuti: prima l’autore non vede di buon occhio Ferruccio perché implicitamente lo ritiene responsabile della morte della madre, successivamente lo percepisce come un estraneo, essendo quest’ultimo cresciuto sotto l’ala di una famiglia agiata ed essendosi i rapporti tra questi limitati a rapidi incontri del giovedì, brevi lassi di tempo in cui era impossibile instaurare un affetto per tempo e pensiero. Due anime parallele destinate a non incontrarsi mai, potrebbe osarsi.
Intorno ai venti anni del minore e dei venticinque dello scrittore, il riavvicinamento. Un rincontrarsi ma anche un imparare a conoscersi, per la prima volta, davvero. Da questo momento, i due costruiscono quel “ponte di contatto” che le circostanze della vita avevano impedito. Per entrambi essenziale è la nonna, con cui Vasco cresce e a cui Ferruccio chiede, domanda della madre. Ambedue soffrono dell’assenza di questa figura, il maggiore perché nel suo ricordo non poteva vedere una donna viva poiché questa altro non era che un’immagine confusa, avvolta nel velo della commedia, e percepita per la prima volta nel letto di morte, per il minore è quel punto fermo che non ha mai avuto, una persona intorno alla quale ruota la menzogna, il sentito dire, il riportato, si vociferava infatti che ella fosse “matta”, “strana”. Quale la verità? Quale la falsità?
Poi la malattia. Il dolore di un corpo che si consuma senza pietà, divorato da un male incompreso ed inspiegato dai medici che dopo tentativi su tentativi altro non hanno potuto fare che alzare le mani per arrendersi al destino. Alcuna la possibilità di salvezza. Il dolore per l’impossibilità e l’incapacità di fare qualcosa, di alleviare quella pena, quel dolore atroce a cui Vasco assisteva impotente.
Un romanzo che nella sua semplicità e brevità fa breccia nel cuore del lettore, lasciandolo riflessivo, turbato, scosso.

«Ci si può assuefare alle persecuzioni, alle fucilazioni, alle stragi; l’uomo è come un albero e in ogni suo inverno levita la primavera che reca nuove foglie e nuovo vigore. Il cuore dell’uomo è un meccanismo di precisione, completo di poche leve essenziali, che resistono al freddo, alla fame, all’ingiustizia, alle sevizie, al tradimento, ma che il destino può vulnerare come il fanciullo l’ala della farfalla. Il cuore ne esce con il battito stanco; da quel momento l’uomo diventerà forse più buono, forse più forte, e forse anche più deciso ma non troverà più ne suo spirito quella pienezza di vita e di umori in cui ogni volta egli sfiora la felicità.» p. 97

«La tua sensibilità ti portava a prospettare ogni conflitto, anche il più banale e fortuito, come una colpa di cui soffrivi esasperandone i toni, l’umiliazione e lo sconforto. Ora io so che tu eri un inerme, votato ad uno sterile sacrificio, in un mondo ove anche l’agnello è costretto a difendere ferocemente la propria innocenza» p. 102

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Cronaca familiare 2015-09-17 02:49:04 Vita93
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Vita93 Opinione inserita da Vita93    17 Settembre, 2015
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Amore fraterno

"Cronaca familiare", datato 1947, è un breve romanzo autobiografico scritto da Vasco Pratolini in memoria del fratello.
Il piccolo Dante, più giovane di 5 anni del fratello maggiore Vasco, nasce a Firenze nel 1918, in una famiglia di umili condizioni. La madre muore 25 giorni dopo il parto e il neonato viene affidato alle cure di un maggiordomo di un barone inglese, che cambierà il suo nome in Ferruccio, ritenuto più aristocratico. I due fratelli vengono così separati e crescono in ambienti diametralmente opposti. L’uno circondato dalla miseria e dal solo affetto della nonna, l'altro nel lusso e nell’agiatezza, ma al tempo stesso anche nella chiusura di una giovinezza trascorsa quasi interamente in casa.
Soltanto anni dopo Vasco e Ferruccio avranno l'occasione di incontrarsi di nuovo e di riavvicinarsi.

Ho notato alcune similitudini con un'altra opera di breve durata ma di grande impatto emotivo, ovvero "L' amico ritrovato" di Fred Uhlman. Stesso periodo storico, identico numero di personaggi principali e medesima volontà di affermare valori forti come l'amicizia e l'amore fraterno. Perché in fondo l'amicizia, quella vera e sincera, è una sorta di fratellanza.
Struggente e malinconico è il crescente desiderio di Vasco di riavvicinarsi al fratello minore per cancellare le passate incomprensioni, per aiutarlo a crescere e diventare un uomo.
Ferruccio si rende conto di aver vissuto un'esistenza ovattata, ottusamente protetta, e di non avere gli strumenti necessari alla sopravvivenza quotidiana in un periodo storico complesso in cui "anche un agnello deve dimostrare di essere innocente". Eppure brulica di affetto e generosità, sopiti da un carattere schivo e timoroso.
Basteranno pochi intensi attimi, dopo tanti anni di lontananza, per appianare gli antichi contrasti.

Lo sfondo storico e geografico è poetico, tra le strade rumorose e vive di Firenze e quelle calde e suggestive di Roma, con la minaccia sussurrata della guerra che rimane sotto traccia, sebbene vicina e inevitabile.

Il romanzo dell’autore fiorentino è un'emozionante cronaca lunga una vita intera, per imparare a volersi bene.

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Cronaca familiare 2015-07-16 13:24:38 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    16 Luglio, 2015
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Vasco e Dante

Anche questo è un libro che parte della difficoltà di accettare un lutto familiare. E' lo stesso Pratolini ad inizio del volume a dirci che si tratta di un'autobiogafia, ma non solo, è anche una specie di autoespiazione, per non aver capito a pieno il fratello quando era ancora in vita. Io credo sia anche un modo per dare pace alla madre, morta quando i suoi bambini avevano uno cinque anni e uno venticinque giorni. Per troppo poco tempo questa donna ha fatto da madre per lasciare ricordi ai figli, ma lo a fatto abbastanza per lasciare uno di quei dolori che anche se difficile da definire non passa mai.
Il romanzo, è strutturato in modo che l'autore parli direttamente al fratello. Nato come Dante, alla morte della madre viene dato a balia a dei contadini. Notato dal maggiordomo di un barone viene adottato , Diventa Ferruccio perchè Dante è un nome troppo volgare ( incredibile) ed inizia una vita priva di emozioni, senza sbucciature di ginocchia, camicie sbrodolate dal sugo, urla di gioia o dolore. Tutto è trattenuto, in punta di piedi. Arrivato all'adolescenze, con la morte del barone finiscono gli agi in cui è cresciuto, sostituiti da una vita overa alla quale non è abituato. I suoi modi affettati scoraggiano chi lo vorrebbe aiutare. La sua cultura a metò è troppo per un lavoro da operaio e poco per uno da impiegato. In mezzo a queste dificoltà si ritrova col fratello e con la nonna materna riuscendo forse a capire la dignità e la forza di persone che da piccolo aveva guardato dall'altro in basso per la loro povertà.
Non rivelo nulla, perchè è dichiarato all'inizio del libro, dicendo che morirà giovane lasciando per certi versi la sua vita incompiuta, sempre a metà tra due mondi a nessuno dei quali appartiene.
Mi sono stupita di quanto un libro pubblicato nel 1945 possa avere un linguaggio ancra tanto attuale. Semplice lineare , ma capace di dirci tutto del rapporto di questi due fratell, di parlarci di una grande donna come la nonna, di un padre assente, di una divisione tra le classi ancora così marcata.
Pratolini ci dice di averlo scritto di getto. Allora questo è veramente un talento per lo scrivere da invidiare.

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Cronaca familiare 2015-06-01 13:27:58 catcarlo
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catcarlo Opinione inserita da catcarlo    01 Giugno, 2015
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Cronaca damiliare

Accompagnato dal ricordo di un’appassionata lettura adolescenziale sono tornato a questo breve scritto pratoliniano per vedere se le trenta abbondanti primavere in più sulle spalle ne potessero aver modificato la percezione da parte mia. La risposta è no: i tre decenni trascorsi avevano lasciato nella memoria solo le grandi linee della vicenda e così il libro si è potuto rivelare come se non l’avessi mai letto, sprigionando dalla sua prosa semplice e intensa un profondo coinvolgimento emotivo. Come scritto nell’introduzione, più che un romanzo si tratta di un confronto dello scrittore con la figura del fratello, la cui morte precoce spinse Pratolini a buttare giù di getto queste pagine: un fratello da cui era stato separato dalla nascita a seguito della morte della madre e nei confronti del quale l’antipatia infantile e l’indifferenza della gioventù si trasformano solo con lentezza – troppa lentezza, secondo l’autoaccusa - in un vero affetto. Appena nato, il piccolo Dante - rinominato Ferruccio: Dante ritenuto un nome plebeo a Firenze? - viene accolto in una famiglia benestante crescendo protetto da una sorta di bolla mentre l’autore viene allevato dalla nonna e rimane così vicino alle proprie radici popolari: inevitabile che lo scontro con la durezza della vita sia più doloroso per il primo, anche se il secondo, man mano che la conoscenza si approfondisce, fa il possibile per aiutarlo. Rivolgendosi direttamente a Ferruccio, Pratolini ricostruisce le tappe salienti del loro rapporto (le altre, ammette, sono svanite dalla memoria) dividendole in tre capitoli: l’infanzia, l’età giovanile e quella matura. La prima ricostruisce in modo mirabile la Firenze di inizio Novecento senza dimenticare di sottolineare le stridenti differenze di classe, la seconda racconta la vitalità dell’adolescenza malgrado le ristrettezze economiche ed è illuminata dal rapporto dei due ragazzi con la nonna che culmina nella gita fuori porta mentre l’ultima narra la malattia (alquanto misteriosa) di Ferruccio ricostruendone nel frattempo in flashback gli inciampi nell’età adulta. La rievocazione di ogni passaggio è contrassegnata da un’emozione palpabile, ma tenuta a bada con maestria facendola scorrere sottotraccia in modo che il ciglio resti asciutto: un esercizio di grande abilità compiuto utilizzando una lingua essenziale dalla quale è stato eliminato ogni elemento superfluo anche nei passaggi più lirici e che pure incatena subito con il suo ritmo interiore comunicando in modo diretto ed efficace le sensazioni che potrebbero travolgere lo scrittore. Nessuno può dire quanto il coinvolgimento (sconvolgimento) emotivo abbia contribuito a tirare a lucido l’espressività diffusa in centotrenta pagine davvero ammirevoli (e non se ne vorrebbero di più, pena la stucchevolezza): di certo, con esse Pratolini, che le completò in poche notti poco più che trentenne, mette in mostra come meglio non si potrebbe la sua capacità di scrittore facendo di ‘Cronaca familiare’ un capolavoro della letteratura italiana.

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Cronaca familiare 2012-12-24 13:43:59 MATIK
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MATIK Opinione inserita da MATIK    24 Dicembre, 2012
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Cronaca familiare.

"Voglio ricordarti vivo."
Un piccolo libro, scritto in maniera deliziosa da Pratolini, che ci racconta la sua vita, dell'affetto e dell'amore che lo legava a suo fratello che lo lasciò così prematuramente.
Una lettura semplice, che mi ha toccato, emozionato e commosso.
"E' l'ultima ora di contentezza che ricordo, non troverò mai più la felice disposizione di spirito che allietò quella sera. Ci si può assuefare alle persecuzioni, alle fucilazioni, alle stragi; l'uomo è come un albero e in ogni suo inverno levita la primavera che reca nuove foglie e nuovo vigore. Il cuore dell'uomo è un meccanismo di precisione, completo di poche leve essenziali, che resistono al freddo, alla fame. all'ingiustizia. alle sevizie, al tradimenti, ma che il destino può vulnerare come il fanciullo l'ala della farfalla. Il cuore ne esce con il battito stanco; da quel momento l'uomo diventerà forse più buono, forse più forte, e forse anche più deciso e cosciente nella sua opera, ma non troverà più nel suo spirito quella pienezza di vita e di umori in cui ogni volta egli sfiora la felicità."

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Un piccolo gioiello della letteratura italiana.
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Cronaca familiare 2012-10-17 14:11:36 Cristina72
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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    17 Ottobre, 2012
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Solitudini incolmabili e legami indissolubili

Questa è una storia di solitudini incolmabili e di legami indissolubili, concepita dall'autore come “sterile espiazione” nei confronti del fratello Dante (chiamato da tutti Ferruccio), giovane uomo nei cui occhi celesti brillava un innocente anelito di vita.
La “colpa” è quella di aver lasciato passare troppi anni senza tendergli la mano, trincerandosi dietro un muro di diffidenza e ostilità. Un muro difficile da abbattere, eretto dall'insensibilità degli adulti tra due bambini orfani di madre, privati così della possibilità di una vita più felice ed autentica da trascorrere insieme.
Ritrovarsi una volta cresciuti, ciascuno con le proprie fragilità, significa farsi calore a vicenda, recuperando il tempo che è stato loro sottratto. Significa, soprattutto, condividere ricordi ed affetti, quello un po' astratto per la madre e quello, più concreto, per la nonna.
Le pagine dedicate a quest'ultima, rinchiusa in un ospizio con il cuore gonfio di amore e orgoglio per i due nipoti, sono fra le più intense del romanzo, intrise di un realismo dolceamaro che non si dimentica.
E quando per Ferruccio arriverà la fine, spietata e persino beffarda, nessun doloroso particolare viene risparmiato al lettore, in un crescendo vorticoso di illusioni, rabbia e disperazione che approderà – unico, estremo conforto - in una toccante preghiera laica.

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Cronaca familiare 2012-09-29 12:31:04 petra
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petra Opinione inserita da petra    29 Settembre, 2012
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Cronaca familiare

AVVISO:ANTICIPAZIONI SULLA TRAMA

Pratolini, In questo breve romanzo, descrive la nascita e la difficile e tormentata “costruzione” del rapporto con Dante, suo fratello, scomparso prematuramente. Del suo incompiuto affetto per lui, Pratolini prova un acuto e angoscioso rimpianto di cui è permeata tutta l’opera.

Avere un legame di sangue e sentirlo visceralmente come tale, provare affinità per qualcuno non soltanto perché si porta il medesimo cognome, ma per una comunanza di sentire e di educazione: non sempre queste due condizioni vanno di pari passo.

Così accadrà fra i due fratelli: riallacciare i fili di un rapporto che il tempo e le circostanze hanno reso sempre più flebile, diventa sempre più difficile.

In un primo momento il piccolo Dante, nato poco prima della scomparsa della madre, è ritenuto responsabile, da un Pratolini bambino, della morte della stessa. La giovane donna, indebolita dal parto e vittima dell’epidemia di spagnola, è mancata in realtà in seguito a una complicanza. Inevitabilmente, nella situazione traumatica del lutto e senza che nessuno intervenga per dare spiegazioni e conforto, Pratolini riterrà il fratello responsabile di tale sciagura. Per tale ragione, nei lunghi anni a venire, gli sarà impossibile nutrire affetto per lui.

Al dramma della perdita della madre si aggiunge l’allontanamento del piccolo Dante; ancora neonato, il bimbo viene adottato da una ricca famiglia, mossa a compassione dalla sua sorte . Qui il bimbo sarà educato secondo rigide maniere borghesi, che alla sostanza preferiscono la forma dei modi e delle apparenze. Tale educazione è assolutamente lontana dal modo di vivere e di pensare del fratello. Dante diventerà un giovane azzimato e impeccabile nei modi, ma del tutto impreparato ad affrontare il mondo. Il giovane Pratolini, intanto, si divide fra lavori saltuari e sforzi da autodidatta per diventare scrittore. I due fratelli vivono esistenze opposte, inconciliabili.

Quando, a causa di un improvviso dissesto economico, Dante dovrà abbandonare la sua vita dorata, cercherà l’aiuto del fratello: comincerà allora un lento, faticoso riavvicinamento, in cui il lettore assiste al riconciliarsi non solo di due anime, ma di due mondi agli antipodi.
Dante, sotto la scorza del formalismo, rivelerà una sensibilità profonda, quasi eccessiva. La sua infanzia protetta e ovattata, purtroppo, lo hanno reso del tutto inadatto alla vita al di fuori del suo guscio dorato: Pratolini rimpiange di non averlo saputo proteggere e sostenere come avrebbe voluto.


Nella nota introduttiva l'autore afferma, che “ Cronaca familiare” è stato scritto per una propria consolazione e come “ sterile espiazione” per non aver compreso in tempo la nobiltà d’animo del fratello. Scorrendo le pagine s’intuisce la valenza catartica del romanzo, nel quale la figura di Dante è rievocata sempre con immensa tenerezza; la seconda persona, usata nella narrazione, contribuisce a rendere con immediatezza il clima di intimità e di complicità che va lentamente instaurandosi fra i due.

Lirico e superbo, pur nella sua brevità, questo libro affascina e commuove, senza bisogno di grandi discorsi o retorica altisonante: l’intensità del rimpianto è palpabile e resa più sferzante dal linguaggio asciutto, pulito, privo di fronzoli.

Sullo sfondo di una guerra appena accennata, le vicende del riavvicinamento fra i due sono descritte con un lirismo toccante e commovente, reso più acuto dalla prosa diretta e franca di Pratolini. Brevi descrizioni e momenti di riflessione si alternano ad ampie parti di dialogo.

Uno splendido gioiello letterario per contenuti e prosa, una dedica elegiaca e toccante.

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