Casa delirio
Letteratura italiana
Editore
Dalila Bonelli, blogger, mamma giovanissima, si fa conoscere in rete come Donna-delirio, attraverso post quotidiani di rocambolesche disavventure domestiche e racconti di come sopravvivere alla guida delle operazioni di incastro spazio-temporale dei membri di una famiglia poco incline alla disciplina.
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La vie en rose...
In estate aumenta la necessità di una letteratura leggera e disimpegnata, magari che faccia anche un po’ sorridere e distragga dalla quotidianità.
Perciò, alla ricerca di un intermezzo “light” gradevole ma decisamente lieve, mi sono lasciata attirare da questo librettino dall’ aria allegra: copertina rosa shocking e titolo accattivante.
Negli ultimi tempi, sono in aumento i libri che raccolgono impressioni, esperienze e commenti provenienti dai diari in rete e relativi ai più disparati argomenti : questo volumetto si inserisce proprio nel solco della scrittura figlia dei blog.
Il filone delle neo-mamme disperate, che si barcamenano alla meglio tra pargoli-marito-lavoro-vita sociale di cui Claudia De Lillo mi sembra la maggior esponente, è davvero molto ricco.
Certamente gli argomenti non mancano!
Dalila Bonelli, la giovane autrice, è la mamma ventiquattrenne di Giò, un tenero bebè foriero di cambiamenti epocali nel disegno della sua vita.
Dopo una brevissima autobiografia, che ci ragguaglia sui motivi che hanno determinato il deragliamento del suo progetto esistenziale da prima archeologa donna direttrice di un sito di scavo in India, a desperate housewife nostrana, l’autrice parte verso straordinari racconti che spaziano dalle terrificanti feste di compleanno portatrici di indicibile caos domestico (oltre che di ingombranti, quanto inutili doni impossibili da smaltire o riciclare), alle interminabili file al parco giochi, ai periodici incontri con nonne pop, proiettate nel futuro ma ancorate ad ataviche, bizzarre usanze di cui il piccolo Giò è inconsapevole, innocente vittima.
La galleria di genitori metropolitani che la Bonelli poi ci presenta, è spassosa e irriverente: mamme - veline con pargoli raccapriccianti al seguito, papà distratti incapaci di reperire immensi, evidenti pacchi di pannolini nell ’armadio, mentre la “produzione” del lattante supera il livello di guardia, mamme kamikaze che si sopravvalutano e affrontano la spiaggia da sole con eserciti di bambini (figli-nipoti-figli di amici), altre che si sottopongono a terrificanti sedute notturne di zumba inguainate in improbabili tutine stretch, pur di tornare in forma…
Le situazioni descritte sono quelle che ognuno di noi può incontrare giornalmente, complicate, per un certo periodo della vita, dalla presenza di un piccolo despota (o più di uno!) che nasconde le chiavi della macchina, si ammala regolarmente in tutte le feste comandate e spadroneggia nelle notti di estenuati papà e mamme che dovranno immancabilmente affrontare, il giorno dopo, la consueta giornata lavorativa.
Tuttavia questa lettura, pur nella sua leggerezza, non mi ha convinto del tutto.
L’ironia è materia delicata e sdrucciolevole, facile scivolare e scendere di livello. Mi sembra che l’autrice, pure molto divertente in episodi come quello del banco salumi al supermercato o in quello in cui racconta della breve permanenza del prezioso cucciolo di chihuahua di cari amici, presso la casa della sua giovane famiglia, si abbandoni, in alcuni capitoli, a considerazioni davvero banali e scontate, o si soffermi su alcuni particolari che definirei superabili, sfociando in sottolineature grevi, grossolane (utilizzando un lessico fin troppo “spontaneo”) che, secondo me, non divertono e risultano di dubbio gusto.
Peccato…
Credo, comunque, che sotto l’ombrellone questa macchia rosa possa trovare un posticino (consigliatissimo il costume in tinta!).
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