Caro Pier Paolo Caro Pier Paolo

Caro Pier Paolo

Letteratura italiana

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Dacia Maraini è stata una delle amiche più vicine a Pier Paolo. E in queste pagine la scrittrice intesse un dialogo intimo e sincero capace di prolungare e ravvivare un affetto profondo, nutrito di stima, esperienze artistiche e cinematografiche, idee e viaggi condivisi con Alberto Moravia e Maria Callas alla scoperta del mondo e in particolare dell'Africa. Maraini costruisce questa confessione delicata come una corrispondenza senza tempo, in cui tutto è presente e vivo. Nelle lettere a Pier Paolo che definiscono l'architettura narrativa del libro hanno un ruolo centrale i sogni che si manifestano come uno spazio di confronto, dove affiorano con energia i ricordi e si uniscono alle riflessioni che la vita, il pensiero e il mistero sospeso della morte di Pasolini ispirano ancora oggi all'autrice. Lo stile intessuto di grazia e dolcezza, ma anche di quella componente razionale e ferma, caratteristica della scrittura di Dacia, fanno di questo disegno della memoria che unisce passato, presente e futuro non solo l'opera più significativa, ma l'unica voce possibile per capire oggi chi è stato davvero un uomo che ha fatto la storia della cultura del Novecento.



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Caro Pier Paolo 2023-05-26 04:41:12 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    26 Mag, 2023
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Stanotte ti ho sognato

"Caro Pier Paolo, stanotte ti ho sognato". L'incipit dell'opera di Dacia Maraini svela subito quello che vuole esserne l'escamotage narrativo, ovvero la forma epistolare che rappresenta un dialogo di fantasia con una persona fisicamente scomparsa ma sempre viva nel cuore e nei ricordi dell'amica, in cui si mescolano memorie, sogni, sentimenti. L'autrice si rivolge al grande artista del Novecento parlando come se fosse realmente presente, rievocando episodi del passato, della loro forte e proficua amicizia, raccontando al caro Pier Paolo fatti legati alla sua improvvisa e violenta morte, al suo funerale, agli sviluppi di indagini che ancora non hanno portato ad una vera soluzione del caso. Le struggenti lettere dell'autrice rievocano un'epoca ormai passata, un universo lontano da quelli che sono gli attuali ambienti culturali, una società profondamente diversa da quella che conosciamo noi, ma i ricordi sono talmente vivi, forti, intensi, da dare l'impressione che le vicende narrate siano accadute di recente. Tra racconti di viaggio, esperienze artistiche, piccoli fatti di vita quotidiana, esce fuori un bel ritratto di Pasolini e della sua esistenza anticonformista, del suo rapporto morboso con la madre, di un'omosessualità vissuta quasi come una colpa, di un profondo spirito religioso, di un fervore creativo insaziabile. Un uomo che fisicamente appare piccolo, gracile, cagionevole, ma che si rivela un vulcano per la forza delle sue idee, la potenza visionaria del suo estro, la passione per la vita. La visione che spesso passa dell'artista di Santo Stefano, come un uomo pieno di livore, intransigente, aggressivo nell'esternare il suo sdegno, rabbioso nel difendere le sue ragioni, di certo non confutata dall'amica, viene tuttavia contrapposta dalla descrizione di una persona che, nella vita privata, nei rapporti intimi di amicizia, si dimostra di una mitezza, una condiscendenza, una bontà insospettabili. Dalle pagine di questo libro trasuda tutta la stima che Dacia Maraini continua a provare per il suo amico tragicamente scomparso, tutto l'amore fraterno che ancora la lega a lui, tutto lo struggente dolore per una perdita incolmabile e la rabbia per come, a mezzo secolo di distanza, questa tragedia non riesca ancora a trovare giustizia. "Caro Pier Paolo, ho in mente una bellissima fotografia di te, solitario come al solito, che cammini, no forse corri, sui dossi di Sabaudia, con il vento che ti fa svolazzare un cappotto leggero sulle gambe. Il volto serio, pensoso, gli occhi accesi. Il tuo corpo esprimeva qualcosa di risoluto e di doloroso. Eri tu, in tutta la tua terribile solitudine e profondità di pensiero. Ecco io ti immagino ora cosí, in corsa sulle dune di un cielo che non ti è piú ostile".

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Caro Pier Paolo 2022-05-25 14:51:23 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    25 Mag, 2022
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Ancora con noi, PIer Paolo

“Caro Pier Paolo” di Dacia Maraini, Neri Pozza, 2022, è un titolo che ha quale obiettivo quello di rendere omaggio e ricordare il poeta, saggista, scrittore e sceneggiatore Pier Paolo Pasolini di cui quest’anno ricorre il centenario dalla nascita (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975). In questo contesto viene altresì inaugurato anche il nuovo format podcast di Neri Pozza che vede proprio Dacia Maraini leggere alcune delle lettere qui contenute.

“Caro Pier Paolo, i ricordi saltano come cavallette. Sembravano corpi morti, e invece eccoli vivi e vegeti, che si agitano per farsi sentire e vedere”.

Ed è con la solita e immancabile delicatezza di Dacia Maraini che conosciamo dell’autore, del legame tra i due narratori, dell’intima condivisione di pensieri e riflessioni che li hanno accompagnati negli anni e che li accompagnano ancora oggi, a distanza di una morte che ha separato le strade.
Ancora oggi misteriose le circostanze che hanno portato alla dipartita di PPP, un uomo ricordato come mite e pacato, dedito al proprio essere nel rispetto della propria vita privata. Un uomo paziente, dolce e anche mansueto. A dispetto, questo, di quel che le persone da esterne credevano e pensavano.
Pensieri, parole, un flusso di coscienza che scorre senza fermarsi in un turbinio di emozioni e riflessioni che coinvolgono, trattengono, scuotono. Eppure, a distanza di così tanti decenni, la memoria è ancora vivida, il ricordo torna e si fa presente. Ed è vissuto in tutto il suo struggimento. Questo sino a ricordare di Sabaudia, il luogo dove Pier Paolo Pasolini, Moravia e Dacia Maraini hanno affittato casa alla fine degli anni ’60. Con quelle dune bellissime e selvagge, con quei legami che solo la vita sa dare. E togliere.

“Ora che sei in pace e cammini sulle dune celesti, non credi di potermi dare ragione? Ho in mente una bellissima fotografia di te, solitario come al solito, che cammini, no forse corri, sui dossi di Sabaudia, con il vento che ti fa svolazzare un cappotto leggero sulle gambe.”

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