Apnea
Letteratura italiana
Editore
Lorenzo Amurri è nato a Roma nel 1971. Musicista, produttore musicale e scrittore. Ha suonato e collaborato con diversi artisti (Tiromancino, Lola Ponce, Lory d, Asia Argento, Califano). Ha poi deciso di dedicarsi alla scrittura, prima attraverso un blog, poi scrivendo racconti, uno dei quali pubblicato nella raccolta Amore Caro a cura di Clara Sereni (Cairo Editore). Apnea è il suo primo romanzo.
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Il percorso di Lorenzo
Lorenzo era un giovane pressapoco ventenne quando la vita decise di metterlo alla prova nell'arco di poche ore.
Un momento stai sciando spensierato tra le nevi candide ed un attimo dopo ti risvegli fratturato e mieloleso.
Lorenzo Amurri racchiude in poco più di 200 pagine la sua storia, il suo passaggio da una condizione di “normalità” ad una situazione di disabilità.
Cosa succede quando la routine della quotidianità viene spezzata, obbligandoti a fare i conti con una maniera di vivere sconosciuta, dove tutto è mutato, è difficile, è doloroso, è inconcepibile?
Quale meccanismo scatta nella mente e nel cuore di un uomo?
Lorenzo inizia a raccontare, con un ritmo serrato, inanellando immagini, situazioni e pensieri, costringendo il lettore ad affrontare una vera e propria apnea fino all'ultima riga da lui scritta.
E' una narrazione che procede spedita, senza tregua, senza soste da dedicare a sfoghi di rabbia e senza pietismo.
Il racconto in prima persona ed al tempo presente, vibra di una forza lacerante, caricando un fardello di dolore anche sulle spalle di chi legge.
Ci si chiede spesso quali ruoli e funzioni possa assumere la letteratura, e una volta esclusa una finalità lucrosa, non possiamo non apprezzare il valore umano di un simile scritto.
La penna di Amurri è riuscita a catturare sensazioni intime, pensieri profondi, interrogativi, paure.
Nella sostanza è un racconto dedicato alla vita, ai suoi cambiamenti, alle gioie e alle spine, percorrendone le strade più irte.
Ringraziamo Lorenzo, per aver ripercorso la sua storia di vita, fermandola su queste pagine, cui noi lettori possiamo attingere per entrare in un mondo reale ma talora poco conosciuto o guardato con timore e disinteresse.
Un mondo maledettamente reale in cui tante persone vivono e di cui Amurri riesce a testimoniarne la sostanza, il rifiuto e l'accettazione, condividendo col pubblico il proprio percorso.
Indicazioni utili
La fantasia è ciò che ci separa dalla follia
Tanto vale essere sinceri. Mi hanno regalato questo libro per il mio compleanno e nella mia meschina, pregiudizievole superficialità mi era parsa una scelta letteraria alquanto azzardata, se non un po’ infelice. E adesso che ho finito “Apnea”, in una maratona che solitamente dedico solo ai thriller più ipnotizzanti, mi sento un emerito imbecille per aver pensato certe cose prima del dovuto. La disabilità è un ambito che “conosco” più approfonditamente solo da un anno a questa parte, e la letteratura che spazia su queste tematiche mi era ancora oscura. Non ho la presunzione di dire che dopo questo romanzo la mia sensibilità in merito sia cambiata notevolmente, non è così facile rapportarsi con realtà così dolorose e non tutti sono portati per questi incontri. L’incontro con Lorenzo, però, è diverso. E’ dolce, graduale, raccontato da un punto di vista lucido che analizza con coscienza il passaggio dalla plenipotenzialità che si dà per scontata alla gabbia fisica e psicologica che si chiude quando gli avvenimenti decidono per noi. Lorenzo Amurri, alla metà degli anni ’90 è un bel ragazzo di 25 anni. Un rockettaro incallito con una sfrenata passione per la musica e per le sue chitarre. Un estimatore del tatuaggio vistoso e del capello lungo. Un moderno bohémien che vive di eccessi e di forti sensazioni, nella imperitura ricerca di spezie dal sapore sempre più intenso per condire la propria giovane vita, ancora in boccio e gonfia di rosee aspettative. E’ una di quelle persone che non ha la minima intenzione di relegare la propria passione ad un ruolo di secondo piano nella propria esistenza. Vuole vivere di musica, vuole fare quello per cui sente di essere nato, vuole buttarsi a volo d’angelo sul pubblico alla fine di uno dei suoi concerti. E’ un ragazzo come tanti che aspetta di svolgere la matassa dei propri vent’anni nel modo più congeniale alla sua natura. La realizzazione dei suoi progetti non è però scritta nel suo futuro, che si spezza, assieme alla sua colonna vertebrale, in un drammatico incidente sciistico.
Da questo momento, da questa quasi-morte, inizia la sua successiva quasi-vita. Inizia una fase del proprio vivere priva di qualsiasi metro di paragone per poterla rapportare a quella in cui poteva contare sulla propria indispensabile indipendenza, quella garantita dall’uso delle gambe e delle mani. Si ritrova con l’ottanta percento del corpo paralizzato senza possibilità di guarigione, in cui il carceriere non è altro se non il proprio corpo inerte. Lorenzo, in una clinica svizzera, imparerà, dopo lunghi mesi di operazioni chirurgiche, fisioterapia e fasi di riabilitazione, a gestire il proprio corpo mutato da un incidente che non sarebbe dovuto accadere, in quella mattinata in cui tutte le cose animate e inanimate avevano lanciato segnali, in un’appartente, muto tentativo di farlo desistere da quella sciata fatta controvoglia.
E quando il nucleo protettivo dell’ospedale, quasi un grembo materno in cui trovare riparo, non risulta più necessario si rende conto di dover affrontare concretamente, con meno armi e meno sicurezza, la propria vita dal punto in cui l’aveva lasciata. Lascia quindi Stefan, l’infermiere anarchico che gli consentiva bonariamente di infrangere il regolamento ospedaliero, Claudia, la dottoressa con cui aveva instaurato un meraviglioso rapporto di amicizia, e tutti gli altri mielolesi con cui gareggiava in velocità sulle carrozzine motorizzate. Lascia tutto questo per tornare a Roma, dove lo aspetteranno delusioni, ricordi, speranze e difficoltà da dover sormontare per riconquistare il minimo indispensabile di quella voglia di vivere necessaria per andare avanti.
La storia autobiografica di Lorenzo, come è facilmente intuibile, non racconta della disabilità. Non è un patetico inno alla propria autocommiserazione, così facile e apparentemente benefica. Come non è un monito a tutti quelli che hanno ancora la fortuna di tenere in mano tutti i fili del proprio futuro. E’ una disperata ode alla vita. E’ una piccola, commovente favola reale che ci fa esplodere in faccia il vero significato delle nostre scelte, delle conseguenze che comportano e delle difficoltà da affrontare per ricostruire noi stessi. Con un linguaggio semplice, limpido e chiarissimo ci viene impartita con dolcezza una lezione di importanza cruciale per capire quanto valore diamo alle cose che ci sembrano scontate, che non sono più tali quando arriviamo a perderle irrimediabilmente. Questa lezione è la seconda a distanza di poco tempo che mi viene data da uno scrittore italiano. Se con Molesini avevo visto il significato più profondo della vita attraverso gli occhi di un bambino, con Amurri lo imparo attraverso l’esperienza della disabilità. Ed è con un personalissimo ragionamento che mi chiedo se sia giunto il momento di rivalutare in qualche modo la nostrana letteratura contemporanea, tanto evitata dal sottoscritto quanto, forse, meritevole di maggiore considerazione. La risposta certamente arriverà, per il momento sono grato alla persona che mi ha donato questo libro e sono speranzoso di poter fare altrettanto limitandomi a consigliare con tutta l’enfasi possibile questo romanzo di così rara profondità.
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gli occhi di Lorenzo
Chiudete gli occhi. Immaginate di riaprirli e ritrovarvi improvvisamente diversi, provate a muovere le gambe, ma non si muovono. Le “sentite” ancora lì, come una parte di voi sempre presente,ma loro nulla, non rispondono, stanno lì, immobili, sorde a qualsiasi comando. Provate e toccarvele quelle gambe, ma niente, nessuna sensazione. E poi vi accorgente che quelle mani con cui avete toccato le vostre gambe non si aprono, rimangono chiuse a pugno, lo stesso pugno che vi colpisce lo stomaco quando vi rendete conto che il vostro corpo non è più quello con cui siete nati. Quel corpo che vi ha permesso di viaggiare, di amare, di suonare e di essere “liberi” non c’è più.
Lorenzo in un giorno di tanti decide di sciare, e d’improvviso la sua vita come l’aveva conosciuta fino ad allora impatta su un palo. Lorenzo diventa tetraplegico.
La sua vita inevitabilmente cambierà. Lorenzo è davvero un bravissimo scrittore, attraverso la sua penna magistrale riusciamo a capire veramente cosa voglia dire attraversare prima questa esperienza e poi accettarla. Perché si, è vero, dopo l’incidente Lorenzo non avrà più il corpo di prima. Non avrà più sensibilità e capacità di movimento dai capezzoli in giù. Ma il passo più difficile e doloroso sarà l’accettare questa situazione. Ritrovarsi la stessa persona di prima ma in un corpo diverso. Aver assaporato e vissuto tante esperienze e sapere che quelle non torneranno più uguali. E sarà questo il passo più difficile. Accettarsi nel mondo in una condizione diversa, in una prospettiva diversa. Ed emblematico è il racconto figurativo della prospettiva di Lorenzo. Costretto su una sedia a rotelle tutto ha una prospettiva diversa, tutto sembra più alto, all’inizio è persino difficile valutare la grandezza delle cose e delle persone. Gli spazi con la carrozzina sono tutti troppo stretti, gli oggetti tutti troppo in alto. Gli scalini sono montagne e le discese sono dirupi.
Sarà difficile anche riallacciare nuovi legami relazionali con i vecchi affetti. Lorenzo ci racconta che la sua incunicabilità, seppur parte del proprio carattere, si acutizzerà durante i primi mesi dall’incidente. Il suo modo per proteggersi dal dolore nell’accettazione della propria condizione fisica sarà chiudersi in se stesso. Il suo scudo sarà non parlarne per far finta che non ci sia, per cacciarlo giù, in fondo in fondo all’anima. Ma questo inevitabilmente lo allontanerà. Sarà difficile per tutti affrontare questa nuova situazione, ma diventerà insostenibile non parlarne. Rendere parteci gli altri del proprio dolore non lo diminuisce, ma aiuta chi ti stà intorno ad avvicinarsi a capirlo, a capire cosa e quanto è cambia anche dentro chi lo vive.
Questo dolore cacciato giù, in fondo all’anima come cullato dal suo calore cresce. Invece che sparire ritorna, più forte di prima. Devastante. E solo quando Lorenzo troverà la forza dentro di se riuscirà ad affrontarlo, ad affrontare la sfida che questa nuova vita gli impone.
Questo racconto autobiografico lascia un senso profondo dietro di se. Il senso della disabilità vista da dentro e che ci permette di ascoltare cosa voglia dire attraversare questi momenti terribili.
Se ne avete la possibilità leggete questo romanzo. Non distogliete lo sguardo, non chiudete gli occhi per aver paura di soffrire. Guardate Lorenzo negli occhi, sentite il suo racconto. Lui ha trovato l’immenso coraggio e sforzo per raccontarci la sua travagliata rinascita. E’ nostro dovere ascoltarlo. Piangerete, soffrirete, ma non sarebbe giusto girarsi, ancora una volta, per evitare di farlo. Sentite il racconto del dolore, quello vero. Basta disinteressarsi al dolore altrui per evitare dei travagli interni. La vita spesso ci porta a momenti estremamente difficili, perché continuare a girarsi dall’altra parte? Questo libro vi renderà più umani e più consapevoli della propria esistenza. Tutto va goduto e difeso, anche il più piccolo dei traguardi raggiunti deve avere il giusto peso nella nostra vita.
“libertà di pensiero è libertà di movimento”.Lorenzo sarà veramente libero solo quando accetterà la sua nuova condizione. Ed è anche questo che dobbiamo fare noi. Essere liberi di guardare Lorenzo negli occhi,ci renderà più liberi nel pensiero.
Grazie Lorenzo, nel tuo racconto ho trovato tantissimi spunti di riflessione. Difronte al dolore nessuno trova la giusta via per affrontarlo. Bisogna fare tanta fatica. Tanti rapporti rischiano di rompersi, il mondo intorno a te inevitabilmente appare di un altro colore. Ma poi, toccato il fondo in apnea, bisogna avere sempre dentro di se la forza di rendersene conto, risalire e respirare a pieni polmoni l’aria che la vita ci dona.
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Libertà di pensiero è libertà di movimento
Per la prima volta sono davanti allo schermo bianco con il cursore che lampeggia e non so che scrivere, che raccontarvi di questo libro?
E' la stessa sensazione che proverei se d'improvviso, davanti a me si materializzasse la figura di un amico, di quelli con i quali hai condiviso le prime partite a calcio rubate al cortile condominiale con la tensione che il rompicoglioni di turno ti bucasse il super santos, le prime ore che poi diventano giorni e infine anni, trascorsi sui banchi di elementari,medie e liceo.Questo amico sta dinanzi a te su di una sedia a rotelle, ha avuto un disgraziatissimo incidente che l'ha reso
tetraplegico e tu lo guardi e non sai che dirgli, anzi ti fai forza(ti fai forza, tu?) e magari fai una battuta stupida per sdrammatizzare mentre dentro pensi :
CAZZO CHE SITUAZIONE DI MERDA !, e lui te le legge tutte in faccia queste parole.
In questa storia di dolore raccontata da Lorenzo Amurri c'è un pensiero subdolo che si infila tra le righe, striscia tra una vocale e una consonante ed è : farla finita, spingersi con quella fottuta carrozzina sul ciglio di un burrone e gettarsi in fondo al pozzo. Poi, proprio in cima al baratro, proprio alla fine della lunga nuotata in apnea , emergi dall'acqua resa viscida dal dolore e scopri che ... non ve lo dico alla fine di quest'apnea che cosa succede , lo dovete scoprire da voi, leggendola.
"EXTRA"
Una cosa però ve la devo raccontare alla fine del libro c'è una piccola favola, descrive l'incontro di un uomo sulla carrozzina con un 'anatra,di quelle dal becco giallo e il piumaggio verde smeraldo che trovate in laghetti improvvisati,magari nella piscina di un ospedale perchè in questo posto le fucilate dei cacciatori non possono raggiungervi; quest'incontro vi rivelerà la bellezza di esistere, nonostante tutto.
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Prigione senza sbarre
"Piove da mesi nella mia anima. E il sereno non è previsto".
Lorenzo è un giovane esuberante dal grande talento musicale, vive al massimo , sempre di corsa , alla ricerca di nuovi luoghi e di nuove emozioni.
Un giorno si schianta con l'auto e al risveglio la diagnosi è di quelle tremende : lesione alla colonna vertebrale, è tetraplegico, dai capezzoli in giù il suo corpo ha perso completamente sensibilità.
Questo è il suo racconto autobiografico, senza censure , senza pietismi o autocommiserazione, nel quale Lorenzo , che tra parentesi scrive molto bene, ricorda i primi momenti vissuti come in un sogno, la lenta e dolorosa rinascita, dove ad un passo avanti a volte seguono due passi indietro. Cercherà di scrivere una nuova storia per la sua vita da ora in avanti, con l'aiuto di una famiglia unita e numerosa, una compagna encomiabile per amore e sacrificio, tra momenti di gioia per le piccole grandi conquiste quotidiane e la speranza di una nuova miracolosa cura e la dolorosa accettazione del fatto che per ora una cura non esiste e forse non esisterà mai.
Da un ospedale specializzato in traumi vertebrali a Zurigo al ritorno a casa la strada è più lunga di quanto non dicano i kilometri.
La ferita più grande non è costituita dalle lesioni fisiche, dal non poter più suonare la sua adorata chitarra, è nell'anima, nella difficoltà di accettare di non essere più padrone del proprio corpo e delle proprie azioni, il sentirsi un peso per gli altri.
La battaglia più grande non sarà contro le barriere architettoniche e l'indifferenza degli altri , ma contro la propria incapacità di aprirsi, lui orgoglioso e attivo, abituato a non dover chiedere mai , si allontana anche da chi lo ama, è molto difficile entrare nei sentimenti di chi ha subito un simile trauma , comprendere veramente, anche l'amore a volte può non capire.
E' tremendamente difficile guardare il mondo con occhi diversi, quando si è guardati dal mondo stesso in modo diverso, anche le cene e le uscite con gli amici hanno un sapore amaro.
Essere costretto su una sedia a rotelle sapendo di non poter più fare tante cose fa male, ma in Lorenzo nasce il rimpianto di aver vissuto i momenti belli come su un treno lanciato in corsa, prestando poca attenzione a certi particolari e in qualche caso alle persone.
Lorenzo lotta ma cade nel baratro della disillusione, della depressione, pensa addirittura al suicidio , vissuto non come un atto vile di chi getta la spugna, ma una ribellione , un tentativo disperato e tragico di poter nuovamente decidere qualcosa della propria esistenza, se non i gesti della quotidianità almeno il suo termine.
Un libro da leggere, ben scritto, lucido, graffiante , un invito a lottare e a scegliere di vivere anche nell'impari battaglia contro il destino avverso.