Alla fine resta l'amore
Letteratura italiana
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L'idea anaffettiva che i bambini siano perversi
La lettura di "Alla fine resta l'amore" scorre d'un fiato, accompagnati dalla voce narrante di una giovane donna, madre di una bambina abusata, che ci trascina con lei nei giorni, le ore, i minuti, della sua vita e di quella della sua famiglia, in una progressiva apertura d'occhi che dissolve passo dopo passo il significato e il senso dei gesti quotidiani, che scardina riferimenti, certezze, e costringe al rifiuto doloroso ma necessario di tante modalità di rapporto. E forse questo è il punto. La testimonianza di Claudia Mehler si spinge ben oltre la cronaca, la ricostruzione dei fatti, e ci inabissa in una realtà umana e culturale diffusa, fatta di convinzioni, pensieri deliranti e giudizi, che rimarrebbero totalmente non percepibili, se un evento gravissimo non li rendesse improvvisamente evidenti. Nel racconto si configura con forza implacabile soprattutto lo scontro di due genitori con la certezza incrollabile dell'inattendibilità di ciò che può raccontare un bambino: pagina dopo pagina prendono corpo maestre, dirigenti scolastici, consulenti del tribunale dei minori, amici, tutti accomunati dall'idea anaffettiva che i bambini siano perversi, perché tutti infondo nasciamo tali e solo le regole dettate dall'educazione possano contenere questa vocazione naturale. Bambini bugiardi, irragionevoli, senza rapporto con la realtà, cattivi. Appena si sgretola la parvenza di tenerezza e retorica sull'infanzia, ecco emergere con crescente evidenza il vero pensiero sui bambini e di conseguenza la pervicace assenza di reazione di fronte a ripetute comunicazioni di sofferenza. O meglio, si assiste alla violentissima reazione di annullamento delle parole, dei gesti, del dolore, della realtà umana di una bambina di 6 anni, per salvaguardare, coprire...che cosa? L'autrice rivolge a tutti la sua domanda, chiede ad ognuno di fare il punto su ciò che veramente siamo, tracciando per sua figlia, per se stessa, per tutti noi, un sentiero stretto fra i cui rami restano via via impigliate la paura, l'impotenza , la rabbia, come pelli di serpenti strisciati ormai lontano.
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Oltre il limite che la coscienza consente
Del racconto teso, drammatico, spietato e tenero al tempo dell'autrice di "Alla fine resta l'amore" colpisce soprattutto Il coraggio di oltrepassare il limite che la coscienza impone nell' evitamento del dolore. Claudia Mehler, madre di S., bambina di sette anni abusata da un bidello, nell'ignavia colpevole di una intera comunità', riesce a raccontare l'istante in cui la sua mente, e il pensiero si bloccano, come in un blackout. Perché la verità da prendere in considerazione e di cui assumersi la responsabilità è troppo forte, e incide come con un coltello, segni che difficilmente potranno essere cancellati. Ma Claudia affronta l'onda di dolore e spaesamento, la solitudine che condivide solo con L. suo marito e padre amorevole di S., e si situa dalla parte di sua figlia. Non l'abbandona. E con lei affronta il dolore e la sua elaborazione. E infine la guarigione da una vicenda terribile. Claudia entra nella zona d'ombra abitata da chi non è creduto. Da chi mente perché "è bugiardello" e non ha diritto di parola e giustizia. Come i bambini e le donne. L'evitamento della verità, e del dolore conseguente che permetterebbe di ricostruire la realtà e dare un nome alle cose, è quanto Claudia ed L. trovano nel loro percorso. La scuola, la maestra, i genitori dei compagni di S., gli amici stessi, preferiscono agire un comodo azzeramento dell'accaduto. Per non cambiare in nulla l'andamento passivo delle loro vite. Così la vittima subisce un secondo e forse più grave danno. La messa in dubbio della sua credibilità e della sua stessa identità. Per fortuna ci sono anche le persone per bene, tutte quelle che hanno creduto a S. e ai suoi genitori, e si sono battute purtroppo inutilmente insieme a loro. Quando ci si trova scaraventati in un mondo che s'identifica più con l'aggressore che con la vittima, l'unica cosa che resta da fare per resistere è raccontare. Scrivere la storia senza paura di andare fino in fondo. Sopportandone il costo. Il risultato è una narrazione che non si può abbandonare, e che obbliga a tenere gli occhi bene aperti dalla prima all'ultima pagina.
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la realta' e' molto dura
Premetto che abitualmente le mie recensioni si basano su cio' che un libro riesce a smuovere dentro di me, se e quali emozioni mi suscita, sulka sua capacita ' di coinvolgermi.
Va detto che il tema affrontato e' un tena molto difficile e proprio per questo, per molte persone, puo' risultare scomodo: l'abuso sui bambini.
Ma non si puo' continuare a negare l'evidenza, come fanno alcuni personaggi ( purtroppo veri) del libro:
il problema esiste, ed e' molto piu' diffuso di quanto si voglia credere.
Questo libro racconta la storia, vera, di uba bambina abusata, della battaglia combattuta dai suoi genitori affiche' il colpevole venga punito, della cecita' dimostrata dalla scuola dove l'abuso ha luogo.
Ma e' anche un grido di dolore e rabbia nei confronti di tutti coloro che per comodita' e paura hanno preferito non credere, gli amici, gli insegnanti, le Istituzioni stesse.
e quando il colpevole restera' impunito, restera', come dice il titolo l'amore, la sola medicina in grado di far recuperare alla bambina, la serenita', facendole capire che cio' che e' accaduto non e' colpa sua.
Fa male purtroppo sapere che spesso si verificano episodi di questo tipo, tuttavia consiglio assolutamente la lettura di questo libro. Per capire, soffrire, arrabbiarci come la mamma della bimba e come e' successo a me. e per non chiudere gli occhi, come in molti fanno.