Ti racconto il 10 maggio
Letteratura italiana
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DE GIOVANNI: L'ALTRA MANO DE DIOS
Il 10 maggio a Napli e per i napoletani non può essere una data qualsiasi.
Infatti, in data 10 maggio 1987 il Napoli di Diego Armando Maradona vince il suo primo scudetto.
In una città dove lo sport è da sempre sentitissimo, dove il calcio era per molti "scugnizzi" un sogno, il giorno del trionfo non può essere paragonato a nessun'altra vittoria del titolo di Campioni d'Italia in un'altra piazza dello stivale.
Ed è da diversi racconti, diverse storie di quel giorno di giubilo che la magistrlae penna di De Giovanni si tuffa e fa rivivere le emozioni che hanno attraversato la città con una delizioza nota di malinconia ed intrecci sentimentali che coinvolgono generazioni passate, presenti e future in quel 10 maggio '87.
Dire che è libro sul calcio e sul Napoli sarebbe riduttivo. Io lo definirei un atto di amore di De Giovanni verso Napoli e verso i napoletani, una poesia di sentimenti messa in campo con la grande dote che l'autore possiede: la scrittura e la capacità di cogliere le emozioni.
Il racconto è breve, poco più di una cinquantina di pagine ma, le emozioni, le storie, i personaggi ed i sogni trasudano ad ogni riga.
Ogni volta che leggo questo autore mi sento in imbarazzo a descriverne la bravura, il suo talento a mio modesto avviso è illimitato e credo che di lui e dei suoi personaggi (in particolare del commissario Ricciardi protagonista di altri romanzi che vi consiglio di leggere se non lo avete ancora fatto..) possono ambire a rimanere nella storia della narrativa italiana al pari di Montalbano di Camilleri, per citarne un altro.
De Giovanni con questo racconto ha fatto sognare anche me, che di napoletano ho poco, mi ha rapito e portato al "carosello azzurro" ed al bagno di folla del San Paolo.
Grazie De Giovanno, garanzia di emozioni!
Lettura consigliatissima, anche a chi di calcio ne mastica poco...
Buona lettura
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Il giorno dell'apoteosi
Premetto che il mondo del calcio, quello sportivo, professionistico per intenderci, mi ha sempre interessato poco, anche se in gioventù, quando il Mantova era in serie A, seguivo tutte le partite in casa, attirato, più che dall’incontro, dalla varietà dei personaggi presenti sugli spalti, un campionario di individui di indubbio interesse.
Maurizio de Giovanni, scrittore di razza e di alta qualità (sua è la serie di bellissimi romanzi con protagonista il commissario Ricciardi), napoletano verace, ha ovviamente nel cuore la squadra di calcio della sua città e con questo racconto la coglie nel momento della sua apoteosi con la conquista del primo scudetto.
La passione per questo sport è presente nel narratore, ma è preponderante l’osservazione dell’ambiente, degli uomini che si agitano negli stadi, insomma diciamo che, un po’ come me, ha un occhio più alle gradinate che al campo di gioco. Quello che lo differenzia da me è il saper tramutare in parole scritte le sensazioni e le emozioni di quei momenti, con una verve comica che non nasconde anche una certa ironia, più verso se stesso per quella trepidazione per la squadra del cuore di cui è orgoglioso, pur nella consapevolezza dell’incomprensibile irrazionalità che è propria del tifoso.
Dalla sua penna escono così pagine memorabili, con protagonisti che se non sapessi per esperienza che esistono sembrerebbero inventati, in un’atmosfera gioiosa che non può non trascinare all’entusiasmo il lettore anche se non sostenitore della squadra partenopea.
Riflessivo, quasi a voler far emergere dalla memoria i particolari di un giorno indimenticabile, Ti racconto il dieci maggio resta comunque uno splendido esempio delle capacità di questo scrittore che, oltre a un’indubbia eccellenza stilistica, rivela un’indole non comune nel saper vedere nell’animo dei protagonisti, andando ben oltre quelle che possono solo sembrare le apparenze dei gesti e dei comportamenti.
Leggere le pagine di questo piccolo libro è stato veramente piacevole, addirittura coinvolgente, e quindi sono dell’idea che possa interessare non solo i napoletani, che pure ne hanno fatto incetta, ma tutti, in uno sport come il calcio fatto non solo da ventidue uomini in campo che corrono dietro a una palla, ma anche da un numero imprecisato di individui che, trepidanti sugli spalti, corrono con loro.