Storia di Irene
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Irene, Aldo, il nonnino
Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole, mentre il mondo sta girando senza fretta...
Irene guarda il mare e il mare gioca con la sabbia, mentre Irene fa l'amore coi delfini...
Leggo Erri De Luca e non posso che canticchiare Francesco de Gregori, c'e' affinita' nella musica, i suoni si chiamano, mischio le parole, ci stanno bene.
Irene ha quattordici anni, non parla e non sente sulla terra ferma, le altre donne l' hanno isolata.
Vive di mare su una piccola isola, Irene e i suoi delfini, Irene ed il ventre gonfio e teso, Irene e una creatura che cresce. Irene che regala un figlio alle onde, Irene che dona una storia a un uomo.
Il volume conta tre racconti, tre aneddoti di vita e fantasia raccolti per strada da un autore che incrocia vite, ascolta momenti, crea contorni o dettagli, arrichisce e abbellisce coi connotati che piu' si impastano alla carta. Tre storie dall'agricoltura di piccole esistenze, direttamente sulla nostra tavola gia' condite e pronte per vellutare il palato.
Un'isola greca e il suo profumo di vento e sale, creature di terra e creature di acqua.
Un uomo di nome Aldo, Aldo De Luca, papa', una bomba che distrugge una casa e volumi da raccogliere, gli unici oggetti che non temono sciacallaggio.
Un nonnino denutrito, le lacrime scaldano il viso gelato dal vento di un inverno napoletano, una mandorla si scioglie in bocca.
Libro breve, la prosa poetica e' sovrana e ci regala momenti intensi, di dolcezza e di vita, di amarezza e di morte, a meta' strada tra favola e realta' con accenni autobiografici talvolta, con sottile polemica a punzecchiare tra le righe talaltra.
Non amo i racconti ma l'autore mi piace molto, STORIA DI IRENE non e' tra i miei romanzi preferiti di De Luca ma e' sempre e comunque un piacere passare un po' di tempo in sua compagnia, tra ovatta e sangue, solitudine e fantasia.
...ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa, non e' cosi' che se ne andra'...
Buona lettura.
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Racconti tra il fantastico e il reale
Un racconto - al di là della vicenda narrata quasi inverosimile - forse non eccezionale, ma che comunque si presta a una lettura anzitutto scorrevole, piacevole e, a tratti, non priva di qualche nota poetica di grande profondità. Colpisce molto la figura della giovane protagonista, figura "anfibia" che si divide tra terra e mare, sullo sfondo di una piccola isola greca e di un angolo del Mediterraneo, già di per sé affascinante e carico di miti antichi, in cui i delfini accolgono nel loro mondo, ancor meglio degli esseri umani, la piccola orfana.
In verità, più della "Storia di Irene", ho apprezzato ancor di più gli altri due racconti brevi racchiusi in questo stesso volumetto: "Il cielo in una stalla" e "Una cosa molto stupida": il primo è ambientato tra Sorrento e Capri sullo sfondo della seconda guerra mondiale ancora in pieno svolgimento con tutti i suoi orrori, attingendo alle memorie familiari dello scrittore medesimo; il secondo, a mio parere ancor più bello e toccante, trova invece ambientazione in una Napoli dove miseria e fame si rivelano spietate, mettendo in scena il dramma di un uomo anziano, magro e senza denti che ormai per la propria famiglia, insieme a cui abita, finisce per rappresentare soltanto un peso che sottrae risorse. Un bellissimo racconto, quest'ultimo, nel quale, malgrado il freddo pungente dell'inverno e complice una noce piovuta dal cielo, un po' di sole dona l'ultimo, insperato respiro di felicità.
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Irene il mare e la gente
Tre storie in questo libro, una su tutta quella di Irene, una bambina salvata in mare dai delfini e cresciuta orfana su un’isola greca, che di giorno vive in terraferma, di notte si unisce in mare alla sua vera famiglia. Irene decide di raccontare la sua vita a un viandante, che per forza di cose ogni lettore identifica nell'autore. Struggenti i dialoghi tra Irene ed il suo interlocutore con cui parla in modo poetico e fantasioso di tanti argomenti(la maternità, i rapporti con gli altri, la storia dei posti etc). Gli altri due segmenti del libro, che comunque sono molto validi ,riguardano, il primo: una fuga di notte in mare durante la seconda guerra mondiale, da Sorrento a Capri, di 5 amici in cerca di libertà. Il secondo: un anziano che ricorda , sempre del periodo bellico, di quando fu tratto in salvo dalle acque. Concludo estrapolando un passaggio dove Irene racconta dell'accoppiamento dei delfini(pag 53):
...""ogni delfino maschio deve girare il mondo, viaggiare per gli oceani, nello sgomento della libertà che all'inizio è un esilio...i mammifferi terrestri nell'accoppiamento stanno fermi sul posto. I delfini no, muovono la coda e vanno insieme alle spinte dell'amore. Vanno, senza sapere dove, a occhi chiusi e con il sonar spento, affidati al mare e al loro viaggio a due""...
Poetico
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Terra e mare guerra e pace
De Luca ci consegna altre pagine di prosa poetica. I tre racconti che compongono il libro non sono collegati tra loro se non da colui che gli raccoglie e ce li racconta, dal mare e dalla lotta per la vita.
In storia di Irene, il più intenso e significativo dei tre, De Luca ci narra di una ragazza di 14 anni, in attesa di un "bimbo", rimasta orfana e adottata dal mare e dai suoi abitanti, nello specifico delfini, a mio parere i più nobili abitanti del mare. Irene è come una sirena, più pesce che donna. La terra e il mare contrapposti come guerra e pace, gli uomini la emarginano, i delfini ne fanno una di loro anche se diversa.
Una bellissima storia a metà tra fiaba e leggenda. Poetiche alcune frasi: "Sono stato investito dal suo vento che mi passava a fianco e sotto la schiena. Era una carezza profonda che partiva dai piedi e percorreva il corpo fino a proseguire oltre la nuca. Ho chiuso gli occhi e ho nuotato i più leggeri metri della vita."
Poi di Irene sostiene: "tu sei la congiunzione - e - che tiene insieme terra e mare".
La seconda storia è quella di Aldo De Luca, papà di Erri, che conduce alla salvezza se stesso e altri cinque compagni, su una piccolissima barca, attraversando il tratto di mare che separa la vita dalla morte.
Il terzo, brevissimo racconto, è quello di Don Saverio, anziano e umile uomo che racchiude simbolicamente il suo essere e la sua esistenza in una mandorla.
Tre storie distinte a far da cornice ad un unico messaggio: il regalo della vita, per essa si deve combattere, lottare, ringraziare prendendosi cura degli altri, nonostante le difficoltà dei contrapposti guerra e pace, morte e vita.
Racconti molto intensi, scritti con la solita eleganza "De Luchiana", con la solita cadenza poetica. Bel libro per il suo significato, non tra i miei preferiti di De Luca, ma comunque sempre di buon livello.
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Racconti
Questo libricino racchiude tre racconti di varia natura, slegati tra loro, a tratti autobiografici e a tratti surreali. Contiene riflessioni profonde, verità odierne e passate, piccole perle di saggezza. Tocca temi di portata notevole, senza però approfondirli, quali la guerra, la religione, la meschinità dell’essere umano. Le descrizioni degli ambienti sono brevi ma vincenti, i fatti sono pochi, i pensieri molti. Non è di facile comprensione, il lettore si rende conto fin dalle prime battute di avere tra le mani qualcosa di più di un semplice romanzo, richiede una buona dose di concentrazione. Una penna colta, filosofica, poetica, di alto livello, un’opera di qualità.
Concludendo, una lettura impegnativa, foraggio per mente e spirito, da rileggere più volte per cogliere appieno il significato.
“La nostra specie umana ha bisogno di storie per accompagnare il tempo e trattenerne un poco. Così io raccolgo storie, non le invento. Vado dietro la vita a spigolare, se è un campo, a racimolare, se è una vigna. Le storie sono un resto lasciato dal passaggio. Non sono aria ma sale, quello che resta dopo il sudore.”
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UNA DONNA TRA I DELFINI
“Storia di Irene”, il primo dei tre racconti di Erri De Luca contenuti in quest’opera, è una storia…
MEDITERRANEA…
Nel Mediterraneo solcato dalle vele dei VIP e dai barconi dei disperati, l’autore traccia un’ideale congiunzione tra la sua Napoli (“Il sole sorge dietro il vulcano e tramonta sui campi che fumano zolfo”), così impregnata di mitologia (“La sua prima divinità, Partenope, era una ragazza delle onde”) e la Grecia delle isole (“L’isola è sfrangiata, con ripari gettati alla rinfusa da eruzioni scivolate a mare”), del vento (“Il cielo greco è strigliato dal vento. Per mesi qui non galleggia un fiocco di nuvola”), dei tramonti (“Il tramonto addosso alla sua isola è un crollo di luce che si schianta in frantumi”). La Grecia è l’isola di Lipsi e Patmos (“Aspetto dal terrazzo la sua calata paonazza sull’isola di Patmos”).
… MITOLOGICA…
E come nella mitologia Romolo e Remo sono stati allattati da una lupa, Irene vive con i delfini: “Ora so che lei sta con i delfini. La portarono a riva da bambina. La nutrirono del loro latte denso e delle alici azzurre. Imparò le onde sonore che ricevo e sono un fruscio di mare dentro la conchiglia dell’orecchio.” E non conosce la sua discendenza: “Chi erano i suoi. Non lo sa, è stata raccolta sulla spiaggia dopo una burrasca”.
… ALLEGORICA…
Sul trauma (“Poi si viene espulsi, è successo a ognuno, cacciato via da un grembo, il più perfetto centro di universo”) della nascita (“Nascere in mare è passare da un liquido stretto a uno sconfinato”), sul significato della vita (“L’immensità del mare è sorella maggiore del grembo materno”)
… DA RACCONTARE
Irene ha una storia da raccontare, la sua: “Irene chiede se raccolgo pure le storie che non sono ancora un resto. Lei ne porta una nel ventre.”
“Irene cerca in me il vuoto di bottiglia in cui imbucare il suo racconto.”
Naturalmente, lo scrittore aderisce alla richiesta per realizzare la sua natura: “Ci si affranca dagli incubi e dalle visioni spargendole tra gli altri”.
In questa raccolta di racconti ritroviamo l’amore dell’autore per la classicità (nella gratulatoria: “il mio debito greco”), per gli aspetti linguistici (“… alla Grecia che ha sparso nel mondo il suo vocabolario, neanche grazie”) e culturali (“Ho studiato al liceo la lingua di Omero, ma per parlare con un suo nipote greco devo andare a bussare a casa di Shakespeare”), numerico-simbolici (“Il sei è il beniamino di natura: l’esagono perfetto eseguito dalle api, dai fiocchi di neve, dal ghiaccio, dai cristalli”) e ludici (la giostra degli specchi, la morra cinese: sasso, forbice, carta).
Quanto allo stile, quello di Erri De Luca è inconfondibile: procede per aforismi. Come questo, sulla corona: “Solo quella di spine, intorno alla fronte dell’uomo, riscatta l’oggetto e il soggetto.”
L’opera contiene anche IL CIELO IN UNA STALLA, storia della fuga (“Chiese all’anziano come stava. Come uno che è passato a piedi nel Mar Rosso”) – durante il secondo conflitto mondiale - di Aldo De Luca, sottotenente degli alpini che si rifugia a Capri in compagnia di altri fuggiaschi, tra i quali un ebreo (“Da quanto tempo sei clandestino? Da duemila anni”); e UNA COSA MOLTO STUPIDA, un racconto molto triste sulla vecchiaia.
Bruno Elpis
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Kum! Alzati!
"La nostra specie umana ha bisogno di storie per accompagnare il tempo e trattenerne un poco. Così io raccolgo storie ,non le invento. Vado dietro la vita a spigolare, se è un campo, a racimolare, se è una vigna.
Le storie sono un resto lasciato dal passaggio. Non sono aria ma sale, quello che resta dopo il sudore".
di Erri De Luca da Storia di Irene; Feltrinelli 2013.
Tamar di Cananea, Rahav di Gerico, Rut la Moabita, Bat Sheva/Betsabea,Miriam/Maria madre di Gesù, Erri De Luca ci ha descritto l'universo femminile fin dall'inizio della sua avventura narrativa, nella società liquida che ci circonda, dove la donna è assassinata perchè è donna, lo scrittore partenopeo indica e descrive la profondità dell'animo femminile, ci racconta quei totem di virtù,forza e sapienza che furono Rut,Maria,Rahav etc. Esse in De Luca tornano ad essere la stella polare per gli uomini contemporanei, questi marinai disperati del Ventesimo secolo che non sanno più che rotta prendere. Irene è il nome della nuova eroina, orfana quattordicenne, vince la solitudine dell'isola graca che l'ospita dividendo la sua vita con il mare e i suoi abitanti, in particolare i delfini. Dunque l'eplorazione dell'altra metà del cielo Erri De Luca la continua ancora una volta dotandosi dell'umiltà del contadino che coglie grappoli di parole fertili e preziose nei filari di vobaboli dell'Antico Testamento e della Mitologia Greca e ci consegna una fiaba senza tempo. Anche il secondo episodio racconta il mare, quello della Terra delle Sirene di Norman Douglas, quel tratto breve e pericoloso che divide Massa Lubrense da Capri. Nel '43 chi voleva togliersi "la guerra di dosso" doveva attraversarlo e così sfidare le mine, il chiarore della Luna che faceva da spia ai cecchini nazisti e le onde del mare agitato. In quel tempo lontano, Aldo De Luca, padre dello scrittore, e altri cinque compagni riusciranno ad attraversare quel mare di Sirene assassine per guadagnare la costa di Capri ormai in mano agli Americano. I fuggiaschi dopo essersi lasciati alle spalle Napoli bombardata, Sorrento occupata e l'Italia spazzata in due da Badoglio e Mussolini guidati dalla sapienza di un ebreo (errante) raggiungeranno la libertà. Infine l'ultimo racconto della trilogia racconta la vecchiaia , quando si scopre inutile zavorra , come il vecchio che , sempre durante la guerra, decide che il suo sacrificio garantirà qualche porzione in più a chi, figlio o nipote, ha bisogno più di lui di nutrirsi.
Kum , alzati!, disse il Signore a Giona, ma lui che fece ? Fuggì come molti di noi fanno, nella direzione opposta fino a cadere nello stomaco della balena. Ma non si può fuggire a Dio,non si può fuggire al suo Kum! Miriam , Rut etc ce lo hanno insegnato, Giona alla fine lascerà il ventre della balena e nuovamente partorito, servirà Dio.
Kum! Irene si alza e segue il suo destino.Kum! Aldo , soldato dell'esercito italiano in Albania si alza e segue il suo destino. Kum! Un vecchio si alza e respira l'ultimo sogno, su uno scoglio a Santa Lucia sotto il Vesuvio che, a Febbraio, ha indossato la sua sciarpa di neve più bella intorno al grosso cono nero.
di Luigi De Rosa