Racconti "choosy"
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Generazione call center
Non è solo di giovani “choosy” che si parla in questi cinque racconti, sebbene ampio spazio sia dedicato a quelle generazioni defraudate del loro futuro e accusate di inerzia proprio da chi a quell'inerzia le ha condannate.
Ciò che spicca è il grigiore e la mediocrità del quotidiano, le delusioni che i protagonisti di queste storie finiscono per accettare passivamente come dati di fatto.
Il racconto di apertura, ritratto di una famiglia moderna, è il meno riuscito, per una generale banalità di contenuti che non riesce a coinvolgere il lettore.
Un po' meglio il secondo, grazie ad alcuni passaggi di una certa efficacia: l'atteso pasto serale ad alto tasso alcolico dell'impiegata di un call center, la “luce inutile” di una giornata di sole, l'attimo di gratificazione che le regala la parola gentile di uno sconosciuto, materiale con cui imbastirà i suoi sterili sogni.
Stravagante e provocatoria, nel terzo racconto, l'idea di una Casa di Lavoro per quarantenni precari con alle spalle una lunga sfilza di curricula ignorati e colloqui falliti. Si tratta di un alloggio alternativo garantito dalla società a quei giovani non più tanto giovani che non hanno ancora lasciato casa e non trovano un lavoro stabile, una via di mezzo tra un regime carcerario con libertà condizionata ed un ospizio (c'è anche il parlatorio per le visite settimanali dei genitori).
Non può mancare, poi, il perdente per antonomasia, sbeffeggiato al lavoro, tradito e disprezzato dalla moglie, figlio di serie B che conserva come un tesoro “il ricordo tiepido” della madre che lo aspettava sveglia di notte quando era ragazzo. Lui, “patetica, insulsa marionetta”, di colpo consapevole di esserlo, con una sofferenza che è “contrazione al cuore”.
L'ultima storia ha il tono struggente di un dolore ingestibile come l'afa di un giorno d'estate, di un ritorno al paese d'origine tra facce sudate e senza sorriso, di un amore perduto insieme a tutte le certezze, e di un rancore mai sopito: “Forse è proprio per questo che non piove da tanto. A pregare dev'essere solo gente come mio padre”.
Lasciano senza dubbio qualcosa questi spaccati di vita, con pagine più riuscite di altre che rivelano talento e idee. Ma l'autrice avrebbe dovuto osare di più, approfondire i passaggi più intensi, affondare senza esitazione il dito nella piaga e, soprattutto, non sottovalutare la forza corrosiva dell'ironia.
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Opinioni inserite: 1
Precari e antieroi in cinque racconti
Il riferimento al ministro Fornero presente nel titolo, lo confesso, mi ha fatto comprare questo libro. I cinque racconti si leggono velocemente e affrontano effettivamente temi di attualità. I protagonisti non sono solo persone con difficoltà in campo lavorativo (precari della scuola, ragazzi sfruttati nei call center, etc.) ma hanno anche problemi nelle relazioni interpersonali, rese difficili proprio da una società che schiaccia i deboli e premia gli opportunisti e la gente senza scrupoli. Credo che sia questo il significato della raccolta. Certo, un racconto in particolare è molto polemico perché sfocia nel grottesco (viene profilato un futuro catastrofico per i giovani disoccupati o precari di questa generazione) ma sicuramente è una lettura che fa riflettere sui nostri giorni; una buona lettura. Non ho messo 5 punti sulla piacevolezza non perché non ci sia un fondo di verità nell'amarezza di questi racconti ma perché, appunto, questo libro è un piccolo pugno nello stomaco.