Passeggeri notturni
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
33 pillole di realtà.
“Passeggeri notturni” è un libro davvero particolare.
Il testo è stato presentato come una raccolta di 33 racconti (ciascuno di sole tre pagine) in cui l'autore affronta temi diversi con stili diversi, utilizzando con sapienza dosi di ironia o di serietà, a seconda delle necessità.
Tuttavia “Passeggeri notturni” mi è sembrato qualcosa di più di una semplice raccolta di racconti.
Data la brevità del testo, i racconti possono essere “divorati” anche solo in un'ora.
La prima lettura potrà essere veloce ma è con la seconda (o con la terza o la quarta...) che si apprezzano davvero i singoli racconti che Carofiglio ci offre.
Consiglierei di leggere un racconto per volta, quasi come se ogni racconto fosse una pillola giornaliera da assumere, magari prima di andare a dormire.
Questi 33 racconti immortalano come fotografie momenti di quotidianità, temi delicati, situazioni particolari o divertenti.
Ci saranno sicuramente racconti che verranno maggiormente apprezzati rispetto ad altri; tuttavia, nonostante conclusa la prima lettura ne ritenessi alcuni addirittura non adatti alla raccolta nella sua “globalità”, con le successive letture, più lente e ragionate, mi sono dovuta ricredere.
Un filo invisibile collega ogni racconto di “Passeggeri notturni” che risulta così essere un ottimo punto di partenza per riflettere su noi stessi, sugli altri, sulla realtà e sulla vita.
Non penso che per presentare un così particolare testo sia necessaria una lunga recensione.
La lettura di questi racconti è un'esperienza estremamente personale: ognuno avrà le proprie reazioni, i propri pensieri, le proprie opinioni. Potranno far sorridere, far arrabbiare e, perché no, anche far piangere.
Quindi, che dire se non: “Buona lettura?” :)
“Un monaco incontrò un giorno un maestro zen e, volendo metterlo in imbarazzo, gli domandò:
- Senza parole e senza silenzio, sai dirmi che cos'è la realtà? - Il maestro gli diede un pugno in faccia”.
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Opinioni inserite: 4
"Io sono solo andato nella stanza accanto".
Leggere Carofiglio è come incontrare un amico che non si vede da tempo, tanto piacevole è la lettura e profonde le sue osservazioni sui fatti della vita. Sono trentatre brevi racconti, non più di tre pagine l’uno, che si leggono d’un fiato, passando da uno all’altro con curiosità e con la certezza di trovare sempre nuovi spunti di meditazione. L’autore ci intrattiene su incontri casuali con personaggi diversi, più o meno noti, vicende di tutti i giorni, drammatiche o banali, situazioni surreali, spunti di critica ironica, il tutto esposto con mano leggera e con la curiosità di chi, sorridendo, mette in guardia da comportamenti ingannevoli e consolidati.
Non sono pochi gli spunti di natura legale, legati a ricordi di vita professionale di Carofiglio (ad esempio la manipolazioni delle confessioni, la scelta di certe parole giuste al momento giusto, la tecnica dei finti incidenti stradali, l’alternanza negli interrogatori del poliziotto “buono” e di quello “cattivo”, gli interrogatori “assurdi” di certi avvocati, ecc), alternati a racconti che suggeriscono di non farsi abbindolare da certe apparenze purtroppo ingannevoli, dall’abuso di certi avverbi (su tutti il perentorio “assolutamente”!), dalle false profezie dei cosiddetti esperti e dalle false promesse dei politici ( ad esempio, la riduzione delle tasse!). Ho anche imparato, leggendo, il significato di alcune parole o espressioni: ad esempio, “ipocognizione” si riferisce a chi non possiede parole per gestire il dolore (come accade a Tahiti), con tutte le conseguenze del caso, mentre “selfserving bias” indica l’abituale sopravvalutazione delle nostre parole e la sottovalutazione di quelle altrui, e, ancora, scopro che di “trolleyology” o “carrellologia” si occupa una professoressa inglese di Filosofia morale (vi stupirete leggendo il racconto “Binari”).
Illuminante l’ultimo racconto, sulla capacità di essere coscienti di sognare. Non è una tecnica semplice, di solito non ci si rende conto di “vivere” in un sogno: riuscire a governare un “sogno lucido”, dove si può fare di tutto, anche volare, senza paura, permette di fare incontri straordinari, come quello dell’autore con il padre che gli confessa: “La morte non è niente. Io sono solo andato nella stanza accanto”.
Numerose le citazioni letterarie. La più toccante è quella relativa ad una poesia di A.M.Ripellino (Poesie, 1990), udita da Carofiglio durante un viaggio notturno in treno da Milano a Roma, il lamento penoso e disperato di una donna in una cuccetta sottostante, l’addio ad un amore finito:
“Vivere è stare svegli e concedersi agli altri,
dare di sé sempre il meglio, e non essere scaltri
……………………………………………………………………..
Vivere è scegliere le umili melodie senza strepiti e spari,
scendere verso l’autunno e non stancarsi d’amare”.
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Piccoli frammenti...
Sembrerebbero dei racconti, ma non lo sono.
Si tratta di piccoli frammenti di situazioni vissute, annotazioni, immagini che passano veloci, riflessioni, ricordi, sogni...
Brevissime considerazioni a volte nostalgiche, a volte ironiche e sarcastiche, a volte oniriche, a volte cupe.
Sempre argute.
Piacevoli e scritte bene, con la semplicità e l'eleganza che lo contraddistingue.
Sono come delle pilloline (di tre pagine l'una)...così piccole che vanno giù anche senz'acqua.
Perdibili?...per qualcuno forse sí, ma non per me.
Per me Carofiglio vale sempre la pena, anche in questo formato "piccoli pensieri in libertà".
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"Assolutamente si mi rende alquanto nervoso."
Sono nuovamente in viaggio con Gianrico Carofiglio. Viaggio in me stessa. Mi rilasso, mi conosco e mi riconosco, a volte rido, altre piango. Emozione. Commozione. Evocazione.
Memoria olfattiva …. le pagine del sussidiario. Si, funziona davvero.
Catturare l’attenzione in trenta racconti brevissimi, ciascuno due o tre pagine. Catturata.
Sono così realistici che mi chiedo se in ognuno non ci sia un pizzico di vita dell’autore.
“Andiamo in biblioteca ci serve un’arma.” Beh … sorrido compiaciuta, perché ho sempre pensato che in sala lettura avrei trovato leali alleati per difendermi dalle cattiverie della vita. Ma i due ragazzini riescono a sorprendermi … e a darmi un utile suggerimento!!!
Con “Articolo 29” riconosco lo scrittore che diventa messaggero di lezioni di civiltà. Grazie.
Racconti che sanno di oscuro e di dolcezza...
“Ehi ci sei?
Dov’eri?
Su un treno, tanti anni fa.”
“Le parole spesso servono a nascondere quello che pensiamo, invece di rivelarlo. Mentire con l’espressione del volto è più difficile. … indispensabile saper leggere i volti al di là delle parole.
Gli avverbi sono oggetti pericolosi, bisogna badarci, sia quando parlano gli altri, sia quando parliamo noi stessi. Le menzogne peggiori si nascondono dietro gli avverbi. E sai qual è l’avverbio più pericoloso di tutti? Assolutamente.
Assolutamente si è un’espressione che mi rende alquanto nervoso.”
Ciò che io banalmente chiamo mancanza di umiltà ed eccesso di autostima non sapevo fosse detto “self-serving bias”. Il concetto della moderna psicologia sociale che si riferisce alla tendenza a prenderci il merito dei nostri successi e ad attribuire ad altri - il prossimo, la società, la sfortuna, -la responsabilità dei nostri fallimenti. Sopravvalutare le nostre qualità e sminuire i nostri difetti e i nostri limiti.
“Bill Gates ha detto che il modo migliore per raggiungere il successo è raddoppiare il numero dei nostri fallimenti; Goethe che gli errori dell’uomo sono ciò che in realtà lo rendono amabile.”
Michael Jordan è stato più specifico, più dettagliato: “Nella mia carriera ho sbagliato più di 9000 tiri. Ho perso 300 partite. Per 36 volte i miei compagni si sono affidati a me per il canestro decisivo e io l’ho sbagliato. Ho fallito tante e tante volte nella mia vita. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto.”
Chi fallisce ha sempre vinto.
Saper cogliere e sottolineare la bellezza di ogni situazione, anche la più banale, che i più ed io per prima, per superficialità, non riescono a cogliere. Questo, insieme alla straordinaria capacità di racconto me lo fa apprezzare ogni volta come se fosse la prima.
Non smette mai di stupirmi. Quando voglio rilassarmi e sentirmi in compagnia di “amici” in libreria c’è sempre un suo scritto ad attendermi. A volte l’ho riletto volentieri e non mi ha mai delusa o annoiata.
E’ sempre una piacevole riscoperta.
“Com’era quella frase? Aiutami a ricordarla.
La morte non è niente. Io sono solo andato nella stanza accanto.”
Buone prossime letture.
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Passeggiate riflessive..
Con questa raccolta di trenta racconti di tre pagine ciascuno, Gianrico Carofiglio si cimenta in una delle più ardue imprese: riuscire a far riflettere il lettore su una molteplicità di temi con poche e semplici battute.
La forza di questo testo è infatti la sinteticità. L’autore riesce a far convergere l’attenzione su circostanze tra loro estremamente varie, circostanze che vanno dalle assurdità legali, alle ideologie politiche, al disagio sociale, alla filosofia morale, all’amicizia, ai legami familiari, alla perdita, alla capacità di leggere tra le parole dell’interlocutore di turno, e molto altro ancora, attraverso uno stile pulito, diretto, ironico, sarcastico.
L’approccio all’opera è in crescendo. Ab initio, scorrendo le prime pagine, viene spontaneo – soprattutto a chi già conosce la capacità dell’ex magistrato – chiedersi ove lo scrittore voglia andare a parare con questa serie di brevi storie quasi elencate con precisione matematica, poi però, un passo alla volta, il suo intento si manifesta con chiarezza e cristallinità. Da detto assunto deriva anche il naturale collegamento tra le une e le altre; vicende unite tra loro da un filo invisibile semplicemente indistruttibile.
Non forse il miglior Carofiglio, ma certamente una lettura intima da affrontare e vivere attraverso la propria personale esperienza e la propria e personale sensibilità.
«”Chesteron diceva che le fiabe non servono a spiegare ai bambini che i draghi non esistono. Questo i bambini lo sanno già”.
“E a che servono? – mi ha chiesto lei”
“Le fiabe servono a spiegare ai bambini che i draghi possono essere sconfitti» p. 10
«Il vero viaggio di scoperta non è cercare posti nuovi ma avere occhi nuovi» p. 49
«La morte non è niente. Io sono solo andato nella stanza accanto.» p. 94
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- sì
- no
no= a chi ama il Carofiglio classico e non quello "della sperimentazione"