Narrativa italiana Racconti Ora ti conto un fatto
 

Ora ti conto un fatto Ora ti conto un fatto

Ora ti conto un fatto

Letteratura italiana

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Dai lontani paesaggi del Lago Maggiore, cui ritornano i ricordi dell’infanzia, agli inverni dei campi di internamento svizzeri, alla Milano della ricostruzione post-bellica: questi alcuni dei luoghi che la memoria narrativa di Piero Chiara ripercorre, popolandosi di eventi ora curiosi, ora dolorosi.



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Ora ti conto un fatto 2016-04-23 05:28:59 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    23 Aprile, 2016
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L’arte di ricordare

Piero Chiara è stato un narratore di eccelsa qualità, capace di portare alla luce, nei suoi difetti, ma anche nelle sue qualità, quel piccolo mondo dei paesi di una provincia di cui, con il tempo, si sarebbe persa sicuramente la memoria. Grazie a lui abbiamo potuto conoscere una galleria di personaggi indimenticabili (il tombeur de femmes Emerenziano Paronzini di La spartizione, il cornificatore Augusto Vanghetta di Il pretore di Cuvio, lo straordinario Anselmo Bordigoni di Il balordo e il Camola e il Tolini di Il piatto piange, solo per citare i più famosi). Si tratta di prose lunghe, cioè di romanzi, ma Chiara eccelleva anche con i racconti, la cui raccolta più famosa è forse L’uovo al cianuro. L’autore ha una straordinaria abilità affabulatrice, tanto che nel leggere si ha l’impressione di averlo davanti mentre lui ci racconta, dote che doveva avere anche suo padre quando la sera riuniva la famiglia e iniziava a narrare con queste parole: Ora ti conto un fatto. E Ora ti conto un fatto è appunto il titolo di questa raccolta di prose brevi, che presenta alcuni racconti già usciti in altri volumi, come appunto L’uovo al cianuro, mentre diversi risultano inediti. La caratteristica che li accomuna è che non sono frutto di pura invenzione, ma derivano da fatti in cui Chiara è stato partecipe o testimone, oppure di cui lui ha sentito parlare da altri; ovviamente, poi, la sua creatività li amplia e arricchisce, ma comunque sono tutte storie vere, come del resto i suoi romanzi.
Si tratta in tutto di 23 racconti, scritti in un arco di tempo ampio, che va dagli anni ’30 al dopoguerra e, come sempre accade, in presenza di numerose prose ce ne sono di più riuscite e altre meno, ma il livello medio resta sempre piuttosto alto. Se si crede che ci siano numerose occasioni per ridere dico subito che queste sono poche, anche perché l’intento dell’autore era quello di fissare la memoria del suo trascorso. Prevale quindi una natura intimistica in cui le opportunità per riflettere non mancano di certo e al riguardo mi permetto di segnalare gli ultimi tre: Il paolotto, con un avventuroso viaggio in Alto Adige nell’autunno del 1945, Tra i pargoli innocenti, che prende spunto da una visita al camposanto e che finisce con il diventare un pacato approfondimento della natura dell’esistenza, ed E’ stato il freddo, in cui il clima rigido, oltre che protagonista, assume sembianze quasi umane. Ma anche i primi della raccolta, con l’infanzia da discolo, hanno una valenza che va ben oltre il ricordo e alternano momenti quasi comici ad altri idilliaci, con descrizioni del lago e dei suoi monti che lasciano stupefatti perché, oltre che perfette, fotografiche, riescono a ricreare , in modo semplice, ma incisivo, l’atmosfera.
Quindi non posso che consigliarne la lettura, mai affaticante, anzi sempre più che gradevole.

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