Narrativa italiana Racconti Mozart era il mio preferito
 

Mozart era il mio preferito Mozart era il mio preferito

Mozart era il mio preferito

Letteratura italiana

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"Mozart era il mio preferito": titolo icona di un racconto, di un inchiostro nero che non ha pietà di dire, di confessare una storia tra due storie insieme. Una scrittura greve, indolenzita da sofferenza e lacrime, che hanno il solo sfogo di restare dentro la pagina. Una storia che scorre tra note musicali e riflessioni sulla vita, sul mondo, sulle relazioni familiari, attraverso i pensieri misteriosi di un coma irreversibile, che vagano, ignari di ciò che accade intorno ad un corpo che si indebolisce sempre di più. Un corpo che si fa condurre, dalla musica, attraverso i deserti, le dune, le schiavitù, le guerre, di un'anima fragile.



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Mozart era il mio preferito 2010-10-19 06:01:47 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    19 Ottobre, 2010
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Un piccolo gioiello


“Mozart era il mio preferito: amavo tutto di lui.” Questa frase, tambureggiante come Il bolero di Ravel, è ripetuta più volte nelle riflessioni sorte dal subconscio della protagonista, Rosaria, una ragazza che soffre del male di vivere, che rifiuta un mondo di indifferenze e di ingiustizie e che, rifiutando il cibo, si ammala di anoressia.
E’ lei che racconta, coricata in un letto d’ospedale, mantenuta in vita da macchine e da farmaci.
E’ un quadro di una pur breve esistenza in cui tuttavia sono riassunti tutti quegli aspetti di una società ormai cronicamente amorale e che distrugge, ancor prima di costruire.
La storia è dolente, ma la mano dell’autore è felice nel descrivere situazioni, sensazioni, poche fugaci emozioni.
La musica, quella di Mozart soprattutto, oltre che essere di conforto, aiuta Rosaria a evadere, a salire in un mondo che promette quello che lei si attende.
Se frequenti scorrono le sue lacrime, la commozione può investire il lettore, ma non condizionarlo mai, non portarlo a uno stato di depressione emotiva proprio come quello della protagonista.
La sensibilità di Pugliares ha permesso di affrontare questa vicenda senza mai pervenire a eccessi e se la storia, come suppongo, sostanzialmente risponde a verità, non è di quelle che vengono prese a pretesto per narrazioni di carattere commerciale così purtroppo frequenti.
L’autore, nel disegnare un personaggio, si pone in effetti il problema di un’esistenza vuota, piatta, senza amore e proprio nell’amore trova una soluzione, senz’altro condivisibile, un amore punto di partenza per accettare questo mondo e cercare anche di migliorarlo.
L’anoressia verrà così vinta, Rosaria conoscerà questo sentimento capace di rigenerare, di far sbocciare il desiderio di vivere, ma la storia non avrà un lieto fine, per gli imperscrutabili disegni del destino.
Un passaggio definitivo a quell’oltre, accompagnato ancora una volta dalle note di Mozart, perché era il suo preferito, chiude il racconto, e solo allora il lettore comprenderà il valore di questo libro, poche pagine intense, scritte benissimo, un autentico gioiello forgiato dalle mani e dall’anima di Matteo Pugliares.

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