Lettere contro la guerra
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 3
Una buona occasione
Raccolta di lettere di una penna giornalistica come ce ne sono state, e ce ne sono, veramente poche: Tiziano Terzani. Queste lettere nascono dalle riflessioni su un prima ed un dopo: quelli a cavallo dell’11 settembre. Perché quel giorno è cambiato il mondo. Tutti si ricordano cosa stavano facendo e dov’erano quel giorno e nessuno di noi si ricorda dove eravamo e cosa stavamo facendo il 10 settembre, il giorno prima che cambiasse il mondo, l’ultimo nostro giorno normale, se così si può dire. Già questa riflessione per me è stata uno schiaffo. Così come rileggere, a distanza di anni, quanto questo giornalista si è speso, ha speso le sue parole, in nome della pace, anche in risposta all’altrettanto penna d’eccezione di Oriana Fallaci, che invece sulle pagine del Corriere aveva inveito contro una cultura che non è la nostra. Queste lettere raccolte in questo libro sono lo specchio dei pensieri di pace di Terzani, la sua autorevolissima voce che invita alla riflessione, all’apertura, alla comprensione. In nome della non violenza, in nome del rispetto. Contro la reazione a catena della vendetta. Perché la vera vittoria è riuscire a creare campi di comprensione invece che campi di battaglia. Leggere queste lettere è una buona occasione per riflettere, per conoscere il pensiero di un uomo che ha vissuto la propria vita con un bisogno di sentirsi libero che sconvolge in ogni suo pensiero, per rimanere affascinati dalla sua cultura e dalla sua conoscenza e dal suo amore per la vita.
Indicazioni utili
"In guerra la prima a morire è la verità " (Eschi
“Lettere contro la guerra” è una raccolta di sette lettere scritte da Tiziano Terzani tra il 2001 e il 2002, precedute da un’introduzione in cui ci spiega la ragione per cui si è sentito in dovere di metterci al corrente delle sue riflessioni e il perché siamo tutti destinatari delle sue parole di pace. Egli, dopo l’attacco alle Torri Gemelle del l’11 settembre, vuole scuotere le nostre coscienze ammonendoci di non continuare la nostra vita indifferenti a ciò che succede nel mondo e spronandoci a pensare come quel terribile gesto sia una buona occasione per rivalutare i valori della nostra e altrui vita, prendendo, finalmente, la responsabilità di riflettere sui rapporti tra diversi uomini. Mi piace la scelta di Terzani di trasmetterci il suo pensiero mediante delle lettere, lo trovo sicuramente uno stile familiare, più facilmente comprensibile, rispetto ad un vero e proprio saggio,perché più diretto. Tiziano Terzani scrive le sue lettere da differenti parti del mondo, tra cui Peshawar e Quetta ( Pakistan) e Kabul ( Afghanistan): ammiro la volontà di recarsi nei luoghi in cui c’è o è vicina la guerra per essere testimone in prima persona di cosa l’odio può generare e per ricordarci, con parole che trovano forza nell’esperienza diretta, che la violenza non si può combattere con altra violenza. I suoi scritti ci raccontano le cause politiche, economiche, religiose e culturali che sono alla base delle distruzioni di città e vite umane, di cui spesso le vittime sono civili. Ma non solo. La voglia di verità e il suo amore per il genere umano, lo spingono a chiedere alla gente dei luoghi in cui si trova il perché di tanto odio verso noi Occidentali e il loro pensiero sulla guerra. Il suo obiettivo, chiaramente, è quello di metterci al corrente di un altro pezzo di verità, sperando che una conoscenza più completa della situazione ci porti alla conclusione che l’unico modo per spezzare questa catena d’odio è proprio la non-violenza. In mezzo a tante parole che descrivono disperazione e terrore, Terzani incastona frasi che esaltano il valore della pace e che io, personalmente, trovo stupende. In differenti lettere ripete più volte gli stessi concetti, semplici ma che effettivamente, se osservati, potrebbero almeno renderci più tolleranti verso altri uomini. Ad esempio, ci chiede di guardare l’universo come un tutt’uno, bellissimo grazie alla sua diversità. Le sue ripetizioni, a mio avviso, ci mostrano come veramente egli sia convinto dei propri pensieri e ogni volta che li menziona questi sembrano acquistare peso maggiore. Delle sette, la lettera che preferisco è l’ultima, scritta dall’Himalaya e avente titolo “Che fare?”. Qui Terzani ci suggerisce di guardare al futuro e scegliere una cultura di pace, basata sull’onestà e non sull’utilità, per educare le nuove generazioni: parole ricche di buon senso di cui, attualmente, abbiamo un grande bisogno. “Lettere contro la guerra” è un libro che consiglio a tutti, avendo cura, però, di intraprendere questa lettura in momenti in cui si può dedicare ad essa l’attenzione che richiede e merita.
Indicazioni utili
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
La non violenza è l’arma vincente
Il volume raccoglie alcune lettere, in parte inedite, in parte pubblicate sul “Corriere della sera”, successivamente al tragico evento dell'11 settembre, a quell'attentato alle Torri gemelle di New York che prepotentemente ha fatto tornare in risalto i sempre latenti desideri di risolvere i problemi con la guerra.
Qualcuno potrà considerare questi scritti come l'esile tentativo di un convinto pacifista di trovare una soluzione impraticabile per addivenire a un mondo di pace; personalmente, invece, ritengo che costituiscano un atto di grande umanità contro la roboante retorica del più forte sul più debole.
Scrive Terzani:
“Ancor più che fuori, le cause della guerra sono dentro di noi. Sono passioni come il desiderio, la paura, l'insicurezza, l'ingordigia, l'orgoglio, la vanità. Lentamente bisogna liberarcene. Dobbiamo cambiare atteggiamento. Cominciamo a prendere le decisioni che ci riguardano e riguardano gli altri sulla base di più moralità e meno interesse. E' il momento di uscire allo scoperto…Il cammino è lungo e spesso ancora tutto da inventare. Ma preferiamo quello dell'abbrutimento che ci sta dinnanzi? O quello, più breve, della nostra estinzione?”.
Utopia, idee nobili, ma campate per aria? No, l'uomo può tutto, purché lo voglia, purché in un altro uomo cerchi i punti di contatto, e non solo quelli di attrito, dimentichi che l'interesse personale, il guadagno non sono le ricchezze della vita, che tendere la mano è in fondo più facile che sferrare un pugno.
Impossibile tutto ciò? No, già c'è stato chi con la non violenza ha dimostrato che la via è percorribile, e non mi riferisco tanto a Gesù Cristo, quanto a una figura più recente, a un uomo la cui grandezza è stata inversamente proporzionale alla sua statura, al mahatma Ghandi.
E secondo Terzani non è sufficiente comprendere il dramma del mondo mussulmano nel confronto con la modernità, il ruolo dell'Islam come ideologia contro la globalizzazione, la necessità dell'Occidente di evitare una guerra di religione, ma occorre soprattutto capire, convincersi che l'unica possibilità di uscire dall'odio, dalla discriminazione e dal dolore è appunto solo la non-violenza.
Da leggere, senz’altro.