Narrativa italiana Racconti Le vie della katana
 

Le vie della katana Le vie della katana

Le vie della katana

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Mettetevi comodi, perché in quest’ampia raccolta di racconti – come sempre nel miglior poliziesco – c’è da spasimare, ridere e pensare, mentre ci si immerge in tutta la complessità criminale, politica, sociale e psicologica degli ultimi cinquant’anni: la corruzione serpeggiante dalle forze dell’ordine alla politica, il ruolo dei servizi segreti in contesti nazionali e internazionali, la criminalità organizzata nel suo adattarsi al mutare dei tempi, l’immigrazione. Milano è l’ambientazione privilegiata, ma poliziotti e agenti segreti, malavitosi e nostalgici della lotta armata, politici e faccendieri, uomini e donne vessati alla ricerca di una qualche forma di riscatto raccontano l’Italia da Nord a Sud, tracciando la fitta trama geografica del Male e allargando le loro reti fino al Pakistan, alla Cina, perfino all’India di Salgari. Perché “mille sono le vie della katana per trafiggere il cuore perverso”. Colaprico conferma la sua inventiva, in una varietà di toni dal serio all’ironico al disincantato, passando anche per accenti più intimi. Come ha scritto Carlo Lucarelli nella sua prefazione a Le vie della katana, “in ogni racconto di questa raccolta c’è la conferma della sua capacità di usare le parole per definire e scolpire i meccanismi dell’anima non solo dei personaggi ma dell’ambiente in cui si muovono. I meccanismi più profondi e contraddittori del Male e della Mala, di oggi e di una volta, e delle Criminalità Organizzate. La violenza, la paura e l’inganno, il desiderio e pure l’amore. Poliziotti e carabinieri. Semplici cittadini. No, semplici no, anche quando lo sembrano”.



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Le vie della katana 2024-09-19 15:11:36 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    19 Settembre, 2024
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I meccanismi del Male e della Mala.


E' diffusa l'opinione che le raccolte di racconti siano una sorta di letteratura di importanza marginale. La lettura di "Le vie della Katana" è più che sufficiente per smentire questa credenza, sia per la notorietà dell'autore Piero Colaprico, sia per l'impatto che i racconti hanno sul lettore, racconti che lasciano un segno nella mente e nel cuore. Colaprico, lo scrittore di Polignano, è anche grande giornalista, soprattutto di cronaca nera e giustizia, noto anche per aver coniato il termine "tangentopoli" e per la serie di gialli con protagonista il maresciallo Binda (non chiamatelo commissario!). I racconti sono una trentina, incentrati per lo più su episodi di cronaca nera, quella cronaca nera che ha devastato la Milano del dopoguerra e che, grazie a certi personaggi ben noti, ha infiltrato la vita cittadina con crimini e lotta armata, godendo di favoritismi e protezioni. Boss ben noti della malavita spadroneggiano, ricattano, uccidono, confidando sempre in coperture di alto livello: ci vanno di mezzo poveri cristi, manovalanza di basso costo, diseredati che tentano di sopravvivere compiacendo padroni senza scrupoli e pagando di persona.
Tra i tanti racconti ne segnalo uno lunghissimo, quasi un romanzo, suddiviso in quattordici capitoli: originale, caleidoscopico, parla di scorie nucleari sotterrate, di un personaggio malvagio (quasi un diavolo!), della CIA e di una spedizione in Africa con cattura del cosiddetto diavolo che, poi, si rivelerà ben altro personaggio..Uno dei protagonisti è l'ispettore Bagni, ben noto ai lettori di Colaprico, che esprimerà tutta la sua amarezza per un mondo folle in cui dovrà vivere il figlio nascituro.
Ho apprezzato un altro racconto ("Gli occhiali di Tremal-Naik"), un tuffo nella mia giovinezza, quando le mie letture preferite erano i romanzi di Salgari: si sono ripresentati Kammamuri, Yanez, i Thug, in una rivisitazione dell'India, con un Tremal-Naik redivivo anche se con la pancetta, pronto a reincarnarsi in Ghandi, grande precursore e liberatore della nazione indiana, allora colonizzata.
La maggior parte dei racconti ha però un indirizzo specifico: squadernare le malefatte criminali del secolo scorso, gli intrallazzi delle varie mafie e le relative connivenze politiche: è tutto un "do ut des", intese segrete, favori reciproci, anche ad alto livello, ad esempio, tra americani e russi prima del crollo del muro. Facciamoci gli affari nostri, senza danneggiarci a vicenda !
I boss della mala ci sono tutti: da Vallanzasca a Turatello, da Frank Coppola a Epaminonda,
da Ciappina a De Maria. Fa da contraltare la presenza del maresciallo Binda, ormai invecchiato, nelle vesti di un bravo nonno alle prese con i nipotini.
Lo stile è lucido, saettante, di piglio giornalistico: uno stile condito da espressioni milanesi che invita alla lettura ed alla rilettura.
Eh, sì: perché non basta leggere i racconti una volta sola: la rilettura rivela intrecci poco notati, intuizioni da approfondire, riflessioni su tutto un mondo forse poco conosciuto, un mondo a parte con il quale si è costretti, con amarezza, a convivere.
Sono racconti, è ottima letteratura.



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