Le Beatrici
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 6
Monologhi al femminile
Questa piccola raccolta di racconti nasce da una rappresentazione teatrale di monologhi al femminile di attrici italiane e ci restituisce uno spaccato strampalato, in coerenza con lo stile stralunato tipico di questo autore, dell’universo rosa. Fra questi otto ritratti di donne, ho apprezzato l’originale voce della Beatrice di Dante, che mai mi sarei aspettata di ritrovare come parte attiva e viva in un testo, abituati come siamo a pensarla solo attraverso gli occhi del sommo. Particolarmente bello anche il racconto dell’attesa. Meno piacevoli per me, anche se abbastanza numerosi, i capitoli strutturati con lo stile di poesie o ballate. Il premio del racconto più impossibile va a Mademoiselle Lychantrope, che però è anche il più divertente.
Indicazioni utili
Un Benni...meno Benni!
Avete voglia di trascorrere un’oretta in compagnia di un buon libro, qualcosa di non eccessivamente impegnativo ma in grado di farvi sorridere e riflettere al contempo?
Allora leggete “Le Beatrici”.
Apprestatevi a gustarlo e a centellinarlo pagina per pagina, monologo per monologo, intermezzo per intermezzo, ma senza l’ambizione o la pretesa di riconoscere il Benni a cui tutti siamo abituati. Potrete così tifare per Beatrice che “sberleffa” il suo Dante, perché anche i più grandi miti possiedono un lato umano in grado di renderli più vicini ed autentici. Rimarrete annichiliti di fronte alla crudeltà dell’adolescente tutta griffe e preconcetti. Riconoscerete come figura del nostro tempo l’”industrialessa” che rimescola in un pentolone la sua disonestà ed i disumani successi imprenditoriali. Riderete di gusto insieme a Suor Filomena, la suora “ossessa controllata a vista dalla badessa” che racconta della sua vita imposta in convento. E ancora, volerete con ali neri e fantasiose insieme a quei vecchi e a quei bambini lasciati troppo soli davanti alla televisione e proverete compassione per Madame Lycantrophe, che ha trovato un compromesso con la sua natura lupina e non uccide più, perché sono gli altri, la società ad uccidere.
Il tutto condito da intermezzi poetici di tutto rispetto che seguono lo stesso filo del riso-amaro e dello sguardo ironico ed attento al nostro vivere attuale.
È vero, non è il Benni di sempre. Non ha la stessa verve, la stessa capacità di costruire il reale sul pungente inverosimile di cui è stato un vero maestro. Lo stile e la traccia di sé sono appena accennati…ma forse non è un caso che abbia concluso questa breve raccolta con le parole di De Andrè:
“Io non voglio che mi ricordiate
Nel trionfo, ma nella mia sera
Nelle cose che dissi tremando
In ciò che suonai con paura
Povere genti che ai menestrelli credete
Dimenticarvi di me non potrete…”
Indicazioni utili
Perplessa
Perplessa...questo libricino mi ha lasciata così, devo ammetterlo.
Il Mio Benny! sarà che non è un romanzo, ma un'opera teatrale...
sarà che parto sempre molto entusiasta nel leggerti...
ma non riesco a dire che mi è piaciuto.
Certo la tua "amarezza sollevatrice" c'era anche tra queste pagine...
si, ho "sorriso di tristezza" anche ascoltando "le tue donne" parlare, urlare, bisbigliare...
ma niente a che vedere con i viaggi che mi hai fatto fare in passato,
con i personaggi che ti sei inventato e che porto sempre nel cuore.
La tua fantasia che danza con la realtà, è questo lo spettacolo al quale mi hai abituata...
Forse lo rileggerò ancora...forse invece farò finta di non averlo letto.
Se non avete mai letto Stefano Benni non cominciate da qui!assolutamente no!
Indicazioni utili
- sì
- no
Top 1000 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
bahttrici
Ci eravamo tanto amati, Stefano mio.
Ero disposta a mollare baracca e burattini per scappare via con te.
Ma ora. Ti sei venduto. Hai acconsentito a raschiare il fondo del barile (non è questione di metrica, ma la poesia lasciamola ai poeti, che scrivere lasciando il margine a destra e accozzando strofette non è far poesia.)
Ma ho ceduto alla nostalgia, e per affetto ti ho letto, e mi sono fatta anche la risatella facile, che la Beatrice Portinari da beata a stronza me l'hai trasformata, e ho fatto la risatella su tutti i frusti stereotipi delle voci delle tue donne (Volano, la storiella acre che mi è piaciuta di più, di un vecchio e di un bambino racconta,non è un monologo per voce femminile, ma tant'è, pensavi che fossi tanto fessa da non accorgermene).
Ma la nota non te la perdono.
Perchè quella, ecco, te la potevi proprio risparmiare, su quella non ci posso passare.
Voglio credere che "per mostrare che esistono giovani attrice italiane di talento e non necessariamente devono essere ingoiate dalla televisione" non sia indispensabile la tua pennina.
(i libri fatti per batter cassa mi fanno diventare licantropa senza luna piena)
Indicazioni utili
Le Beatrici
“Le Beatrici” è formato da otto monologhi femminili; una Beatrice dantesca, ma molto attuale, una “mocciosa” adolescente cruda e crudele figlia di questi tempi, una “presidentessa” industriale che ha risolto in maniera originale il problema degli operai in esubero, “Suor Filomena” una suora senza vocazione con tendenze ninfomani, una donna ansiosa perennemente in attesa, una “Vecchiaccia” incattivita dal tempo e rinchiusa in un ospizio, una anziana abbandonata a casa davanti al televisore che riesce ad evadere dalla sua solitudine ed una licantropa.
Otto monologhi nati per il teatro, per mettere in luce giovani attrici di talento. Otto metafore amare e crudeli che rispecchiano i nostri tempi e ci parlano di violenza, vecchiaia, abbandono, emarginazione, indifferenza. Il tutto, la penna di Stefano Benni, ammanta di ironia amara e, come sempre, tratteggia ritratti al limite del surreale, ma estremamente attuali.
Tra un capitolo e l'altro, otto ballate; sei poesie e due canzoni. Suggestive, e in linea con i monologhi.
Spicca la canzone dedicata a Fabrizio De André
...E io di voi scordarmi non posso / dentro un tramonto feroce e rosso / dentro un cielo di sangue e vino / ascoltate come sembra il primo / l'ultimo accordo che io imparai / io non voglio, non voglio morire / e a morire non riuscirò mai.
Indicazioni utili
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
io non voglio morir cantante se al buon sonno del
In questo pamphlet di otto monologhi teatrali
canzoni e ballate Stefano Benni da voce alle donne, suore, madri,
amanti, top manager, anziane; ognuna racconta
le miserie degli uomini, ne esce fuori un testo graffiante e originalissimo.
Fra i tanti monologhi voglio proporvi quello della moglie che piange
il moroso ucciso dai fascisti e alcune strofe della canzone che avrebbe dovuto cantare De Andrè ma , come dice Benni, “Fabrizio ha deciso di suonare altrove”.
Dal monologo Vecchiaccia:
I fascisti di merda porcoddio - hanno sparato
A Vincenzo che aveva diciotto anni perché suo fratello era andato in montagna e a sua madre che lo difendeva col forcone le hanno
rotto la testa, tanto fate finta di niente,bisogna chiuderla la storia,dire che ora è nuova la storia,ma la storia non smette mai di sanguinare,ma sì pesateli a uno a uno i morti e poi fate i conti e i bilanci e vendeteli
e intanto aprono di nuovo la porta e sparano in gola, non è vero che è così cambiata la storia, voi volete farli tornare, anzi siete tornati, bastardi porcoddio,quanti anni avete?quanti ne sono passati?
Da Quello che non voglio (Canzone per Fabrizio De Andrè)
io non voglio morir cantante
se al buon sonno del padrone
servirà la mia canzone
io non voglo morir poeta
di ogni passione sceglier la dieta
gioie,amorini dolori piccini
da imbalsamere dentro il rimario
io non voglio morir artista
accucciato come un vecchio cane
sotto il trono del re di denari
tra leccaculi e cortigiane