La valle delle acacie
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
La valle delle acacie
"La valle delle acacie" è un libro interessante che mostra un momento di un'epoca dove la vita era semplice, ma anche dove le guerre erano feroci e violente.
Ci troviamo nel 1228 alle porte di Gerusalemme dove l'imperatore Federico Svevo è accampato in attesa di conquistare la Terra Santa. Alla porta della sua tenda si presenta Gamal, un derviscio (monaco) egiziano che si appresta a raccontare la sua storia in cambio di un buon pasto.
All'inizio il racconto di Gamal si basa solamente sugli ultimi fatti che lo hanno condotto lì affamato e quasi cieco ed è interrotto dai vari commenti dell'imperatore, ma poi incomincia a narrare il suo viaggio dal luogo di partenza.
Gamal viveva a Organza e lì aveva conosciuto due musicisti, Safat, un ebreo gigantesco rispettatto da tutti, e Caterino detto Quatar-in.
Il gruppo così formato gira fra i vari banchi del mercato della città fino a trovare uno strano mago che li incuriosisce.
Il mago offre al gruppo di partire con lui per salvarli (a suo dire) e fa la stessa proposta anche a Ciassarre un ragazzo persiano, incuriosito come il gruppo dallo strano mago.
Alla fine Safat, Gamal e Ciassarre (Caterino non parte con loro, si rincontreranno?) decidono di seguire il mago che si rivela essere un principe mongolo di nome Ogodei.
Il principe vuole l'aiuto del gruppo solo per leggere un'antica iscrizione su una rupe che dovrebbe condurre a un tesoro.
Il gruppo compierà un viaggio tra tempeste e tormente di sabbia, incontrando anche, per un componente del gruppo, l'amore.
La trama è allettante, ma ci sono alcuni punti che mi hanno fatto dare un punteggio più basso.
In primo luogo vi sono alcune frasi in latino di cui si intuisce il significato ma che non vengono tradotte o spiegate.
Ho invece apprezzato le scritte in aramaico e in persiano che hanno dato, a mio avviso, un tocco di originalità, inoltre sono state in seguito spiegate o tradotte e quindi non hanno tolto compresibilità al testo.
Un'altra cosa che non ho apprezzato, è il fatto che, soprattutto all'inizio del libro quando ancora non si ha famigliarità con i personaggi, vengono usati nomi diversi per indicare la stessa persona. Ad esempio l'imperatore viene chiamato anche Lo Svevo, o solo Federico, così per Gamal viene usato anche derviscio o monaco.
Mi sare infine aspettata uno ampliamento della storia delle scritte miseriose che rimangono un gran punto interrogativo anche se capisco che al gruppo le iscrizioni non interessavano ma avevano altri valori da perseguire.
Nel complesso La valle delle acacie è una lettura gradevole e consigliata.