La regina di Pomerania e altre storie di Vigàta
Letteratura italiana
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Si ride e ci si commuove
Inizia l’estate, il caldo opprime la giornata, magari si sta in spiaggia e appare necessario far scorrere il tempo, possibilmente nel miglior modo. Ecco, la lettura è il rimedio giusto, soprattutto se si ha la fortuna di scegliere un libro che, senza la necessità di sforzare le meningi, rilassi portando un po’ di allegria. Dunque, deve essere non impegnativo, facile da leggere e, soprattutto, divertente. Al riguardo La regina di Pomerania e altre storie di Vigàta è proprio quello che va bene.
Si tratta di otto racconti, né troppo lunghi, né troppo brevi, insomma della giusta misura, otto storie di paese non collegate fra di loro e quindi autonome al punto tale che, terminata una, si può iniziare con la successiva anche dopo diversi giorni, senza la necessità di doversi rileggere la precedente. In queste prose troviamo un Andrea Camilleri nella sua forma migliore e capace, oltre che di far ridere, anche di commuovere, ed è giusto così, perché in fondo i personaggi devono incontrare la simpatia del lettore, devono essere capaci di divertire, ma anche di toccare le corde del cuore. E i protagonisti non sono figure sciatte, anonime, messe lì a fare da comparsa, ma hanno una ben precisa e ben delineata personalità, insomma attori di una storia che finiremo con il ricordare anche dopo molto tempo che si è letto questo libro.
Ne parlo in breve, racconto per racconto, senza nulla svelare, ma solo per dare una piccola sintetica idea.
Romeo e Giulietta è una parodia dell’omonima tragedia di Shakspeare, con una figura femminile di forte personalità che viene a contatto con un Romeo, che a definirlo imbecille è dir poco.
I duellanti presenta un tipico contrasto paesano fra due gelatai, una rivalità non solo commerciale, ma anche in amore, che si trascina nel tempo e che solo un evento, quell’evento può troncare.
Le scarpe nuove con cui Camilleri ci introduce alla misera condizione di tanti siciliani, quando appunto avere un paio di scarpe nuove era un sogno, e con un personaggio fuori dai generi, un asino veggente e quasi umano a cui il suo ex padrone, antifascista viscerale, ha dato il nome di Mussolini.
La regina di Pomerania è una vera e propria perla e narra di una truffa internazionale ben architettata, con un ineffabile e imperturbabile Console onorario che seduce i notabili dell’intero paese.
La lettera anonima descrive una vera e propria epidemia di lettere non firmate, una moda che induce il professor Bruccoleri, che ne sarà anche vittima, ad analizzare il fenomeno, arrivando a una loro classificazione: lettera anonima che porta a conoscenza di un intero paese un fatto di cui già sa; quella mandata all’autorità giudiziaria e quindi è una denuncia; poi c’è quella che rivela una storia sconosciuta a tutti e infine l’ultima che racconta di qualche cosa che non è mai accaduto, ma che ha la possibilità di succedere, e questa è la più pericolosa, perché nessuno è in grado di capire se è vero quanto scritto o è inventato; in verità esiste pure un’altra categoria, quella in cui emerge la volontà di seminar zizzania, di portar male, ma che poi finisce per avere l’effetto contrario, come appunto sperimenterà – e qui ci sta tutta la commozione – il professor Bruccoleri.
La seduta spiritica è una parodia dello spiritismo, dei suoi riti, dei suoi personaggi e nel caso specifico con le sue truffe.
L’uovo sbattuto, in cui Camilleri si cimenta con l’erotismo e direi che ci riesce piuttosto bene, delineando in modo impeccabile due protagonisti d’alcova in una passione travolgente, che tutto divora, anche la vita. Qui l’ilarità è molto più sfumata, tranne qualche passaggio, e mano a mano che si procede e si volge al fine della storia la narrazione si fa sempre più seria, in previsione dell’inaspettato finale.
E arrivo al racconto che mi è piaciuto di più, a Di padre ignoto, un autentico gioiello, in cui i confini fra l’apparire e l’essere sembrano dilatati nella visione ristretta di un popolino, portato a credere con una fede a prova di bomba, nonostante le evidenze. Amalia Privitera è una santa, oppure una donna di malaffare? Camilleri non giudica, giudica invece l’ignoranza di una moltitudine paesana che pare priva di buon senso e di un gruppo di notabili, che pilota la circostanza a piacimento. E’ un racconto che diverte e anche commuove, perché in fondo Amalia Privitera, bella come una Madonna, è una donna sfortunata, segnata dal destino, che inutilmente cerca di contrastare.
Scritto come al solito in una sorta di siciliano italianizzato, La Regina di Pomerania e altre storie di Vigata è un gran bel libro, meritevole della più ampia considerazione.
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Bentornato, Maestro!
Dopo la cocente delusione causatami dalla lettura de "il diavolo certamente", questa raccolta di otto racconti, tutti ambientati a Vigata in vari periodi storici, mi ha decisamente riconciliato con il Maestro Camilleri. Questi racconti contengono come al solito il giusto mix di ironia, sagacia e una giusta dose di retorica di cui però mai Camilleri abusa. Aldilà della storia che dà il titolo e la cui conclusione appare un pò scontata già dopo qualche pagina, ci sono delle vere chicche umoristiche che meritano una citazione quali "la seduta spiritica" in cui mi sono letteralmente capovolto dal lettino da spiaggia. Ci sono però anche storie che commuovono, quali "la lettera anonima" e "le scarpe nuove" (geniale l'asino chiamato Mussolini) per non parlare dell'epilogo de "i duellanti" che se diverte fino alle righe finali, si conclude con inevitabile lacrimuccia. Insomma, una piacevole raccolta di storie vigatesi che ancora una volta colgono nel segno: decisamente raccomandato.
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Antologia di Vigàta
Anche Andrea Camilleri ha trovato un posto nel mio cuore di lettrice.
Dopo un iniziale problema nel capire la scrittura in dialetto siculo mi sono ritrovata a leggere questi libri come se fossi io di madrelingua siciliana.
Si tratta di un’antologia composta da otto racconti divertenti ed ironici però tutti hanno un finale che lascia l’amaro in bocca.
Le storie sono ambientate a Vigàta, ma del Commissario Montalbano non c’è nessuna traccia.
Nelle storie in questione si parla di uomini e di donne che tra battibecchi, liti familiari, premurose cordialità, balli in maschera, contrabbando di cani, presepi viventi e sesso portato all’estremo ci raccontano la vita quotidiana di Vigàta.
Camilleri ha deciso di non mettere in ordine cronologico le sue storie anche se sono ambientate tra il 1893 ed il 1950.
La cosa che mi è piaciuta di più di questi racconti è stata la capacità dello scrittore di dare uno “sprint” nel finale di ogni storia. Infatti sono rimasta piacevolmente colpita anche se al culmine ci si trova davanti una sorte inaspettata e talvolta davvero crudele.
Gli otto racconti di cui è composta questa antologia sono così intitolati:
- Romeo e Giulietta;
- I duellanti;
- Le scarpe nuove;
- La Regina di Pomerania;
- La lettera anonima;
- La seduta spiritica;
- L’uovo sbattuto;
- Di padre ignoto;
Quello che mi è rimasto più impresso è stato l’ultimo.
È proprio vero che quando la gente ha un pensiero su di una persona anche se vengono scoperti gli altarini su di essa, il popolo non vorrà mai perdere le proprie certezze e seguirà la strada della falsità.
Storie che riescono a stupire, emozionare, commuovere e talvolta anche ridere.
Un libro molto scorrevole consigliato per chi non vuole una lettura troppo impegnativa che però fa anche riflettere sulla menzogna e sull’inganno che spesso gli uomini e le donne sono abituati ad usare.
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Divertenti e sapide storie, in attesa di Montalban
Dopo il “Gran Circo Taddei” ecco un’altra serie di storie di Vigata, per la precisione otto, suddivise scrupolosamente, alla maniera del metodico Camilleri, in quattro capitoli ciascuna. Sono storie di paese, di fine Ottocento fino alla seconda guerra mondiale, storie di corna, di sberleffi e di truffe, con i soliti protagonisti della fantasia camilleriana : popolani arguti, belle picciotte dalle facili smanie, nobili dei Circoli sempre in baruffa. Svetta su tutte la storia che dà il titolo al libro, “La Regina di Pomerania”, che narra come qualmente un abile sedicente marchese e console di un sedicente regno di Pomerania (nato dalle spartizioni postbelliche del 1919) arrivato non si sa come a Vigata riesca abilmente a truffare sindaco e vigatesi con un mirabolante traffico di tonnellate di solfo e con la finta vendita di tremilacinquecento cani di Pomerania, “..dei volpini ma di taglia cchiù grossa del volpino taliàno, con ‘na bella cuda arricciata che portano arrotolata sopra la schina…cani di compagnia, ‘ntelligentissimi…e costano un occhio”. Naturalmente, i maldestri e ingenui vigatesi subiscono il colossale raggiro (scompaiono soldi e console) ma almeno i più accorti ( ed ecco il solito tocco ironico e furbesco di Camilleri) si godono a turno le grazie della “cammarera diciottina” del console. Ancora una volta Camilleri si rivela come profondo conoscitore della sua terra e della sua gente, mostrandone vizi e virtù in otto racconti ove furbizia paesana e ingenuità ancestrali si scontrano e si confrontano, il tutto sottolineato e reso più coinvolgente dall’uso magistrale del dialetto siculo che fa da collante e da sottofondo musicale alle vicende. Un ottimo Camilleri narratore, insomma, da non perdere per gli amanti del genere. Ed ora, attendiamo una nuova “storia” dell’amato commissario Montalbano, ove un “ altro “ Camilleri ci proporrà con la consueta abilità un’altra avventura del suo personaggio più famoso (sulla via, supponiamo, di una meritatissima pensione).
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Quel che resta di Vigàta
Dopo Gran Circo Taddei (e altre storie di Vigàta), il proficuo Camilleri torna a raccontarci la Vigàta che fu, a cavallo tra le due guerre e anche più indietro nel tempo.
I suoi racconti, brevi ma non troppo, sono divertenti e capaci di strappare un sorriso. Hanno il sapore dei racconti dei nonni allungati e dilatati dai pomeriggi davanti alla stufa, coi nipoti imprigionati dal freddo e costretti a sentirsi ripetere aneddoti di un mondo che non c'è più.
Ben scritto, per carità, Camilleri è sempre lui. Ma Montalbano è (era?) un'altra cosa...