La musica provata
Letteratura italiana
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Reflesciasà
Allo scrittore di razza bastano poche parole per convincere anche il lettore più sprovveduto a seguirlo nella storia che gli andrà a raccontare, come al musicista geniale bastano pochi accordi. A Erri De Luca basta una staffa, non di quelle grosse e torte che si usano in edilizia per dare scheletro al calcestruzzo, nè di quelle da usare come arma impropria nei cortei, De Luca è combattente non violento, ma una staffa piccola, microscopica: un ossicino. Sì, lo scrittore descrive quell'osso che abbiamo nel cranio, quello che con l'incudine e il martello forma l'organo dell'udito, quello che accoglie tutte le vibrazioni del mondo esterno e dà il La alle nostre emozioni interne. Ossicino che può scoppiare investito dall'onda sonora provocata da un bombardamento del '45 a Napoli come a Belgrado molti anni dopo.
Ossicino che ci incanta accogliendo la voce di Enrico Caruso, la musica di Arturo Toscanini, l'indignazione di Herry Belafonte e quella di Bob Dylan. La staffa accoglie la preghiera acustica del martello dell'operaio, la preghiera di un poeta come Osip ?mil'evi? Mandel'štam, la preghiera eterna dei Salmi e quella assordante di chi vive e attraversa ogni giorno il Mediterraneo, ventre liquido di Asia, Africa e Europa. "La Musica Provata" è libro che spinge a riflettere, ad ascoltare la preghiera dell'altro, che sia l'operaio senza stipendio o il migrante senza speranza. "Reflesciasà" è contrazione italiana dell'espressione francese réfléchis à ça, rifletti a questo, è l'invito di un operaio turco di nome Kemal a Erri De Luca a riflettere sulla condizione dell'uomo che ha attraversato il mare per un lavoro, al quale il padrone ha negato il salario e lui stempera la rabbia, si pone in ascolto e chiede ascolto, "apro le dita e disfo l'ira e il pugno". Reflesciasà.
Indicazioni utili
Per me: Elton John, D.Bowie, A.Winehouse e Chopin
La musica è spesso sottofondo che scandisce i nostri momenti, talvolta diventa evocativa di ricordi, talaltra assume il ruolo di motivo conduttore di epoche e situazioni.
Ed è proprio una bella riflessione sulla musica quella di Erri De Luca ne “La musica provata”, che scaturisce da un’occasione ben precisa: “Stefano Di Battista, sassofonista giramondo, mi ha chiesto… una scrittura da mettere in musica”.
Da questo impulso prende il via un excursus lirico, improntato all’autobiografismo, che attraversa le origini (“Ho avuto un’infanzia involontariamente musicale. Napoli suonava su strumenti a corda e risuonava cupa, effetto di grotte e cavità del sottosuolo scavato, crivellato”), le inflessioni latine (“Luna rossa cantata da Caetano Veloso”), i ritmi caldi (“il calypso di Harry Belafonte… Ero nell’età di transito dai calzoni corti a quelli lunghi”), i decenni della protesta (“Intorno suonavano gli anni sessanta e i ragazzi si avvitavano su se stessi ballando il twist dei Beatles. Con Dylano non si ballava, si stava in mezzo alla strada”), per approdare a esperienze africane (in Tanzania “Esistono manifestazioni di fede che costringono la divinità a esserci”), a tappe di guerra (“Belgrado… sentivo battere la più potente grancassa della mia vita”) e a pensieri originali sui cori dei disperati (“Mediterraneo… il ventre liquido tra Asia, Africa e Europa”) e sui canti di lavoro (“Non era allegria. Era lo sfiato musicale del corpo sotto pressione costante…”)
Trovo sempre interessante accedere ai pensieri di Erri De Luca, registrare i suoi aforismi (“Il corpo è il più antico strumento musicale”), constatare con quanta personalità artistica egli affronti qualsiasi argomento. La lettura di questo testo, in particolare, può essere di stimolo a chi lo legge per stilare una propria autobiografia musicale (sarebbe bello che chi commenta lo facesse!)…
Bruno Elpis