La grande Eulalia
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
C'è ancora un mondo là fuori?
Racconti bellissimi tra Buzzati e Oscar Wilde con un po' di Kafka. Non conoscevo l'autrice e non capisco come è possibile che mi sia sfuggita. In effetti non ho mai letto qualcosa di così bello nella narrativa contemporanea fantastica. I racconti stanno alla pari con quelli di Buzzati per bellezza, suggestioni, fascino.
I racconti, quattro sono in crescendo come bellezza. In ogni caso sono tutti estremamente suggestivi possono essere considerati metafore del rapporto tra arte e artista, un rapporto con luci e ombre di reciproca attrazione e seduzione, un rapporto in qualche modo antitetico a quello con la vita. Nel primo racconto la povera e innocente Eulalia è rapita alla sua vita già piena di incanto da una immagine. L'immagine la seduce e la trasforma da spettatrice in artista. Nel secondo racconto è ancora l'illusione dell'amore a rapire l'artista. Suggestiva e interessante l'immagine finale della statua senza occhi, che richiama la solitudine di ogni esistenza. Il gigante è forse il racconto più misterioso (completato dal racconto seguente che mostra le cose dal pdv del prigioniero, cioè del gigante).
Nel gigante il rapporto arte artista è intriso di tristezza, di nostalgia, di mura, di impossibilità di vita e di amore, di incapacità di vita e di amore come se bellezza e bontà o bellezza e anima potessero essere anche loro in qualche modo antitetici a dispetto di quanto pensavano i greci in proposito. L'ultimo racconto è la stessa storia del gigante narrata dal gigante stesso e in forma epistolare. All'inizio non mi andava di avere questo punto di vista, tanto mi era piaciuto il racconto precedente. E non mi piaceva il gigante visto da vicino. Invece poi ho cambiato completamente idea. Questo racconto inserisce una nota sadica nel rapporto arte artista e arte/artista spettatore, un rapporto sempre di seduzione reciproca ma anche simile a quello del ragno con la mosca, con la mosca che o viene mangiata o si trasforma a sua volta in ragno, come è successo al povero gigante. Questo racconto sprigiona un fascino incredibile, bellissima l'immagine della donna mosca vestita di nero con le sue ali bianche, e la confusione tra quella donna, la prima donna, e la suonatrice attuale del pianoforte. Bellissima pure la confusione mentale del gigante che alla fine confonde le due donne, confonde se stesso con il ragno e si sdraia e muore nella sua prigione di carta. Triste ma veramente molto, molto bello.