Narrativa italiana Racconti Il venditore di metafore
 

Il venditore di metafore Il venditore di metafore

Il venditore di metafore

Letteratura italiana

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Ormai viviamo in un mondo di storie, di racconti, di fiction o, come si dice sempre più spesso, di narrazione. Viviamo in un mondo in cui tutto è narrazione. Ma se tutto è narrazione significa che, in fondo, non lo è più niente. Questa idea di narrazione continua e pervasiva ha qualcosa di finto, di artificiale. Se vogliamo ritornare a sentire il gusto autentico del racconto, il sapore incantato di quando le storie non erano come un'aria diffusa ma, veramente, servivano ad alleviare un peso insostenibile, quello della fatica di vivere, vale la pena raccogliere l'invito di Agapitu Vasoleddu, noto Matoforu, il "venditore di metafore", e lasciarsi guidare dalla sua voce. Eccolo che è arrivato in piazza e promette avventure: "storie per grandi e piccini, mille storie in una sola, tutto il mondo in punta di parola!". Eccolo che si toglie la berritta, si fa il segno della croce, sale su uno scrannetto di sughero e comincia a raccontare. E quali storie ci racconta Agapitu Vasoleddu, noto Matoforu? Quella di un becchino che sta per andare in pensione e il suo ultimo lavoro è il completamento del suo primo: dopo quarant'anni deve sfossare i corpi di due vecchi sposi che si erano molto amati ed erano morti insieme, abbracciati. Scava, scava ma non li trova... E quella di Juvanna Gravegliu, fiore del fango con la paura dei topi, e di Tziu Ascanio Imbonora, che da contadino volle farsi pastore, e di Aloino Conca 'e Tavedda, inventore della "macchina cancellapeccati"... "Fame e lacrime, riso e vino nero per tutti! Avvicinatevi! Avvicinatevi, prego, non perdete questa occasione per ubriacarvi di parole!": in questo invito che suona arcaico ma contiene interi modernissimi universi e, soprattutto, mantiene ciò che promette, c'è il senso profondo del raccontare di Niffoi.



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Il venditore di metafore 2018-02-04 04:13:29 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    04 Febbraio, 2018
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Contos pro mannos e monores!

Il venditore di metafore di Salvatore Niffoi è “un contadino bovaro che all’improvviso decide di camparsi andando in giro a raccontare storie.”
Girovaga attraverso la Sardegna più selvatica, di tappa in tappa in una Barbagia talvolta trasfigurata, spesso crudele e blasfema. Quando arriva in un paese si annuncia con un grido da imbonitore (“Conros, contos pro mannos e monores! Avvicinatevi gente! Mille storie in una sola, tutto il mondo in punta di parola!”) e attira le attenzioni della gente.

Il personaggio del cantastorie Matoforu è l’espediente narrativo per una rassegna di racconti infarciti di espressioni sarde. Si alternano così le figure del sacrestano costretto a vivere da eremita dalle maldicenze che lo ritraggono sacrilego e scellerato, del carabiniere stolto (“unu maccu in divisa”), del “su cariadore”, l’aggiustatore di ossa dal cuore infranto e tanti altri personaggi con le relative storie.

I nomi dei luoghi sono immaginari (Bruccunei, Bidulasa, Gulasicca…), spesso sono toponimi come Thilipirches (cavallette).

Il cantastorie trae continui spunti dal suo girovagare, dalle persone che conosce e dall’esperienza del viaggio. Per concludere il suo ciclo vitale, Il venditore di metafore dovrà tornare da “Anzelina Bisocciu sa cantadora”.

Le storie sono coinvolgenti? Sì, a giudicare dall’attrattiva che esercitano sul pubblico dei paesani…

Giudizio finale: barbaricino (aggettivo caro all’autore) e ogliastrino, folk, itinerante.

Bruno Elpis

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