Il taglio del bosco
Letteratura italiana
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Senza emozioni
Sono un tipo cocciuto, nel senso che non mi arrendo al primo ostacolo, e poiché La ragazza di Bube, peraltro gratificato del Premio Strega, non mi è piaciuto, ho voluto leggere qualche cosa d’altro di Cassola, per l’occasione cercando un’opera meno impegnativa di un romanzo e la mia scelta è caduta su questa raccolta di racconti, di cui diversi amici e conoscenti mi avevano parlato bene. L’aver preferito questa soluzione non è casuale, un po’ per la sua relativa brevità (227 pagine), un po’ perché mi sono detto che su tre racconti (tanti ne conta il libro) secondo un calcolo probabilistico ameno uno avrebbe dovuto piacermi. Purtroppo non è stato così perché, pur apprezzando l’italiano corretto con cui sono scritti e anche la diligenza di narrare di Gugliemo, rimasto vedovo e che ha preso da tagliare un bosco, oppure di Rosa, ormai definitivamente nubile e tutto sommato contenta, o ancora di più delle due cugine Anna e Anita nel fiore degli anni e con i tipici desideri dell’età, arrivato all’ultima pagina ho potuto constatare che non mi avevano suscitato emozioni; infatti, anche se i protagonisti sono individui normalissimi, sarebbe stato necessario dar loro una certa impronta, ponendoli magari in situazioni non comuni, onde differenziarli dalla massa anonima costituita dall’umanità.
I protagonisti poi sono talmente poco interessanti da non lasciare traccia nel mio animo, perché mi ricordano anche, con trame diverse, troppe persone che ho conosciuto nel corso della mia vita; è il trionfo dell’anonimato e non dell’umiltà, proprio perché l’umile ha caratteristiche, sovente positive, che alla lunga lo differenziano dagli altri.
Chi ama Cassola avrà senz’altro da ridire, ma francamente adesso posso affermare che è un autore che non rientra nei miei gusti, senza disprezzarlo, perché la stroncatura è altra cosa, ma anche senza stimarlo, con un giudizio che non va più in là del discreto.
Indicazioni utili
Amore e Resistenza
Si tratta di una raccolta comprendente tre racconti lunghi, il cui più noto “Il taglio del bosco” fornisce anche il titolo alla stessa; gli altri sono “Baba” e “I vecchi compagni”. L’ambientazione è quella più confacente alla biografia dell’autore catalizzata dal Volterrano, terra d’origine della madre e molto frequentata anche dal padre. È un angolo di Toscana: fatica, miseria, natura ma è anche il bosco come fonte di reddito per i boscaioli e per i carbonai o come sicuro rifugio alla macchia per i partigiani. È terra lacerata da contrasti forti, da prese di potere, da convenienti associazioni: fascista o comunista, all’occorrenza per alcuni, convinti partigiani e compagni e null’altro per una cerchia di amici, ristretta, sparuta, assediata. Il racconto più noto è contenuto al centro della raccolta dai due a tematica simile, parlano di resistenza, rappresentante l’ultimo , “I vecchi compagni” il proseguimento del primo, il suo naturale sviluppo; mentre in “Baba” è rappresentata l’incertezza dell’intellettuale che non riesce ad aderire agli ideali marxisti, ne “I vecchi compagni” si rappresenta la difficile convivenza con un paese votato al fascismo e che cerca faticosamente un compromesso in seguito alla disfatta del regime e allo sbando conseguente alla Liberazione e all’immediato dopoguerra. “Il taglio del bosco” è nel mezzo un delicato ritratto umano di un giovane vedovo incapace di sperare in un futuro piegato com’è dal suo profondo dolore. Prosa scarna e asciutta, capace con poche parole di rendere vivo il dolore del vivere, dell’essere amato, di amare, di lottare per i propri ideali.