Il rumore dei baci a vuoto
Letteratura italiana
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“Il rumore dei baci a vuoto” di Luciano Ligabue –
Rocchettari d’Italia, ora che il Liga ha un rapporto sereno anche con il Blasco (e viceversa), possiamo accingerci con animo pacificato e morbido a leggere l’ultima fatica letteraria di un artista sicuramente esuberante, dedito com’è a esprimere il suo ego straripante – oltre che nella musica – anche nel cinema e nella letteratura (ironia a parte, forse non tutti sanno che Ligabue nel 1997 ha vinto il Premio Elsa Morante con la sua opera prima).
“Il rumore dei baci a vuoto” è una raccolta antologica di tredici racconti, numero con il quale il cantautore si dimostra incurante di ogni forma di scaramanzia.
Già nell’incipit (“Cane in ritardo”) si comprende qual è il tono e il genere della narrazione. Racconti incalzanti, frasi sincopate e storie - alcune probabili, altre possibili, altre ancora surreali - che talvolta irridono alcuni comportamenti: in questo caso l’umanizzazione dell’animale, portato all’estremo e ai limiti dell’ospedalizzazione.
In “Lo vuole vedere?” e in “Medici contro il resto del mondo” i bersagli sono i seguaci di Esculapio, con il loro atteggiamento di superiorità a volte incurante dei sentimenti e le loro deformazioni professionali.
“La puzza non passa” prende di mira il fragile e illusorio mondo della celebrità.
“L’estate più calda fin qui” è invece un’ottima parodia – con finale a sorpresa – delle smanie ostentative e delle manie vacanziere ed esterofile dell’italiano medio.
Ne “Il rumore dei baci a vuoto” l’autore cerca di sfatare – ecco la scaramanzia che ritorna! – o riconfermare due luoghi comuni: che investire un gatto porti male e che il felino stesso abbia nove vite.
I racconti si susseguono veloci e non particolarmente impegnativi. La lettura è facile, a tratti divertente, ma mi restano due dubbi.
Il primo: se questi racconti li avesse scritti qualcun altro, meno noto, sarebbero stati ugualmente pubblicati?
Il secondo: meglio il Liga cantautore o il Liga scrittore?
Buon Ferragosto a tutti da …
… Bruno Elpis
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"IL RUMORE DEI BACI A VUOTO"
Un bacio a vuoto è uno schiocco nel silenzio.
Un messaggio che viene lanciato davanti a sé. Che si può cogliere, o lasciar cadere.
Un bacio a vuoto può arrivare comunque a sfiorarti una guancia. O può precipitare senza successo.
Sono così i racconti racchiusi nel libro di Ligabue.
Spezzoni di vite gettate tra le braccia del lettore, che può coglierne il significato nascosto, o passare oltre indifferente.
Sono storie brevi.
Episodi particolari o di assoluta quotidianità, in cui si possono cogliere quei temi che ne sono il filo conduttore: l’amore e il rispetto.
L’amore per un cane, una moglie, la vita, un genitore.
Il rispetto per gli altri, per una malattia, per un sentimento, per il passato.
Una penna semplice ma efficace.
Ogni racconto non ha passato, è solo quell’istante di presente che ci è dato conoscere, ma allo stesso tempo, con pochi tratti è come se avessimo un quadro completo della vita di ogni personaggio.
I finali sotto tutti aperti, tutti lasciano dubbi, sorpresa, solo talvolta un senso di incompiutezza.
Un libro che mi è piaciuto leggere, con alcuni racconti che mi sono rimasti particolarmente impressi e solo alcuni che non mi hanno convinto, quelli in cui si perde un po’ il filo che lega gli altri.
Comunque consigliato.
E a chi lo ha letto vorrei chiedere: ma quel coniglio che si vuole cucinare alla fine del racconto “Il rumore dei baci a vuoto”… è veramente un coniglio??
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Liga, perchè lo hai fatto?
Ho appena finito di leggere Il rumore dei baci a vuoto, la nuova raccolta di racconti di Luciano Ligabue. Ora andrò su internet a cercare l'intervista in cui ci spiega che è tutto uno scherzo. Uno scherzo di cattivo gusto, una serie di storie costruite a tavolino per far arrabbiare il lettore e vedere se riesce ad arrivare alla fine. Spero di trovarla, perchè altrimenti vorrebbe dire che ci ha preso in giro sul serio. Una dozzina di racconti che nascono da una singola idea, non sempre ben riuscita, e portano... al nulla. Non ce n'è uno che abbia un finale che non ti faccia nascere una voglia di bombardare Correggio per punirla di non aver obbligato Ligabue a cantare e basta. Peccato, perchè gli altri libri avevano il loro motivo di esistere...