Narrativa italiana Racconti Il libro dei mostri
 

Il libro dei mostri Il libro dei mostri

Il libro dei mostri

Letteratura italiana

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Roberto Bolaño racconta che il primo libro di Wilcock che gli capitò di leggere – «in giorni nei quali tutto faceva presagire solo tristezza» – gli «restituì l'allegria, come riescono a farlo solo i capolavori della letteratura che sono al tempo stesso capolavori dello humour nero». Da allora non smise mai di raccomandare, come si raccomanda un farmaco benefico, quello che definiva «uno dei più grandi e più strani (con tutto ciò che di rivoluzionario ha in sé questa parola) scrittori di questo secolo, che nessun buon lettore deve trascurare». Il libro dei mostri, l'ultimo di Wilcock, lo conferma: è uno dei suoi più felici e sfrenati viaggi nel fantastico, la ricognizione puntuale ed esilarante-raccapricciante di un «piccolo mondo mostruoso», dove non troveremo Sirene e Onocentauri, ma molti personaggi improbabili – e che pure ci sembra di incontrare ogni giorno, in quella quotidianità, riconoscibile come semplice maschera del caos, in cui vengono genialmente innestati il grottesco e l'assurdo, la diversità e la follia: il geometra Elio Torpo, per esempio, si è tramutato in un vulcano di fango, l'ufficiale postale Frenio Guiscardi in «un ammasso di peli, lana e bambagia, di forma genericamente sferica», il critico letterario Berlo Zenobi in una massa di vermi, il veterinario Lurio Tontino in un asteroide, e lo psicoanalista Ruzio Haub-Haub è in tutto simile a una vipera... Come Hrundi V. Bakshi (il protagonista di Hollywood Party), ha scritto Edoardo Camurri, «Wilcock si diverte a mandare a gambe all'aria tutto quanto»: sotto la caustica ferocia dei suoi attacchi crollano frasi fatte, luoghi comuni, banalità e ideologie.



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Il libro dei mostri 2021-03-01 12:40:43 Molly Bloom
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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    01 Marzo, 2021
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Il lato mostruoso dell'uomo

Chi ha l'abitudine di leggere libri "mostruosi" nel periodo di Halloween, penso che questo sia il più delizioso, comico, fantasioso e fantastico, che ben si addice a "Dolcetto, scherzetto". E' formato da una lunga serie di racconti che descrivono una persona dalle caratteristiche bizzarre e hanno come titolo il nome di quella determinata persona. Chiamo i personaggi "persone" e non mostri perché la loro vita, abitudini e contesto è quello degli umani, e pare che queste caratteristiche bizzarre sono ben accette dalla comunità e ciò che li rende strani o particolari sono più le loro caratteristiche caratteriali, interiori e non quelle esteriori. A tal proposito abbiamo Occas Navi, uomo negativo, che la sua presenza annulla quella di un'altra persona, persino il nome è al rovescio, il cuore a destra e l'appendice a sinistra e quando lui appare in pubblico, sparisce sempre una persona assieme a lui, diventando nulli- un po' come la somma di due numeri uguali ma di segno opposto, per ovviare al problema gli si dovrebbe trovare una persona negativa come lui e lasciarli assieme. C'è Eperone Sturp, invalido che prende una pensione dallo Stato, ridotto a un tronco senza gambe ne mani, che si veste di sacchetti ma che è anarchico e condanna tutto l'ordine sociale attorno a lui benché nessuno gli abbia fatto nulla, anzi, quel stesso sistema che lui vorrebbe bruciare, gli passa i sussidi per una vita dignitosa. C'è Graziella Link, talmente grassa che è diventata una palla perfetta di pelle, che nemmeno nuda desta stupore: può mai un'arancia diventare volgare? Infatti si esibisce in canti e spogliarelli. C'è Angolo Spes, un nano che vive tra le collone dei piedi delle sedie e dei tavoli di casa sua ma che è una persona benestante e spesso gli altri deve ricorrere ai suoi aiuti in prestiti di denaro, abbassandosi letteralmente a lui, pancia a terra, per guardarlo in faccia e chiedergli il favore. C'è Saverio Carnio, che trasuda orina senza posa trascinandosi sempre nella propria pozzanghera nella quale si riflette beato, talmente cattivo però che ha fatto morire di crepacuore tutta la sua famiglia, ma nonostante questo è sempre ricercato negli ambiente circostante, perché un po' di cattiveria fa sempre bene. Poi la fila è lunga: chi si è trasformato in nulla, chi in un vulcano, chi in un foglio di carta piatto e via dicendo, chi è una posacenere che inventa ricette su come ammazzare i suoi vicini di casa bruciato dalla cattiveria, non ci sono limiti all'immaginazione dell'autore.

Leggendo però questo libricino, oltre che a rimanere affascinati o divertiti di queste creature, si rimane colpiti anche dalla capacità di sondare l'animo umano perché tutti i racconti o quasi, si concludono con una riflessione sulla natura umana soprattutto sui suoi difetti, su ciò che in pratica la rende mostruosa, o comunque il racconto racchiude tra le righe una satira e non è mai sterile dal punto di vista del messaggio che vuole trasmettere. I racconti sono molto brevi e per questo motivo voglio riportarvi uno, giusto per farvi avere un'idea più specifica sullo stile e perché no, a invogliarvi alla lettura. Come dice Bolano, sicuramente è un libro che mette di buonumore e non si può non consigliare a tutti:

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Busso Targo

Busso Targo è un giovanotto biondo, dal viso piuttosto asimmetrico, i cappelli a spazzola, per quanto la moda li voglia lunghi fino al mento almeno; in ogni dito, sul polpastrello, ha un occhio, anzi un occhietto, senza ciglia. Con questo occhietti vede benissimo, ma non è che gli siano tanto utili, perché a introdurre il dito in qualche posto nascosto, per curiosità, ci si imbatte quasi sempre nel fatto incontrastabile che il posto , appunto perché nascosto, è buio. Questo conferma se non alto fino a che punto siano ben piazzati gli occhi tradizionali: fossero in qualche altra parte del corpo, si dimostrerebbero pressoché inutili. Ma non vuol dire che gli occhi di Busso Targo siano del tutto inutili: in casi eccezionali possono riuscire comodi. Supponiamo per esempio che Busso voglia leggere una lettera senza aprire del tutto la busta, o che voglia guardarsi un buco nella parte interna di un dente, o riparare un televisore senza dovere smantellare tutto. Ma questi sono, come detto, casi eccezionali. Da ragazzo Busso Targo ha provato a utilizzare i suoi occhietti addizionali a scopi di libidine, ma in questo campo è presto detto che, dove sono già arrivati i polpastrelli gli occhi non sono di molto aiuto, per non parlare del sopraccitato buio che di solito circonda le parti interessate o interessanti. L'unico impiego veramente utile di un occhio sul dito è quello permesso dai buchi nel legno delle cabine degli stabilimenti marini, è anche qui è il caso di osservare che i costumi contemporanei hanno quasi del tutto vanificati simili sotterfugi. Mani così veggenti potrebbero essere adottate con profitto in una banca, nella ricerca di biglietti contraffatti, oppure nella manutenzione di un computer; ma Busso Targo ha un banco di vendita di verdura fresca, al mercato; un lavoro che svolge normalmente a occhi quasi tutti chiusi.

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