Il fuoco nel mare
Letteratura italiana
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il piacere di leggere Sciascia
Al piacere di trovare una raccolta di racconti inediti o poco noti di Sciascia in libreria, si aggiunge la lettura che riporta a temi e modi de "Il mare colore del vino", una delle mie opere preferite dello scrittore siciliano.
A brevi divertenti capolavori come "Arrivano i nostri" (l'invasione dei Comunisti in Italia "raccontata" dalla radio in un piccolo club di borghesi siciliani) si aggiungono pezzi dal significato ben più profondo come "La paura" (a mio giudizio il pezzo miglire della raccolta) o "I tedeschi in Sicilia".
Scrittura sempre cristallina, perfetta nelle sue articolazioni quasi "barocche"; poetica sempre profonda, mai scontata: la Sicilia, la guerra, la vita e la morte, la politica... un grande scrittore, che mi manca tantissimo. Un opera che consiglierei soprattutto a chi vuole iniziare a conoscere Sciascia.
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Contrasti insanabili
I libri di racconti non hanno mai avuto in Italia una particolare fortuna, il che, soprattutto nell’epoca attuale, in cui il tempo è sempre breve, appare alquanto illogico. Leggere poche pagine che avviano e concludono un discorso è fattibile in ogni circostanza, durante un viaggio in treno o anche fra un bagno e l’altro nel corso delle vacanze. Eppure il racconto, lo scritto breve ha sue valenze particolari, ma richiede una capacità di sintesi che non è propria di tutti gli autori. E poi è ancor più difficile coniugare lo svago con la profondità del discorso, con quelle riflessioni imposte da un angolo di visuale che potremmo definire a 360 gradi. Sciascia ci riesce benissimo e questa raccolta di brani realizzati per lo più fra il 1956 e il 1970, oltre a essere godibilissima, ripropone in modo chiaro le ben note qualità dello scrittore siciliano. La fine analisi psicologica, non disgiunta da una attenta indagine sociologica, conducono per mano il lettore a una rivisitazione della Sicilia, ma per estensione, soprattutto dei difetti, dell’intera Italia.
Del resto, sono brani tutti percorsi dalla sottile ironia di Sciascia, teso a evidenziare i contrasti di un’isola dove luce e buio riescono a convivere, dove, appunto, è presente Il fuoco nel mare, il titolo dell’ultimo, una straordinaria favola in cui la metafora appare lucida, pregnante, densa di quel significato che è tanto caro all’autore.
Ma c’è posto anche per le miserie umane, come quella di Calcedonio Fiumara, divenuto ricco nel tempo al pari del suo egoismo e che teme la morte solo per la fine che possono fare le sue fortune, che non dovranno dare gioia a chi le avrà, come gioia non ne ha provato mai nemmeno lui. E che dire poi di Una storia vera, una di quelle cronachette che nelle mani di Sciascia si dilatano fino a diventare l’emblema di un popolo che crede ai marziani e non sa che cosa sia la mafia.
Nell’analizzare quel presente, nel ripercorrere comuni vizi, si legge poi il futuro, cioè l’oggi, con una denuncia implacabile della classe politica, in eterno contrasto fra l’apparire e l’essere, una nota ben presente nella visione del mondo da parte di Sciascia e immancabile in tutte le sue opere.
Sono racconti che sembrano non percorsi da un filo comune, ma invece, letti tutti, apparirà in tutta la sua evidenza il perché possa esistere il fuoco nel mare, il perché si possa essere tutto e il contrario di tutto, in un’analisi attenta, per nulla greve, inconfondibilmente sciasciana.
Da leggere, senza alcun dubbio.