Narrativa italiana Racconti Il cane comunista e altri racconti
 

Il cane comunista e altri racconti Il cane comunista e altri racconti

Il cane comunista e altri racconti

Letteratura italiana


Quando Enzo, noto comunista del paese, si presentò una sera a casa della famiglia del cantoniere, nessuno immaginava che cosa fosse andato a domandare né presagiva che già l’indomani l’uomo sarebbe scomparso nel nulla, vittima di un regime che mostrava ormai tutta la sua brutalità.È la vicenda narrata ne “Il cane Comunista”, primo di una serie di racconti ambientati nel Sulcis-Iglesiente, affascinante angolo della Sardegna sud-occidentale dall’importante passato minerario. Seppure non vengano nominati i paesi in cui si svolgono le singole storie, i riferimenti al territorio, in generale, sono ben chiari. Sullo sfondo alcuni grandi capitoli della storia contemporanea italiana: il fascismo, il secondo conflitto mondiale e il suo povero dopoguerra; non manca neppure la Grande Guerra, ferita profonda sia per chi dovette combatterla in trincea sia per coloro che restarono a casa, primi fra tutti i bambini.



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Il cane comunista e altri racconti 2017-07-29 15:15:03 siti
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siti Opinione inserita da siti    29 Luglio, 2017
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Voci di Sardegna

“Non solo oggi. E non solo in terre e tra genti lontane. Anche gli angoli più remoti del nostro passato raccontano storie di umana disperazione. Vi siete mai fermati ad ascoltarle? Ancora le esala il sottosuolo col suo respiro umido e profondo che spezza il silenzio del tempo. O le urla la voce del mare che sferza con rabbia le scogliere scoscese. Hanno la durezza della pietra che le racchiude e l’evanescenza del vento che le disperde nell’aria a inseguire l’irraggiungibile fugacità delle nuvole. Le porta il volo di un gabbiano che plana leggero o il bianco di una vela all’orizzonte …”
Opera prima dell’esordiente Laura Vargiu , anno 2012.
La raccolta è aperta dal simpatico racconto che dà il titolo a tutto il lavoro, un testo semplice e delizioso come la spontaneità di un gesto immediato ma efficace. Senza inutili fronzoli e con una prosa pulita e lineare in poche battute l’abile narratrice permette di entrare dentro una comunità e la Storia: la famiglia di un cantoniere, restio alle miniere, una notte accoglie la richiesta di un giovane militante comunista che sentendosi braccato lascia in custodia un piccolo meticcio senza nome … quando lo avrà riecheggerà ironico sulla bocca di tutti …
Si dipana lentamente la storia di questo nucleo famigliare originario dell’oristanese e giunto nel Sulcis : sono piccole e grame esistenze che necessitano, per i capricci della storia, di essere azzerate , resettate se un conflitto costringe il capofamiglia a lasciare gli affetti in balìa di un gramo sussidio assistenziale che obbliga la moglie a divenire cernitrice e i figli a crescere soli, aspettandone il rientro dalla miniera assurti a status di orfani di guerra finché il reduce, inaspettatamente, non torna. Bellissime pagine narrano il loro incontrarsi: la scrittura è efficace e , immediata, giunge al cuore. Spesso la narrazione ci avvicina ad Angelina, la prima delle figlie femmine, e quando è voce narrante e quando la sua determinazione la spinge fuori casa per mero capriccio. Preferisce fare “sa srebidora”, ovvero la donna di servizio, per assecondare i suoi vezzi da ragazzina piuttosto che stare in casa ad accudire ai fratelli più piccoli. La sua indipendenza è però eccessiva nel contesto sociale in cui vive e nel quale viene confinata. A lei spetta solo registrare le incongruenze della vita al soldo di un povero arricchito e accettare il volere paterno che preclude a priori ciò che è sentito come deviante e pericoloso. Procede intanto la Storia e si entra nel ventennio fascista per approdare poi al secondo conflitto mondiale.
Il cambio di ambientazione è necessario quando vengono richiamati i fatti storici dell’eccidio di Buggerru che portò poi alla proclamazione del primo sciopero generale, si seguono in questo caso le tristi sorti di Barbara, giovane cernitrice. Gli ultimi racconti in realtà spostano l’attenzione dai primi protagonisti rappresentati ma ci si ritrova subito … ”La venditrice ambulante” e “L’ultima corsa” narrano le piccole storie di un paese e i suoi possibili attraversamenti: la donna che seguendo la linea ferroviaria porta le sue merci e la “littorina” ovvero il convoglio ferroviario che solca ,a scartamento ridotto, percorsi destinati all’oblio.
Mi ha fatto enorme piacere leggere questa bella raccolta di racconti dalla scrittura limpida, intanto perché è ben scritta e in seconda battuta perché ha il merito di amplificare le voci dei nostri genitori e per chi ha la fortuna, in questa terra di longevi, dei nostri nonni, piccoli fatti che aiutano a capire la nostra storia, la nostra economia, il nostro territorio e le nostre piccole esistenze attraversate dalla Storia. Il paesaggio poi reca nell’animo trafitto i segni della sua peculiarità, solo chi si affaccia ai balconi sul mare e vede specchiate le laverie nel blu cristallino può capire o chi, viceversa, abbandonando gli itinerari più consueti, ha l’ardire di scovare una casa cantoniera, una traccia di binari divelti, una tradizione popolare ancora sentita e cercare il contatto con chi, fermo a guardare sul ciglio della strada, i camper passare, ha ancora tanto da raccontare …
Laura, complimenti

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