Il bar sotto il mare
Letteratura italiana
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Racconti di racconti
Mi ero affezionata a Benni con Bar Sport, Bar sport 2000 e La grammatica di Dio. Eccomi a leggere il Bar sotto il mare. Poca irriverenza e numerosi racconti che paiono smilzi, scialbi, poco accattivanti a mio parere. Ad eccezione di qualche personaggio come il cuoco Ouralphe, il marziano innamorato e le vicende curiose che fanno capolino qua e la.
Alcuni racconti proprio non mi hanno attratta e ho saltato qualche pagina, cose che evito di fare ma questa volta ho ceduto. Trama, ritmo dei racconti e stile non erano nelle mie corde.
Mi aspettavo altro dalla penna sferzante, irriverente e allo stesso tempo sottile e riflessiva che ho più volte riscontrato in questo autore. Benni sa infatti tratteggiare situazioni arricchendole di sfumature umane, azioni e sentimenti, risate e pensieri che ho sempre apprezzato.
Speravo di ritrovare le vicende e le ambientazioni come nei racconti che ruotavano attorno ai bar ma così non è stato. Trattasi di impressioni soggettive, quindi proverò, più avanti, altri titoli per ricredermi su questo autore! Consiglio questo libro? Si ma senza aspettarsi troppo.
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Racconti in apnea
Distante parecchie miglia marine dagli altri Pub cartacei a gestione Benniana, “Il bar sotto il mare” si sviluppa, come preannunciato dal nome, immerso dentro alle acque scure del molo di una cittadina nebulosa. Il locale dall’insolita ubicazione, è gremito di una altrettanto stravagante compagnia, presentata nel prologo da un’immagine di gruppo munita di didascalia. Ogni personaggio, ligio alla regola che concede l’accesso al bar, deve raccontare una storia.
Così nasce “Il bar sotto il mare”: una piccola raccolta di racconti che fanno del surreale il loro comune denominatore, ciascuno attribuito alla voce narrante di uno degli avventori del bar.
Tra storie d’amore (per quanto rocambolesche), suspense, avventure e dissertazioni, le pagine scorrono lasciando rapidamente sfumare sullo sfondo le forme del bar e i visi dei narratori che appaiono dunque un pretesto letterario per racchiudere l’assortimento dei disparati capitoli del libro.
Lo stile di scrittura è inconfondibile, colmo dell’irriverenza e della follia che sono la cifra delle opere di Benni.
Epiche le gesta del cuoco Ouralphe, agghiacciante “Californian Crawl” nella sua spietata rappresentazione dell’alienazione umana, simpatico e tenero al contempo il siparietto de “La traversata dei vecchietti”, ubriacante “il racconto della sirena”, divertentissimo “Achille ed Ettore” come “Il pornosabato dello Splendor”.
Quel che si coglie in più punti è un arcigno livore verso le convenzioni e gli usi di una società sempre indigesta. Purtroppo questo disappunto, contrariamente ad altri scritti dell’autore bolognese, capaci di cogliere particolari mai scontati della realtà deformandoli in caricature esilaranti, prorompe spesso goffo e sgraziato, fra le righe irrefrenabile: ha il difetto della sgarbatezza di un messaggio banale che ha fretta di traversare il racconto per palesarsi facile squillando alle orecchie dell’uditorio.
- “Passiamo metà della vita a deridere ciò in cui altri credono, e l’altra metà a credere in ciò che altri deridono” –
Complessivamente nulla di speciale,
mi tengo stretto il “Bar Sport” con le sue macchiette e non lo cambio,
maledetto inguaribile abitudinario che non sono altro.
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Il bar al mare
E allora eccomi qui, di nuovo alle prese con Stefano Benni, e anche stavolta stringo tra le mani una raccolta di racconti. L'autore si conferma dotato di una buona ironia ed è riuscito a strapparmi più di un sorriso. In questo periodo in cui il caldo imperversa e le vacanze si avvicinano, oserei dire che "Il bar sotto il mare" può essere una perfetta lettura da spiaggia. Racconti brevi, alcuni dei quali memorabili (ho letteralmente adorato Matu - Maloa), piacevoli, ironici e scorrevoli. Oh voi che volete rilassarvi sulla spiaggia con un libro in una mano e una bibita ghiacciata nell'altra, Cosa volete di più? Fidatevi, "Il bar sotto il mare" è quello che fa per voi.
Un uomo si ritrova a passeggiare nelle vicinanze di un molo, e improvvisamente vede un uomo camminare e immergersi gradualmente in acqua, come se nulla fosse. Lo segue, e sott'acqua troverà un bar popolato dal gruppo di persone (e animali), più variegato che abbia mai visto. Ma nessuno può uscire dal bar se non racconta una storia, perciò ognuno degli ospiti dovrà raccontarne una. Ci troveremo di fronte a macabri signori, capodogli innamorati, vermi mangiatori di lettere e tanto altro ancora. Ed è chiaro che l'autore con i racconti ci sa fare. Lo stile di Benni è inconfondibile nella sua semplicità, ed è ovvia la sua volontà di rendere omaggio, anche in questo caso, ad autori e personaggi che hanno probabilmente formato la sua personalità e il suo modo d'essere artista. Troveremo, come in "Cari Mostri", un omaggio ad Edgar Allan Poe, un vero e proprio pallino di Benni, che sarà uno degli ospiti del suo bar immaginario e il cui racconto è davvero un omaggio al defunto artista, scritto nel suo stile e nel suo genere, con un tocco di Benni qua e là. Oltre a Poe, anche la grande Agatha Christie. Insomma, in questi racconti Benni conferma la sua poliedricità, che riesce ad accontentare e intrattenere ogni tipo di lettore che ricerchi qualcosa di leggero, piacevole e interessante. Davvero niente male.
“Anche il destino a questo punto si domanda se vale la pena di travestirsi da venditore di torroni, far morire i dentisti, far cantare i tonni e tutto solo per divertire questi bambini volubili che si chiamano uomini. Nessuno gli risponde, perché nessuno può dare consigli al destino, né a San Lorenzo né altrove.”
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MONDI NON COSI' TANTO PARALLELI COME CREDIAMO
Pensate un momento al vostro bar, il solito bar, quello dove ormai siete abitudinari, dove prendete ogni giorno il vostro caffè, dove il barista ormai sa il vostro nome e in automatico quello che prenderete; vi siete mai davvero guardati intorno? O presi dalla fretta avete bevuto il vostro caffettino/cappuccino per poi salutare la compagnia e rivederla il giorno dopo, solita ora solito posto solite facce?
Il bar in questione, quello sotto il mare, è un bar qualsiasi, dove si ritrovano clienti abitudinari per raccontare storie, vere, finte, ricordi del passato, del futuro, qualsiasi cosa va bene, purchè sia una storia, da raccontare e da ascoltare.
E così, alquanto sbalorditi, divertiti e incuriositi, leggiamo del fornaio Ettore, della storia di Pronto Soccorso, amante delle moto e della bella Beauty Case, passiamo da un horror a una favola, da un giallo a un ricordo sbiadito riportato alla luce dal profondo di un bar in fondo al mar.
E' come perdersi per trovare un senso, un filo conduttore, un perchè di quella storia raccontata da quel determinato personaggio.
Alla fine chiudi il libro e pensi alle persone che incontri al bar tutti i giorni, chissà... magari anche loro hanno una storia da raccontare... e io? Io che storia potrei raccontare?
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DELIRIO
Resta di stucco è un Bennitrucco! Ventiquattro racconti assurdi, protagonisti improbabili, ambientazioni surreali, idea originale. Lo scopo di questa raccolta è, secondo me, beffeggiarsi del lettore, passare il tempo e sporgere una denuncia sociale. Nella maggior parte delle storie narrate vi ho scorto un senso implicito, sbadatamente di primo acchito si può scambiare la critica sprezzante per pura follia.
Si assiste a horror show e a sit com, compresi attacchi ben evidenti, per esempio, alla religione. Benni gioca abilmente con le parole, le inzuppa di ironia, di ferocia, a volte addirittura di innocenza e le utilizza con disinvoltura.
Libro strano ma irresistibile. Con la fronte aggrottata e il fastidio dipinto sul viso il lettore non riesce a mollare la presa, si chiede: “Ma dove vuole andare a parere costui? Cosa vuole da me?”
L’autore si serve del terrore, della satira, della comicità, della fantasia per rendere noto il proprio pensiero e per imbastire questi bizzarri racconti che si possono allo stesso tempo ammirare e biasimare. Ci sono momenti di ilarità ed altri di serietà, passaggi significativi ed altri, per me, incomprensibili.
È sicuramente una lettura fuori dal comune, spiazzante, lascia piacevolmente perplessi. Grazie alla brevità dei racconti e alla bravura della penna, le pagine scorrono via velocemente.
Anche la copertina è particolare, invita a tuffarsi nel mare, anzi nelle pagine, per ascoltare gli avventori del fantasmagorico bar sotto il mare.
“Passiamo metà della vita a deridere ciò in cui altri credono, e l’altra metà a credere in ciò che altri deridono”
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Bar Sottomarina: “BLUB… BLUB… BLUB..”
Benni è sempre Benni, e questi suoi 23 racconti non lo smentiscono ma anzi lo riconfermano.
È uno scrittore che sa il suo mestiere e usa la penna per raccontare i fatti di tutti i giorni con ironia, illuminando la pagina con il suo sguardo divertito e bizzarro, incollando sentimenti e fatti quotidiani a circostanze atipiche e situazioni improponibili.
Il nostro Pennac, per come la vedo io.
E così ho preso questo libro già con un´immagine negli occhi: il bar sotto il mare esiste, ci sono anche gli avventori, e ciascuno a turno racconta la sua storia, e... beh, l´idea di un ritrovo sottomarino mi ha immediatamente riportato agli occhi la scena della scazzottata nel bar sotto il fiume del film “Top Secret!”. Ecco, le intenzioni sono le stesse: in un mondo che sappiamo inesistente succedono cose anche reali, ci si intrattiene, e si fanno le stesse cose che si fanno in superficie: ci si incontra, ci si parla, ci si racconta.
Il surreale che ingloba la realtà, la realtà che invade il surreale.
Ci sono racconti gustosissimi e molto ben riusciti, dove la satira graffia e fa dei veri e propri solchi ( “Il dittatore e il Bianco Visitatore”, e anche “Quando si ama davvero”);
altri racconti che sono divertissement puro (“il verme disicio”);
altri ancora che fanno riflettere sulle regole della società, si, ma non subito: quando si giunge quasi alla fine della storia (“Matu Maloa”).
Il racconto breve, piacevolissimo, della Pulce del Cane Nero: “Racconto breve”.
Un racconto gotico, “Oleron”, che sembra tratto in tutto e per tutto dal periodo d´oro dei romanzi gotici doc.
Un giallo: “Priscilla Mapple”;
e altri racconti ancora, che parlano della vita di paese, di quei paesi che non esistono ormai più e hanno perso quella genuinità che li contraddistingueva fino a qualche decennio fa: “Il porno sabato dello Splendor”, e anche “Achille ed Ettore” – quest´ultimo più surreale.
Insomma, per chi ama le storie campate in aria, per chi ama distrarsi con storie brevi, per chi ama leggere uno scrittore che sa scrivere ma non si prende troppo sul serio, per chi ama trovare un significato più profondo anche in storie che di significato sembra ne abbiamo poco.
*** un grazie a Robbie per il suggerimento sulla parte del titolo "Bar Sottomarina" con riferimento alla mia passione per quell´amato posto di mare!***
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La favola della bizzarria
Si tratta del primo libro di Stefano Benni che ho letto.
Mi sono informata in lungo e in largo con quale iniziare questo mio flirt con il Benni.
Decisi, alla fine, di leggere "Il bar sotto il mare", più attirata dalla copertina che dai suggerimenti degli altri.
E devo dire...
CHE GRANDE RIVELAZIONE!
Sarò matta tanto da vedere Bukowski dappertutto, ma Stefano Benni e i suoi racconti, mi hanno tanto ricordato lo zio Hank; Che riposi in pace, ovunque si trovi!
Entrambi hanno scritto racconti; entrambi hanno utilizzato l'umorismo per farsi spazio tra la folla.
La differenza sta nei contenuti.
Quella del Benni è una favola bizzarra, anzi ne sono 23; quella di Buk è una favola sulla dissolutezza morale mescolata con 100 gr. di sottile umorismo e tagliente sarcasmo.
Benni, nel raccontare la bizzarria, è qualcosa di notevole, di particolare, di avvincente.
I suoi racconti sono a volte criptici e anomali, ma sono estremamente sbalorditivi e impregnati di genialità.
Non saprei definire il mio preferito: tutti mi sono piaciuti chi per un fattore, chi per un altro.. Tutti, con la loro follia e stravaganza!
Particolare è anche la scelta dei personaggi in copertina: si riconoscono i volti di Edgar Allan Poe (che racconta una storia dell'orrore, come ci si aspetterebbe - lascio al lettore l'effetto sorpresa), quello del dottor Freud, di John Belushi dei Blues Brothers, Rita Levi Montalcini e Marilyn Monroe.. Tutti hanno una storia da raccontare, da condividere con tutti gli altri frequentatori del "Bar sotto il Mare".
Che non stia vivendo anch'io, da 18 anni, nel 'Bar sotto il Mare'?