Narrativa italiana Racconti Fantasmi dell'aldiquà
 

Fantasmi dell'aldiquà Fantasmi dell'aldiquà

Fantasmi dell'aldiquà

Letteratura italiana


Quando agli inizi del Duemila Luca Ricci cominciò a pubblicare racconti in rivista, pochi ne capirono qualcosa. Quelle narrazioni esili e brevi, sebbene orchestrate con drammaturgia perfetta, sembravano figlie del minimalismo americano. Col passare degli anni la critica - e una comunità di lettori sempre più numerosa e appassionata - ha colto invece la sostanziale natura fantastica della narrativa di Ricci: è il "fantastico quotidiano" di Calvino, trasformato nel "fantastico dissimulato" che percorre la torbida trama dei nostri rapporti familiari.



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Fantasmi dell'aldiquà 2015-05-29 09:00:48 Ally79
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Ally79 Opinione inserita da Ally79    29 Mag, 2015
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Lezioni di letteratura

"Lasciate ogni speranza o voi che entrate in un libro come quello di Luca Ricci, lasciate ogni speranza di uscirne illesi."

Si apre con queste parole di dantesca memoria la postfazione di Umberto Silva (scrittore, critico e psicanalista) a Fantasmi dell'aldiquà. Eppure verrebbe da dire che avrebbe dovuto avvisare prima.
Perché nulla mi aveva preparato a leggere Luca Ricci.

Dodici racconti.
Nessun nome.
Una moglie e un marito. Raramente una figlia, un vicino o un'amante (talvolta il suo fantasma.)
Un unico luogo: la casa coniugale.
E un talento, quello di Ricci, che la letteratura italiana non vedeva da decenni.

Indagatoria la penna dell'autore si infila (e si infilza) in ogni anfratto del rapporto uomo - donna: dalla gelosia al tradimento, dalla perversione sessuale alla noia, dall'amore alla sua fine.
A fungere da catalizzatore delle ossessioni matrimoniali viene scelto spesso un oggetto innocuo: un trompe l'oleil, una chiazza di bagnato sul letto, persino dei banalissimi biscotti.
(Siatene certi, dopo questo libro non cucinerete mai più biscotti con la stessa innocenza.)

Ogni racconto, pur narrando lo stesso mondo, lascia stupefatti per la diversità: da La lunga attesa, sensuale e possessivo dal tono vagamente noir, ad Amici immaginari la cui chiusa fa esplodere in una fragorosa risata, da Il sostituto che entra a gamba tesa in una sessualità che si fa compensativa dell'assenza di un figlio a L'eclissi che racconta una solitudine talmente insostenibile da sfociare nell'inquietante.

Ciò che invece non muta è la perfezione dello stile. Ricci domina le parole, se ne avverte il totale controllo, le possiede.
Come un direttore d'orchestra, muove la sua bacchetta, a volte soavemente, altre con maggior forza, ma mai cade nell'errore di farsi protagonista. Non è vanitosa la sua scrittura, mai si pone dinanzi al racconto.
Ne emerge una alchimia perfetta.
Ne emerge la Letteratura.
Quella a cui noi lettori aspiriamo ogni volta che apriamo un libro.
Quella che così di rado riusciamo a trovare.
Fantasmi dell'aldiquà è potente, perfetto. E no, concordo con Silva, non ci lascia illesi. (Per fortuna.)

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