Don Camillo
Letteratura italiana
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Gente perbene
Il cinema ne ha dato una versione piacevole, forse, popolare ma troppo macchiettista, limitata, mirata esclusivamente a far leva sulla comicità, più che sul sarcasmo e sulla arguta ironia, nonché sulla morale, insita nelle storie all'origine delle sceneggiature.
Senza contare che le pellicole tratte dai libri devono molto alla personale caratterizzazione data ai personaggi da due attori, che allora andavano per la maggiore, quali Fernandel e Gino Cervi.
Tuttavia “Mondo Piccolo” e i libri successivi nati dalla penna di Giovannino Guareschi, non sono dei ritratti divertenti basati sullo scontro tra due antagonisti storici, litigiosi e dispettosi per partito preso.
Non sono racconti basati su uno schema collaudato, come nei cartoni animati, per esempio l’eterna lotta tra Will Coyote e Beep Beep, o Silvestro e Titti, dove ognuno dei due si ingegna nei modi più strambi di sopraffare l’altro, ed il buono predefinito finisce sempre per vincere. Assolutamente.
Giovannino Guareschi, giornalista e scrittore emiliano del secondo dopoguerra, non è un comico, o un raccontatore di cronache divertenti. Direi che è un buon scrittore, soprattutto un uomo buono.
Un sagace osservatore della realtà sociale dei suoi tempi, certamente.
Un artista dalla grande sensibilità umana, mediata dalle proprie dolorose esperienze personali. Guareschi ha sofferto in prima persona la tragedia della guerra, dapprima come militare e poi come internato, prigioniero di guerra in un lager, per essersi rifiutato di combattere contro i propri connazionali dopo l’armistizio.
La fame, le privazioni, i dolori, hanno influito incisivamente sull'animo sensibilissimo dell’artista della Bassa emiliana, influenzandone anima e scrittura.
Sempre nei suoi scritti emerge una forte critica e severità verso i potenti, gli intrallazzatori, i guerrafondai, gli affaristi; e contro i guasti della società, di cui sono responsabili.
Soprattutto il consumismo, il freddo materialismo che si stava approntando, spodestando i buoni, semplici, imperituri, sani valori che derivano dalla cultura naturale, contadina sì, ma solidale, armonica e armoniosa, come la Natura stessa, come il grande Fiume sullo sfondo delle sue storie.
Camillo Tarocci, parroco, e Giuseppe Bottazzi, sindaco, in arte Don Camillo e Peppone, non sono affatto, tra l’altro, i protagonisti del romanzo a puntate, dispiegatosi in volumi successivi, o racconti raccolti in volume, che dir si voglia, trattandosi all'inizio della loro comparsa di novelle su giornale, che nell'insieme costituiscono la saga, lunga e complessa, di “Mondo Piccolo”.
Lo ripeto, non sono loro i protagonisti, sembra strano, ma sono i comprimari.
Il vero protagonista dei libri di Guareschi è uno solo, l’unico, il Cristo sulla croce.
Questo del titolo è un mondo assai più grande, in verità, una terra grande quanto il pianeta, e nemmeno reale e concreta, direi onirica.
Una terra che è un sogno, un mondo ideale, un luogo di pace, concordia, solidarietà, al di là di ogni ideologia e modo di vedere.
Un posto dove ognuno trova da vivere, da lavorare, da amare, da mettere su famiglia, crescere i figli con la stessa cura con cui aiuta a far crescere i frutti della terra.
All'ombra del grande fiume, che dà e che toglie, che pretende cura nel rinforzare gli argini, e in cambio rende fertile la terra, prodigandosi per il benessere collettivo.
Giovannino Guareschi ha delineato nei suoi racconti non tanto un preciso, e dettagliato in verità, spaccato della piccola provincia italiana nell'immediato dopoguerra.
Neanche ha voluto sottolineare la divisione tra due Italia.
Semplicemente, ha voluto indicare che altro dovrebbe essere la vita, altro il mondo, piccolo nelle dimensioni, ma grande per i valori che dovrebbe accomunare tutti.
Guareschi ha voluto mostrarci un paese di gente perbene, diversa per quanto possano essere le persone, ma unite tutte sotto una stessa croce, un unico valore.
Perciò il vero protagonista dei libri di Guareschi è uno solo, l’unico, il Cristo sulla croce.
Quello che parla con Don Camillo…e cosa ci sarebbe di strano?
Non è forse il Cristo il datore di lavoro del prete Don Camillo?
Non dovrebbe comunicargli le sue disposizioni?
A chi non è capitato di parlare con la propria coscienza?
Chi credete che sia il Cristo, se non la parte buona, onesta e sincera di noi stessi?
E non parla solo al prete: parla anche al cuore del sindaco comunista, sì, ma che nascostamente si è sposato in chiesa, ha battezzato i figli, si segna furtivamente davanti all'altare, e sempre, sempre, sempre ascolta la voce della sua coscienza, il Cristo che parla al suo cuore e dirige il suo agire secondo i precetti del comune buon senso.
Lo dice lui stesso: “…nel segreto dell’urna, Dio ti vede e Stalin no”, e perciò traccia il suo voto a favore del parroco eterno antagonista, fingendosi furibondo, ma in realtà in pace con sé stesso.
Il comune buon senso…che si chiama così proprio perché è Buono.
Il comune buon senso…che è l’omonimo dell’Eterno Buono.
Il Cristo sulla croce è il simbolo del valore assoluto che dovrebbe guidare la vita di ognuno: l’umanità.
Guareschi con Mondo Piccolo auspica la creazione di una società a misura d’uomo, dove i valori dell’Amore, della Solidarietà, della Comunione, della Condivisione siano i pilastri fondanti del vivere civile.
Sono gli stessi valori sia del cattolicesimo che del socialismo, a ben vedere, come dire che Gesù era un bravo compagno e Stalin un bravo Cristo.
Per intendere questo, Guareschi descrive due paesi, che in realtà possono e devono convivere, magari stringendosi un pochino, ma dove possono tranquillamente starci tutti, tutte persone perbene.
Un’Italia cattolica, per teorica definizione retriva e reazionaria, rappresentata da Don Camillo, prete poco caritatevole in verità, un ecclesiastico brusco, per non dire burbero, un uomo che va per le spicce, anche a costo di tirare fuori dalla tonaca un palo di pioppo per rimettere le cose a posto a modo suo, e che inevitabilmente con il suo sottanone nero richiama il nero dei manganellatori d’epoca recente, il cui ricordo è ancora ben vivo nella memoria dei contemporanei.
Contrapposta all'altra metà del paese, all'altra Italia, un’Italia progressista e socialista, almeno nelle intenzioni, guidata con altrettanto brusco cipiglio dal sindaco comunista Peppone, che smessa la divisa di indefesso, fedele e solerte militante del partito, indossa gli abiti a lui più congeniali, la tuta sporca di grasso dell’unica officina del paese, dove presta la sua opera come valente meccanico.
Quindi, a prima vista, i racconti presentano sempre un episodio del vivere comune, che a causa delle diverse e contrapposte ideologie, porta a d uno scontro tra le due diverse fazioni capeggiate dai caporioni carismatici.
Sempre però trovano un punto d’incontro; sempre predomina l’amicizia, la stima, il rispetto…sempre predomina la voce del Cristo, il buon senso.
A significare che non sarebbe poi tanto difficile vivere a misura d’uomo.
Lo sanno perfettamente Don Camillo e Peppone, hanno fatto insieme la guerra, sono stati decorati insieme, ognuno di loro ha fatto del suo meglio come meglio poteva, nascondendo i partigiani Don Camillo, e portando aiuto fisico e morale ai feriti, imbracciando il mitra contro i tedeschi Peppone. Ma sono intercambiabili: Don Camillo sa usare perfettamente un mitra, Peppone sa dipingere con maestria la statuetta del Bambinello del Presepe.
Perché ognuno dei due si adatta, con buon senso, e insieme si danno reciproco aiuto e conforto, e lo stesso fanno tutti gli altri protagonisti del Mondo Piccolo: lo Spiccio, lo Smilzo, il Brusco, il Bigio, Straziami, la vecchia maestra…
Su tutti, veglia il Cristo, e sorride.
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Don Camillo
Sebbene all’esatto estremo opposto per intonazione e coloritura ideologica rispetto a ‘Novecento’, questo libro ha risvegliato nel sottoscritto molte delle sensazioni evocate dalla prima parte del film di Bertolucci. Perché anch’io vivo in un paese rivierasco che un alto argine separa dal Po, barriera che consente al fiume un po’ di libertà, ma non di fare il bello e il cattivo tempo come accaduto per secoli. Niente paura, però: chiunque può godere della bellezza di questi racconti, scritti con lingua semplice eppure coinvolgente, grazie alla quale lo scrittore parmense dosa con sapienza atmosfere e sensazioni. Uscite in origine sul ‘Candido’, le storie hanno all’inizio una struttura molto semplice che sta tra l’’annaffiatore annaffiato’ e Tom e Jerry: inizio tranquillo con Peppone e i rossi che architettano qualche piano e accelerazione nel momento in cui Don Camillo parte in contropiede per ribaltare prospettiva e risultato. Poi la struttura muta, la lunghezza media aumenta e i due personaggi finiscono ad assomigliarsi (nonché a parlarsi e collaborare) sempre più: divisi dalla fede – uno in Dio, l’altro in Stalin – ma d’accordo sui valori fondanti dell’esistenza. Negli ultimi due episodi, al divertimento scatenato e alla presa in giro si aggiunge una vena di malcelata malinconia: un ulteriore cambiamento che, come gli altri, non va mai a scapito della godibilità delle storie, anche se si riduce un po’ lo spazio riservato al crocifisso-coscienza del combattivo parroco, bensì contribuisce a evitare qualsiasi rischio di ripetitività. Malgrado le assonanze indicate più sopra, va detto che in queste pagine c’è qualcosa di più della comica o del cartone animato e il lettore, tra un sorriso e una risata, può scorgere con facilità l’autore dietro i suoi personaggi: il cattolicissimo Guareschi non poteva sopportare i comunisti, ma più ancora il suo nemico è il progresso che viene a corrompere il piccolo mondo rurale (e antico). Come dice Michele Serra nella prefazione della mia vecchia edizione uscita allegata a ‘Cuore’, il Progresso era poi uno dei valori fondanti delle sinistre e così un cerchio si può chiudere: altrettanto maltrattati sono comunque tutti coloro che possono attentare all’idealizzata semplicità contadina, come gli abitanti della città o, ahia!, la cultura. Di tutta questa sovrastruttura, si può volendo fare a meno, anche perché Guareschi sa disegnare momenti di grande poesia e inserirli nella dinamicità delle sue avventure: uno dei momenti più belli è il terzo dei racconti messi come premessa e non c’entra nulla con Don Camillo, ma è una meravigliosa storia di revenant, dalla struttura quasi di una ballata, che regala un brivido come gli horror padani di Avati e piacerebbe di certo a Nick Cave.
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Bei tempi!
Piacevolissimi racconti sempre attuali. Certo come non intuire dietro alle schermaglie dei protagonisti lo scrittore idealista e dalla testa dura che concepisce il mondo come posto per grandi uomini, gente che non cerca il suo interesse ma il bene comune al di là delle ideologie.
Lo consiglierei come testo di studio per la classe politica di oggi.
(Certo Peppone lo stipendio se lo sarebbe tagliato senza pensarci due volte!)
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Il Grande Don Camillo
Le storie di Don Camillo sono ambientate storicamente nell’immediato dopoguerra, precisamente negli anni 1946 e 1947.
Questo parroco di provincia risiedeva fra il Po e l’Appennino, esattamente nella Bassa.
Il libro è formato da trentasette brevi storie più tre iniziali che servono a far scoprire al lettore questo “Mondo Piccolo”.
Don Camillo ha un carattere molto irascibile e ha un modo tutto suo per confidarsi con Cristo, ed avendo un forte senso della giustizia spesso non disdegna ad abbracciare il suo fucile per far valere le sue ragioni.
Il suo eterno nemico è il sindaco del paese, Peppone ed i sui scagnozzi i quali cercano sempre di sistemare le questioni a modo loro e di fare dispetti al prete.
Però anche se Peppone e Don Camillo sono nemici sono due gentiluomini decisi a seguire fino in fondo le loro scelte ed aiutarsi senza problemi quando uno ha bisogno dell’altro.
Questo libro senza ombra di dubbio è il capolavoro del grande Giovannino Guareschi.
Sono storie indimenticabili di vita quotidiana caratterizzate da dei personaggi con diverse idee politiche e modi di pensare.
Assolutamente da leggere!
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Quell'amato e lontano Mondo Piccolo....
E'senza ombra di dubbio uno dei più bei libri che esistano al mondo! I libri con i racconti di don Camillo e Peppone sono assolutamente il capolavoro del grandissimo Giovannino Guareschi! Le varie storie di questo "Mondo Piccolo nella fetta di terra della Bassa che sta fra il Po e l'Appennino" del secondo dopoguerra ormai scomparso sono indimenticabili esattamente come i loro due protagonisti: l'irruento parroco don Camillo e il collerico sindaco Peppone: i due più famosi nemici-amici d'Italia. Nonostante le loro diverse idee politiche, i loro diversi pensieri, opinioni e le numerose botte, scherzi e lotte a colpi di bastone o pugni, questi due rivali si aiutano sempre nei momenti di bisogno e difficoltà reciproca, sia personale sia riguardante la gente del loro paese. E' proprio ciò che, forse, ha reso immortali, amati e indimenticabili questi due simpaticissimi personaggi. E poi si sa che c'è sempre del buono in ognuno di noi. Come dimenticare, poi, il Cristo crocifisso dell'Altar Maggiore con cui don Camillo parla e si confida e da cui riceve spesso numerosi rimproveri? Sicuramente non rappresenta esattamente il vero Gesù in cui credono i cristiani (Guareschi, infatti, diceva che quello era il SUO Cristo e non quello "vero" venerato dai credenti, e gli faceva dire quello che lui stesso avrebbe voluto dire al dinamico don Camillo. Era come se fosse la coscienza dell'autore a parlare con il prete, più o meno) e lo dimostra il fatto che in un paio di racconti aveva tifato per don Camillo durante una rissa con Peppone... Un personaggio reale, umano, divino e surreale al tempo stesso, ma sempre indimenticabile come il parroco e il sindaco. Leggere questo libro mi ha suscitato una nostalgia incredibile: la vita nel secondo dopoguerra in Italia non era certo migliore di quella di adesso, ma io avrei tanto voluto essere in quel Mondo Piccolo della Bassa soltanto per poter vedere quei due fantastici rivali-alleati che continuano a far sognare me e sicuramente tante altre persone. Ovviamente non mancano mai storie comiche e simpatiche (come ad esempio il battesimo del figlio di Peppone, la partita di calcio, la caccia in riserva, la scuola serale della signora Cristina, l'incontro di pugilato, lo scherzo alla Gisella, l'incendio del deposito d'armi di Peppone, i numerossisimi scioperi, il sollevamento di tavole e panche da parte di don Camillo e tantissime altre che, per farne l'elenco, ci impiegerei vent'anni...): non ho mai letto in tutta la mia vita un libro così divertente e piacevole!! Guareschi ha regalato al mondo dei romanzi con personaggi sublimi che fanno proprio rimpiangere i tempi ormai lontani e passati del dopoguerra dove ognuno sembrava felice di ciò che fosse ed avesse e dove non c'erano i gravi problemi attuali. "Don Camillo - Mondo piccolo", ribadisco, è uno dei libri più belli al mondo e uno fra i miei preferiti. Mi è rimasta particolarmente impressa una frase detta da Guareschi: " Ora non è che io mi dia le arie del "creatore": mica dico di averli creati io (don Camillo e Peppone). Io ho dato ad essi una voce. Chi li ha creati è la Bassa. Io li ho incontrati, li ho presi sottobraccio e li ho fatti camminare su e giù per l'alfabeto". Non ci sono dubbi: Giovannino Guareschi era un grandissimo maestro di vita e letteratura.
P.S. I cinque film tratti dai vari libri e racconti di don Camillo e Peppone sono dei veri e propri capolavori e pietre miliari della storia del cinema!!