Narrativa italiana Racconti Diavoli custodi
 

Diavoli custodi Diavoli custodi

Diavoli custodi

Letteratura italiana

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Dall’incontro di due personalità eccezionali nasce un libro unico e prezioso, che affianca a trentasei disegni (in bianco e nero e a colori) dell’artista Alessandro Mendini altrettanti racconti di Erri De Luca. Si comincia con un’illustrazione, sulla pagina a sinistra, da cui poi il racconto posto al fianco prende liberamente l’abbrivio (“Qui l’immagine,” scrive De Luca in apertura, “ha la precedenza e da lei ha origine la pagina di destra”), e così si prosegue fino alla fine, dove l’ultimo racconto – sull’indifferenza – ha la forza di far scaturire a propria volta il disegno che chiude il volume. Erri De Luca e Alessandro Mendini, iniziando quasi per gioco e poi via via stabilendo fra loro un dialogo di forme e parole serrato e ricco di senso, tracciano sulla pagina le proprie paure, le tentazioni, le fiere ostinazioni, e tutto un campionario di “mostruosità terrestri”. E dunque, a ben vedere, compongono anche un libro di piccoli eroismi che scandaglia, attraverso percorsi sorprendenti, tutt’altro che logici e prevedibili, il nostro più profondo sentire: facendoci avvertire il fiato dei mostri sbrigliati dietro le spalle e al contempo consegnandoci le chiavi del serraglio dentro cui tenerli a bada. A ispirarli nelle loro opere i disegni di una serie di mostri, alcuni buffi altri minacciosi, tracciati da Pietro, un bambino caro a entrambi.



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Diavoli custodi 2017-12-27 09:51:56 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    27 Dicembre, 2017
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"Mostruosità terrestri"

A trentasei racconti di Erri De Luca sono affiancati altrettanti disegni in bianco e nero e a colori dell’artista Alessandro Mendini: due personalità eccezionali e un ricamo di pregio. Una partitura comune e la corda giusta nella misura breve sia nelle figure che nei racconti. Nei disegni De Luca ritrova pezzi della sua vita, immagini dell’infanzia, smonta luoghi comuni e stereotipi. I due artisti iniziano quasi per gioco ispirandosi ai disegni di un bambino dislessico caro ad entrambi e via via stabiliscono un dialogo di forme e parole ricco di senso, tracciano sulla pagina le proprie paure, le tentazioni, ne risulta, così, un vivace campionario di
“mostruosità terrestri.”.
Ogni pagina è un frammento di senso rubato al cosmo. Nei disegni riprendono vigore immagini dell’infanzia e in questo viaggio fantastico e divertente i mostri affabili si collocano in geografie ironiche ed immaginarie.
“In questi duetti di pagine nostre che vanno sottobraccio, dichiaro la mia indipendenza. Provo suggestione seguendo le linee del suo inchiostro. (…) Le pagine somigliano alle foglie. Sono tornato sotto quelle di Pinocchio. (…) La lingua italiana di Collodi mi mette di buon umore.”
I disegni fanno spalancare gli occhi come uno strappo nel cielo. Mettere i mostri in forma le riduce di intensità e di angoscia. Il foglio con i suoi bordi li imprigiona.
“I mostri sono diavoli custodi dell’infanzia, nessun angelo può tenerli a bada”.
Mentre i mostri restano sullo sfondo, si rende omaggio alla dislessia, colta nella sua essenza creatrice.
Un libro che non pretende di essere terapeutico, non costringe i mostri allo sfratto, ma affronta la loro anatomia, illustrata e scritta. Pagine calibrate e suggestive:
“Il tracciato di un elettrocardiogramma disegna a picchi e onde increspate il battito del cuore. L’inchiostro scende nei chilometri del circolo sanguigno fino ai vicoli ciechi dei capillari minimi.”
Il nostro più profondo sentire è scandagliato attraverso percorsi non prevedibili.

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Diavoli custodi 2017-10-26 04:32:45 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    26 Ottobre, 2017
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Partiti dagli incubi di un bambino dislessico

I diavoli custodi sono mostri che Erri De Luca commenta a partire da illustrazioni realizzate da Alessandro Mendini: “Partiti dagli incubi di un bambino dislessico, i rispettivi mostri di noi due sono sgusciati fuori da censure segrete, da pudori. Non so decidere se sono stati sprigionati oppure asserragliati in questo libro”.

Scorrono così riflessioni – più che racconti - sui mostri dei nostri giorni e dei giorni passati, con gli immancabili riferimenti biblici e alla cultura yiddish da parte di De Luca (Abramo e Isacco, l’occhio triangolare divino), gli spettri familiari (“Intorno alla mia tavola tornano a brillare per effetto del buio e del fuoco acceso nel camino”) e personali (“Non ho visto la nudità di mio padre e di mia madre. Le ho dovute conoscere nella loro morte”), e le tragedie dei nostri giorni: “À l’aurore, armés d’une ardente patience, nous entrerons aux splendides villes. Rimbaud in Una stagione all’inferno… Mi passava come un’ape intorno il verso di Rimabud mentre costeggiavo a piedi l’isola di Lampedusa.”

Chiude la rassegna di mali e incubi, la piaga sociale ed esistenziale dell’indifferenza: “Torno sul significato personale dell’indifferenza: non riconoscere la differenza tra falso e vero, tra realtà e finzione. Si assiste perciò a una violenza, a un sopruso, a un atto incivile e si resta a guardare.” Contro la quale si erge la figura tragicomica del Don Chisciotte.

Sul piano personale, ritengo riuscito un esperimento quando convince in modo completo. Erri De Luca continua a offrire spunti che, pur non essendo più una novità, inducono a riflettere. Le illustrazioni non mi hanno suscitato particolare coinvolgimento, l’abbinamento testo-immagine mi è sembrato un po’ forzato.

Giudizio finale: biblico, ideogrammatico, duale.

Bruno Elpis

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