Cinquanta smagliature di Gina
Letteratura italiana
Editore
Rossella Calabrò, milanese come si evince dal cognome, è autrice, copywriter eblogger. Oltre ad avere un'insana passione per i gatti e per il pandoro (da utilizzare in modi diversi), scrive da quando aveva cinque anni, anche perché prendeva sempre 4 in matematica e persino in ginnastica .Così, facendo di necessità virtù, ha pubblicato quattro libri (se non sta sbagliandole somme), tra cui Di matrigna ce n'è una sola per Sonzogno e l'ebook Perché le donne sposano gli opossum? per EmmaBooks. Quando ha letto Cinquanta sfumature di Grigio non ha resistito, manco si trattasse di un pandoro, e ha scritto a morsi questo libro.
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Opinioni inserite: 1
Preferivo il Gigio e le sbavature...
Il primo libretto della serie mi era piaciuto tantissimo, e mi aveva fatta divertire come pochi libri al mondo sanno fare, e quindi “perché non leggere anche il secondo?” mi son detta, sperando che fosse bello almeno quanto il suo predecessore.
Ahimè, non è stato così. Forse non è molto corretto fare il confronto fra i due testi e bisognerebbe soltanto analizzare questo in tutta la sua interezza, ma non posso farne a meno.
Se in “Cinquanta sbavature di Gigio” veniva preso in giro il rapporto di una comune coppia di coniugi confrontandolo con la ormai famigerata accoppiata Mr.Grey-Anastasia Steele, e deridendo in particolare la figura del Gigio, alias l’uomo medio, più reale e “umano”, in “Cinquanta smagliature di Gina” si parla della donna media, ironizzando sui suoi vizi, paranoie e caratteristiche tipiche del suo sesso.
Il problema è che, a differenza del primo libro, qui l’autrice è totalmente uscita dalle righe. Non vi è più quella comicità semplice, fresca, quotidiana e geniale che analizza la realtà esagerandola ma non troppo, creando una sorta di parodia coniugale e maschile che riesce sempre a divertire proprio perché contenuta.
Qui l’esagerazione supera ogni limite, sfociando nella banalità e nell’assurdità più assoluta e di conseguenza non fa ridere per niente e il risultato è un minestrone di luoghi comuni e frasi fatte.
Per fare un esempio, si parla della donna in fase premestruale: l’autrice dice che il soggetto in questione diventa un ciclone che travolge e mette in disordine tutto, e se la suddetta si trova al supermercato, al suo passaggio può lasciare commessi, direttori e clienti sparsi ovunque con tessere per lo sconto infilate dove non bacia il sole, carta igienica in bocca, scontrini nei capelli…
Giuro che leggendo questo libro non ho riso neanche una volta, al massimo un microscopico quanto invisibile sorriso mi si stampava sul volto ma niente di più.
A questo punto mi sorge spontanea una domanda: il successo del primo libro ha in qualche modo dato alla testa dell’autrice? E in questo modo la Calabrò pensa che con l’esagerazione più totale e l’aumento del nonsense risulti simpatica o faccia ridere?
Nulla contro la sua persona, ci mancherebbe altro, però nelle note di ringraziamento lo afferma pure, di essere una persona simpatica.
Contenta lei, mi auguro che quest’opera sia solo un incidente di percorso.
In compenso è leggero e si legge in un paio d’ore.
Se uscirà un eventuale terzo libro di questa serie, me lo leggerò comunque augurandomi che abbia più sbavature che smagliature.