Buio
Letteratura italiana
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La fiera della mediocrità
Avevo deciso di concedere un'altra chance alla Maraini, dopo che “Voci”, letto molti anni fa, non mi era sembrato un granché. Ma la lettura di quest'altro sforzo letterario non ha smentito l'opinione che mi ero già fatta.
Su dodici racconti, uno solo, “Muri di notte”, sembra abbastanza originale, dal sapore vagamente pirandelliano. Tutto il resto è banalità e banalizzazione, prosa mediocre, verbosità quando sarebbe il caso di sintetizzare, eccessiva brevità quando si dovrebbe invece approfondire.
Le soluzioni dei casi sembrano, a tinte più fosche, quelle del commissario Gattapelata della Settimana Enigmistica.
Dà fastidio il frequente riferimento a congedi di maternità per puntare il dito, tra le righe, sul malfunzionamento della macchina burocratica. O l'episodio della suora incinta, che poco ci manca ringrazi il suo stupratore per averla resa madre. La tragedia nazista è trattata in maniera imbarazzante, la violenza sulle donne con superficialità. Del tutto inadeguata, poi, è la descrizione dello stupro di una baby prostituta. Insomma, suscita più emozione un resoconto giornalistico di cronaca nera.
Se si decide di romanzare temi a forte impatto drammatico come quelli trattati in questo libro, bisognerebbe anche avere la capacità di svilupparli degnamente. Altrimenti, meglio tacere.
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"Guardiamo nel buio" !
In questi dodici racconti, ispirati a fatti di cronaca vera, Dacia Maraini adotta uno stile narrativo essenziale, pervaso, però, da una fluidità tale che ci sprona a divorare ogni pagina, a proseguire senza sosta, volendo giungere avidamente ad un altro breve capitolo e scoprire quale nuovo orrore sbucherà fuori dal buio che l'ha divorato.
Ma cosa significa, in realtà far "uscire dal buio" queste terribili storie di soprusi, di sfruttamento minorile, di violenze domestiche, di omicidi? Si intuisce immediatamente che l'intento dell'autrice non è quello di condurci alle lacrime che bruciano di commozione, ciò che proviamo è se mai un dolore sordo, una profonda amarezza e una forte indignazione.I riflettori non vengono puntati solo sulle vittime - "naturalmente, è ovvio" direte - ma, la sensazione che mi ha suscitato è stata quella di essere spronata ad indagare oltre, guardando nel buio delle coscienze dei carnefici, nell'atteggiamento patologico di chi, per paura, tenta di "coprire" questi orrori, un circolo vizioso, dove, in alcuni casi, scopriremo nascondersi una vittima dietro il volto del carnefice.
Non si tratta di un manuale di psicologia spicciola, tutt'altro. La Maraini non sembra partecipare insieme a noi lettori a questa danza crudele nei meandri della psiche, la sua voce non ci offre spiegazioni, lascia parlare i dialoghi, dai quali sovente, oltre alla paura delle vittime che sono a loro volta testimoni, emerge il pregiudizio: frutto di una società gretta, egoista, legata a principi superficiali dettati unicamente dall'apparenza che divengono spesso il movente di molti orrori.
E, quando sono i bambini a dover pagare la luce viene puntata sull'innocenza, ci viene mostrato il suo candore in modo semplice: l'orrore visto attraverso gli occhi della purezza.
..."Il bambino si agita sul sedile. Possibile che l'uomo abbia cambiato voce? Non è più il gorgoglio gentile del piccione che esce dalla sua bocca, ma il suono rauco e cattivo del corvo affamato."...
Adele Sòfia, la commissaria che già nel noir "Voci" aveva affascinato il lettore, non si lascia travolgere dal sistema, non si arrende. Lotta considerando il suo lavoro un compito arduo ma autentico, combattiva e attenta, mentre tenta di trovare una magra consolazione nei pesciolini di "liquorizia" che mastica in modo compulsivo e, generosamente, offre a chiunque, come se volesse donare a se stessa e al mondo che la circonda un balsamo per lenire il dolore.
Uno scritto che fa male, graffiante, incisivo.Un invito ad orrervare cosa si nasconde nel "buio", nei fatti di cronaca che talvolta leggiamo sbadatamente. Fatti che commentiamo, spesso scivolando nella retorica, ritratti di gente che nel nostro cammino temiamo di incontrare. Vicende che, pur non volendo ammetterlo, preferiamo far cadere nel dimenticatoio, per permetterci di continuare le nostre vite, volendo ignorare che, talvolta, possiamo essere noi quei "testimoni inconsapevoli".
Indicazioni utili
Per voce sola, S.Tamaro
Quando si spegne la luce
Dodici storie di violenza, di abusi, di miserie.
Storie di un vivere difficile, storie di vite complicate, storie di vite depredate della luce.
Al centro del racconto ci sono solo i personaggi ed i loro tragici percorsi; niente di più, nessun orpello stilistico bensì un narrare secco ed essenziale, quasi distaccato come una voce fuori campo.
In queste pagine si ravvisa subito una Maraini diversa, ma non fai in tempo a chiederti il perché, che la risposta s'innalza prorompente; perché questi temi parlano da soli, scottano come un ferro rovente, tagliano come cocci acuminati, tanto che è sufficiente raccontarli accendendo i riflettori per un attimo su di essi, evitando inutili giri di parole.
Il buio è calato su questi adolescenti, su queste donne, su queste famiglie, spezzando le speranze e le attese in un mondo luminoso e accogliente, spegnendo cuori onesti e fiduciosi.
Una lettura forte, una lettura che provoca un mix di brividi e rabbia.
La suddivisione in brevi capitoli detta una narrazione dal ritmo serrato, una corsa che il lettore affronta insieme al personaggio fino allo stremo delle forze, per stargli accanto, per lottare con lui, per capire fino a che punto possa arrivare la crudeltà e la perversione umana.
Con questa raccolta di racconti, la Maraini presta la sua penna per dare voce alle nefandezze perpetrate dall'uomo sugli esseri più deboli della società, per dare voce a fatti divenuti, purtroppo, consuetudine delle cronache; anche se manca la fluidità, l'afflato e la completezza che solo il genere romanzo ci può regalare, tuttavia si tratta di un lavoro riuscito, tratteggiato a tinte forti, destinate a rimanere indelebili nel cuore del lettore.
Questo è un viaggio in un mondo vero, un mondo che a volte dimentichiamo come tutte le cose che non ci toccano direttamente, un mondo nero che potrebbe ingoiare chi ci sta accanto.
“Buio” è una lettura amara e dolorosa che ti inchioda alle sue pagine e ti mostra alcuni volti della vita, quelli meno fortunati, quelli più tragici e crudeli.