Bar Sport
Letteratura italiana
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La pasta barometro
Il 1976 è l’anno in cui viene pubblicato “Bar Sport” di Stefano Benni, pittoresca opera umoristica, vagamente surreale e fantozziana. E, forse non a caso, la genesi del ragioniere Ugo Fantozzi è datata 1975.
Il Bar Sport è un locale immaginario, simile a qualsiasi altro bar situato nelle piccole province italiane. Racchiude al suo interno aneddoti, storie e leggende metropolitane che si rinnovano e si alimentano quotidianamente.
Il libro è una raccolta di 27 brevi racconti che focalizzano l’attenzione sui clienti tipici, e spesso ironicamente stereotipati e folcloristici, di ogni bar che si possa definire tale. Dagli anziani che giocano a carte dalla mattina alla sera ai carabinieri che si fermano per bere un caffè, dal ragioniere inutilmente innamorato della cassiera ai giovani in cerca di qualche passatempo fino al presunto e infallibile playboy di paese.
Una carrellata di ritratti che si affaccendano giorno dopo giorno tra cappuccini, paste indigeribili (l'iconica Luisona), aperitivi, interminabili partite a biliardino o al flipper, lunghe conversazioni al telefono a gettoni, veri e propri dibattiti con al centro puntuali riferimenti al calcio o alle donne.
“Bar Sport” è un libro ancora godibile, ma che indubbiamente tratteggia un’Italia ormai passata, in cui il bar era un vero e proprio punto di ritrovo anche per i più giovani, il nucleo indiscusso di ogni paese. Era il simbolo di un’epoca in cui la socializzazione, a differenza di oggi, era quasi esclusivamente basata sull’interazione fisica.
Ho apprezzato l’anima nostalgica e vagamente romantica del libro, che ha sicuramente una presa maggiore su persone nate prima degli anni ‘90 e che hanno vissuto il periodo storico descritto, potendo rispolverare piacevoli ricordi. Invece ho leggermente faticato riguardo al personale stile dell’autore, connotato da una certa tendenza all’esagerazione dei toni, alla deformazione delle metafore, con un vocabolario a mio avviso fin troppo surreale. Ma evidentemente in grado di abbracciare le preferenze di numerosi lettori grazie ai quali “Bar Sport” è diventato un classico della letteratura umoristica italiana.
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Alla corte della Luisona
Non amo particolarmente questo tipo di comicità oscillante tra toni grotteschi e surreali, eppure ammetto -non senza ostentare un piccolo moto di sorpresa- che Stefano Benni con questo spaccato sociale mi abbia piacevolmente intrattenuto.
L'autore bolognese è semplicemente perfetto nel costruire la fumosa e caotica atmosfera da bar anni '70/'80, in cui una bizzarra fauna umana si accalca passando da nutrita schiera di signori nessuno a caratteri dall'identità perfettamente definita secondo insindacabili regole inerenti caratteristiche fisiche, titolo di studio, sapienza riguardo i più disparati argomenti, tic e nevrosi, passioni, ecc...
Chi ha frequentato anche per un breve periodo questo tipo di locale difficilmente non riconoscerà gli avventori ivi descritti, ovviamente pompati in versioni bizzarre ed enfatizzate attraverso idee talmente sopra le righe da ricordare (dis)avventure di fantozziana memoria.
Il bar è punto d'incontro accogliente e al tempo stesso squallido, protettivo ma anche spietato; al suo interno si dibatte animatamente facendo del qualunquismo e del luogo comune i vessilli più impugnati, senza dimenticare di mostrare sempre la sicumera di chi è convinto di avere la verità in tasca.
Il calore umano offerto non si trova da nessun'altra parte e si dissolve quando si attraversa l'ingresso in senso inverso, venendo sopraffatti dal gelo anche se la notte è quella tiepida di un estate benevola.
Il tuttologo sportivo, il professore ammirato ben oltre i suoi meriti, la prosperosa cassiera di felliniana memoria, il tecnico (anzi , il "tennico") in grado di aggiustare qualsiasi diavoleria, l'ex gloria calcistica: tutti personaggi tratteggiati con grande affetto e inseriti in un contesto anomalo in cui ognuno è chiamato ad interpretare un ruolo attribuito da altri. Una parodia corale con la mitica Luisona, una brioche da tempo immemore posizionata nella vetrina dei dolciumi in attesa di uno sprovveduto forestiero che la consumi, a fare da stemma araldico di quella famiglia così stramba.
Nostalgico e divertente, probabilmente alimenterà sorrisi in chi ha avuto modo di vivere più o meno direttamente quella realtà così assurda eppure confortevole.
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LUISONA & C.
Se si vuole ridere non bisogna perderlo soprattutto ora che ne è uscita la versione cinematografica.
Non è un romanzo ma un vademecum del tipico bar di paese formato da una serie di racconti.
Benni ha osservato e ricostruito la realtà, non ha inventato nulla ma descritto le persone che vedeva e che vediamo tutti i giorni evidenziandone le caratteristiche.
Il barista innamorato della cassiera, il cinno, il tennico, la trasferta, le vecchiette pettegole e la mitica LUISONA.
Solo la lettura del capitolo dedicato alla decana pasta della vetrina dei dolci, che in base al colore della sua crema si può prevedere che tempo farà, merita la lettura del libro.
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Il bar che abbiamo tutti sotto casa.
Cosa succede se si prendono tutti i più divertenti personaggi che chiunque può incontrare in qualunque bar, li si renda ancora più divertenti e si racconti le loro vicende più esilaranti? Nasce Bar Sport.
Un bar che è IL bar italiano. Tutti nella vita avranno incontrato lo scorbutico, l'ubriacone, l'innamorato e il CT sportivo, tutti avranno ammirato le "Luisone" in vetrina o seguito le avventure della squadra di calcio del bar. Stefano Benni riesce a concentrare tutto questo in un libro che si legge in un batter d'occhio, regalando momenti di gloria a personaggi che in altri libri probabilmente sarebbero sempre rimasti in secondo piano e in ombra.
Dedicato a chiunque voglia ridere di gusto!
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Il padre di tutti i bar
Probabilmente uno dei più noti in tutta la copiosa e fortunata produzione di Benni, sicuramente uno dei migliori autori "nonsense" in circolazione, il libro presenta una galleria di personaggi e descrizioni realistiche e verosimili malgrado la narrazione sopra le righe ed esagerata. A parte qualche eccessiva lungaggine di qualche racconto nel racconto in cui l'autore pecca forse ad eccedere nei particolari la storia scorre liscia e scorrevole fino al termine con la "morte tragica" della mitica Luisona e la relativa punizione del malcapitato che ha la ventura di acquistarla per soddisfare la sua gola.
Anche se scritto in epoca quasi remota, Bar Sport non perde smalto, può essere definito come "il padre di tutti i bar" perché si apre su un mondo, quello della provincia italiana, tutt'ora poco esplorato e inneggia a quel senso di amichevolezza caratteristico della gente emiliana creando i "tipi" da bar che si incontrano comunque un po' dappertutto. Adatto a tutte le età
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un'ottima caricatura
Il libro o meglio il libricino visto le sue appena cento pagine, è composto da una serie di racconti brevi e di facile scorrimento nella lettura. Adatto ad essere letto in qualsiasi momento libero della giornata: dal tempo trascorso in tram alla sala d'aspetto di un medico come alla sera prima di andare a dormire. Non si fa nessuna fatica a portare avanti la lettura.
I racconti, utilizzando lo strumento della simpatia, descrivono le varie situazioni e i personaggi tipici di un bar. C'è da dire che oramai questi tipi di locali così rappresentati sono difficilmente reperibili nell'Italia contemporanea. Per la versione "aggiornata" consiglio vivamente Bar Sport 2000 dello stesso autore.
Una pecca del libro è che si sofferma a volte per troppo tempo su argomenti calcistici.
Rimane il fatto comunque che Benni è e sarà uno dei maggiori caricaturisti presenti nel panorama degli scrittori italiani
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bar sport
ho letto solo di recente questo libricino di poche pagine (era "uscito" negli anni 70 ),e devo dire che il sig. Benni ha rappresentato benissimo un periodo e personaggi che al piu' di noi sono cari. chi non ha speso ore del proprio tempo in un bar molto simile a questo, con personaggi forse ancor piu caricature di quelli descritti nel libro. qui si trovavano sempre: il super tecnico su qualsiasi argomento (calcio in primis!), lo sciupafemmine che sulle donne e delle donne tutto sapeva, i giocatori storici di carte, l'organizzatore di tornei o gite, ecc.ecc. una menzione a parte merita il biliardo, vero e proprio mito e punto di ritrovo. mi viene un po di nostalgia a pensare che bar cosi forse non esistono piu' , tranne in periferie dove il tempo sembra essersi fermato. è stato tratto dal libro un film che a mio parere non risulta altrettanto valido.
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Piccola rapsodia della Luisona.
Quando incontrai, perché di incontro si trattò in verità, questo libro seppi, con grande ammirazione, che in Italia era già un cult.
Sono passati alcuni anni e, devo confessare, nessuno scritto di Benni mi è mai parso così stupefacente e fantasmagorico.
Perché il bar, al di fuori di qualsivoglia schematizzazione sociologica, è una scuola iniziatica.
La magnifica tesi sulla cravatta del vecchio da bar appare così esaustiva e insuperata: essa è quasi un'arma impropria, imporporata com'è di tabacco, grumi di sugo rappreso e caffé. Spesso i vecchi da bar come samurai provetti la utilizzano come arma da rapina sguainandola a mo' di katama nei vicoli malfamati.
E che dire di Renzo, il playboy da bar che si confonde con le sue stesse balle?
Come dimenticare la favola di Cenerutolo?
I goal da quaranta km di Piva?
E la Luisona?
Quante ne ho viste di Luisone in vita mia!
Racchiuse fra panini scrostapalati e brioches di pietra...
La Luisona che, se acquistata dall'avventore male accorto,dotata di vita propria si ribella, si fa strada all'interno dell'apparato gastrointestinale fino ad atterrare, magnificamente intonsa...ai piedi del compratore?
Non c'è che dire, il bar è una entità astratta i cui tipi psicologici ricordano una acribica categorizzazione junghiana.
E' vero, forse oggi bar così non se ne trovano più.
Come le lotte in bicicletta fra Pozzi e Girardoux.
Dio sa dove sono.
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bar così purtroppo se ne trovano sempre meno
Spassosissima e meticolosa descrizione del Bar Sport. Per chi, come me, ha un preciso ricordo dei bar anni 70-80, troverà che i locali erano proprio come descritto nel libro: la pasta Luisona, il telefono a gettoni nell’angolo più scomodo, e la fauna degli avventori! In tutti i bar che si rispettino c’era sempre il vecchietto, o il tuttofare, o l’”esperto”, chiamato anche “tennico”. Rileggere questo libro mi ha portata indietro negli anni e, anche se ero solo una bambina, i miei ricordi sono chiarissimi ed esattamente descritti dall’autore. Memorabile la descrizione del “Bonivelli-tuttofare”, che lavora alacremente dal lunedì al venerdì alle otto, e che poi si “beve” tutto quello che aveva guadagnato durante la settimana. Per tre giorni nulla poteva smuoverlo, tranne un allagamento che minaccia di annacquare il vino nella cantina di casa Lasagna.
Più che un libro, sembra un documentario: Benni si sofferma su ogni singola componente del tipico Bar Sport, cogliendone l’essenza e dando vita ad un divertentissimo teatrino che mostra uno spaccato della vita nei paesetti di provincia. I divertimenti come il flipper, il calcio balilla o il biliardo fanno oggi sorridere per la loro semplicità, abituati come siamo a vedere il divertimento solo in cose costose o addirittura pericolose. Vedendo certi atteggiamenti di taluni moderni “giovinastri”, mi vien da pensare che, se da piccoli si fossero mangiati una Luisona o si fossero pappati una bella manciata di Boeri, forse oggi avrebbero un po’ più di buon senso e si divertirebbero con molto meno.
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Esilarante
Benni ci racconta il bar dello sport dove incontri esattamente il tipo di personaggi protagonisti del libro con il loro umorismo a volte involontario ma travolgente: chiacchieroni, esperti e sapientoni, sbruffoni, tuttologi,filosofi mancati e millantatori di ogni genere. Un panorama di personaggi e situazioni che a volte sembrano scivolare verso il paradossale o in una gara a chi la spara più grossa, ma invece molto vicini alla realtà di un piccolo mondo che, purtroppo, sta scomparendo. Uno dei libri più divertenti che abbia mai letto.