Accoppiamenti giudiziosi
Letteratura italiana
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Accoppiamenti giudiziosi
I diciannove racconti di questa raccolta hanno provenienza e periodo di stesura assai eterogenei, ma testimoniano la vitalità della scrittura di Gadda, tutta attraversata da uno spiccato gusto per la deviazione imprevista e dalla predilezione per il suono della parola scritta (mi si perdoni l’ossimoro) grazie a una lingua continuamente ricreata e ricca di elementi eterogenei che vanno dal dialetto, milanese ma non solo, ai linguaggi tecnici. Insomma, tutto un giro di frase per dire che questi scritti sono semplicemente strepitosi: non sono magari facili da leggere, ma, una volta afferrato il loro ritmo interiore, garantiscono un viaggio che può portare alla risata caricaturale oppure alla commozione più profonda. I testi furono sistemati dallo stesso ingegnere per chiudere un debito con Garzanti in un momento in cui si barcamenava tra tre editori, come ben racconta la lunga postfazione dei curatori del volume: ci sono capitoli di libri, come ‘La meccanica’ e ‘la cognizione del dolore’, così come brani usciti su varie riviste, a dimostrazione che i materiali gaddiani sono sempre stati oggetto di profonda rielaborazione, magari dopo lunghi periodi di abbandono. L’ordine è cronologico e perciò le pagine iniziali riguardano i tempi della prima guerra mondiale: si prendono le mosse con gli imboscati, sia nel quadro popolare di ‘Cugino barbiere’ (dove il veneto dell’avvenente Zoraide fu ’doppiato’ da Goffredo Parise), sia in quello borghese di ‘Papà e mamma’, primo affondo umoristico contro la classe, in special modo meneghina, che non esita a spedire il figlio in fabbrica pur di evitargli il fronte. Dopo l’intermezzo comico de ‘Le novissime armi’ (in cui un ingegnere millanta di poter far esplodere le armi nemiche a distanza) e il piccolo quadro di vita militare con i cinque alpini in libera uscita di ‘Dopo il silenzio’, l’attacco alla società milanese si ripropone nello sfavillante ‘San Giorgio in casa Brocchi’. In una casa della piccola nobiltà, una madre cerca di tenere il figlio lontano dal peccato, ma ovviamente non ci riuscirà, malgrado le severe lezioni dello zio Agamennone e lo studio di Cicerone (divertentissimo il capitolo in cui la vita dell’oratore romano viene, per dir così, rivisitata). Subito dopo, arriva l’apice della raccolta, ovvero ‘L’incendio di via Keplero’, tragicommedia di stampo popolare in cui le fiamme del titolo sono il pretesto per raccontare le bassezze degli abitanti dello stabile in un crescendo di ritratti graffianti da cui escono bene soprattutto gli irregolari e gli emarginati. E’ notevole, a questo punto, lo stacco segnato dall’accoppiata ‘Una visita medica’/’La mamma’ che restituiscono tutta la cupezza de ‘La cognizione del dolore’ da cui provengono, con il loro ritratto di vite quasi cristallizzate nella sofferenza. La stessa mestizia si ritrova nell’addio alla casa paterna (mangiata dai debiti) de ‘La domenica’ mentre il nome Gonzalo riappare in ‘La sposa di campagna’, sardonico e un po’ inquietante nel raffigurare quasi come una strega la tabaccaia Marianna nella sua bottega: A questo punto, i racconti si fanno più brevi e finiscono per far prevalere l’amarezza e una sconsolata narrazione dei piccoli rituali della provincia italiana: il mediocre tradimento di ‘Una buona nutrizione’, il desiderio represso tra la padrona di una pensione e un suo cliente sullo sfondo della Roma mussoliniana di ‘Socer generque’, il rapporto inespresso tra tre studenti e la loro insegnante di storia dell’arte ne ‘Il club delle ombre’. Dopo il tocco di delicatezza di quet’ultimo, ecco il divertito ‘Il bar’, dove si dimostra che essere lasciati non è sempre una disgrazia, per poi giungere al più complesso ‘Prima divisione nella notte’ che inizia con le schermaglie tra una madre e un’amante che si contendono un ragazzo destinato a morire in guerra (fondamentalmente per l’insipienza dei comandi italiani). A chiudere il libro, il brano che lo intitola: racconto dalla complessa genesi che narra della politica matrimoniale di un arricchito per mantenere unita la ‘roba’, ma soprattutto è un’acuta analisi di vari tipi caratteriali fra i quali le donne fanno la parte del sesso forte. La deviazione finale dimostra come a Gadda non importasse più di tanto la coerenza della trama, preferendogli l’approfondimento di un interesse momentaneo, ma chi fosse interessato può dare un’occhiata al progetto completo descritto in appendice con il recupero di ulteriori materiali: curiosità interessante ma non davvero fondamentale per apprezzare un libro davvero affascinante.