Un indovino mi disse
Letteratura italiana
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Niente voli per riscoprire il mondo.
Premetto che pur conoscendo Tiziano Terzani non avevo mai avuto l’opportunità di leggere un suo libro, finché l’altro giorno in libreria trovo questo libro che, non solo aveva un titolo accattivante, ma parlava anche di un viaggio nell’estremo oriente. Così visto che anche io sto per fare un viaggio nell’est del mondo decido di acquistarlo.
La storia è molto simpatica e originale, Terzani infatti è un patito di indovini e cartomanti e più di trent’anni fa ormai decide di farsi leggere le carte da un indovino. L’uomo gli consiglia, se non vuole perdere la vita, di evitare qualsiasi volo aereo per tutto l’anno solare del 1993. Inizialmente Terzani rimane un po’ stupito e scioccato da questa rivelazione ma poi con il passare del tempo decide di seguire il consiglio dell’indovino, anche perché viaggiare via terra e mare potrebbe essere un’esperienza nuova e unica per la sua carriera.
Così il libro racconta tutto il 1993 in un lungo viaggio che il nostro scrittore percorre per diverse città del sud est asiatico, un mix di esperienze, persone, luoghi fantastici e...indovini. Infatti, come già detto, Terzani è un vero fan di cartomanzia e derivati e quindi in ogni città o paese in cui si trova va da un/a indovino/a per farsi leggere il futuro.
Il libro, da bravo giornalista, è scritto in maniera molto descrittiva e dettagliata e resta comunque scorrevole e divertente, anche se a volte tende a essere un po’ ripetitivo (ma questo dovuto più che altro alla passione dell’autore per gli indovini). Inoltre, vista la grandissima conoscenza di Terzani dell’est del mondo, ogni città e popolazione viene descritta con grande attenzione e con molte interessanti curiosità.
Insomma un bel libro e che si legge volentieri, specialmente in periodo di vacanze.
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UN ANNO CON I PIEDI PER TERRA
Terzani è stato un giornalista ed un personaggio singolare del nostro secolo, innamorato della vita ed affascinante, per i suoi modi, per la sua sensibilità, per il suo rispetto per le altre culture. Questo suo libro è un libro che racconta di un anno di viaggi, che decide di affrontare con ogni possibile mezzo di trasporto, tranne che l’aereo, giusto perché dà retta alla profezia di un indovino e la affronta in modo asiatico, ovvero piegandosi ad essa. Un giorno un indovino gli disse in un dato anno di non prendere aerei e lui decide di ascoltarlo ed affronta un anno con i piedi per terra. E’ però un anno in cui vola senza ali, in cui si mescola ancora di più al mondo, questo anno gli ridà il senso della vastità del mondo e gli fa riscoprire l’umanità più varia. E’ un libro di viaggi e di incontri. Un po’ forzati forse i costanti appuntamenti che prende in ogni posto in cui capita con il guru o santone o mago idolo di quella cittadina, che puntualmente interroga in merito al proprio destino, per avere ogni volta un quadro diverso. Ma è una curiosità comprensibile, anche in virtù del fatto che la famosa profezia che gli ha fatto vivere questo anno così speciale si è poi rivelata fondata. Un libro senza dubbio interessante, perché ti apre gli occhi sugli aspetti anche meno noti del mondo orientale e senza dubbio il punto di vista è molto originale.
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Tra scetticismo e spiritualità
Mentre si avvia alla fine il decennale della morte di Tiziano Terzani appare giusto proporre la lettura del libro che scrisse dieci anni prima, per narrare un’esperienza personale destinata a segnare il suo futuro.
Una lontana predizione di un indovino che aveva previsto il pericolo di un incidente aereo nel 1993 diede a Terzani lo spunto per evitare per un anno di volare, continuando, comunque, l’attività di corrispondente in Asia di Der Spiegel. Per tutto il 1993 si è spostato in lunghi, faticosi viaggi nei paesi asiatici usando ogni altro mezzo di trasporto -treni, navi, scooter, auto ed anche a piedi-, evitando i “non luoghi” degli aeroporti e riscoprendo in tal modo la ricchezza delle esperienze di viaggio che consentono di stabilire un contatto diretto con la realtà umana e sociale dei paesi visitati. Per inciso tale scelta gli ha evitato così di imbarcarsi su un elicottero dove si troverà il collega di der Spiegel che l’aveva sostituito e che cadde!
Il rapporto con l’indovino accese la curiosità di Terzani che in ogni tappa cercò di indagare il mondo dei veggenti e chiromanti, diffusissimi nei paesi asiatici, incontrando maghi, ciarlatani, ma anche figure che pongono interrogativi sugli aspetti di una realtà culturale che la razionalità occidentale tende ad irridere.
Il viaggio lunghissimo, che partì dalla Thailandia, toccando Laos, Birmania, Singapore, Cambogia, Vietnam, Cina, Mongolia e via Transiberiana il ritorno in Europa, riporta la testimonianza dei segni delle guerre che nel secolo scorso hanno generato tragedie sanguinose e della pesante transizione dalla realtà sociale e culturale del passato, in cui spiritualità e magia avevano un ruolo forte, ad un modello globalizzato, pesantemente influenzato dalla Cina e dalla sua evoluzione dopo la rivoluzione culturale.
A memoria degli aspiranti rivoluzionari è utile riportare la considerazione di Terzani sulla rivoluzione maoista: “Strano destino quello di Mao! Aveva voluto dare vita ad una nuova Cina, rifondando la sua civiltà, imponendole nuovi valori e aveva finito per distruggere quel poco che ancora restava della vecchia. È stato Mao a voler togliere ai cinesi quell’ultima coscienza di essere diversi grazie alla loro civiltà per mettere loro in testa che erano diversi perché rivoluzionari. È bastato dimostrare che quella rivoluzione era un fallimento perché la tragedia arrivasse al suo epilogo, perché i cinesi andassero alla deriva e fossero presi dalla corrente dei tempi: quella di diventare come tutti.”
Vi è spesso in Terzani il rimpianto di civiltà e culture perdute, senza però poter dimostrare come tali “civiltà” avrebbero potuto garantire un’esistenza migliore, tanto più che nella storia del sud est asiatico le guerre interne e le stragi ( con l’apice di Pol Pot e dei Kmer rossi) sono state molteplici e sanguinose. Certo che appare difficile anche difendere il modello attuale, dove droga, Aids e prostituzione pervadono la realtà sociale, sia pure in misura diversa nei singoli paesi. Peraltro neppure l’ordine rigoroso di Singapore attira Terzani, anche se ammette di essere diviso tra ammirazione e disgusto.
L’esperienza di quell’anno, che si concluse con la partecipazione ad un corso di meditazione buddista, lasciò evidentemente una traccia profonda sul successivo percorso esistenziale di Terzani, segnato dalla ricerca di un punto di incontro tra una spiritualità non dogmatica e la razionalità della cultura occidentale, di una risposta agli interrogativi che tormentano, al termine di una vita, un’intelligenza mai totalmente appagata.
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Non è vero ma "voglio" crederci...
Sinceramente non conoscevo Terzani come scrittore, non ho mai avuto la fortuna di affrontarlo, ma questo romanzo ha accesso in me una forte curiosità. Un genere nuovo che mi ha convinto. In particolare per questo aspetto del doppio viaggio, quello nel mondo esoterico orientale e quello condotto in assenza di veicoli aerei, spostandosi quindi a piedi, con mezzi di fortuna o fatiscenti e poco pratici trasporti locali. Senza un vero e proprio piano di viaggio. Vivere un anno da pellegrino alla ricerca di una verità e di sapori perduti. Un viaggio tra scetticismo e spiritualità , il resoconto di un percorso nei ricordi e nelle trasformazioni avvenute all’ombra di un Asia ancora dipendente e strettamente legata a quel aspetto esoterico e spirituale che la contraddistingue . Terzani affronterà maghi, sciamani, fattucchiere, fachiri, monaci e santoni, il tutto per carpire i segreti del occulto orientale.
Un testo cinico ed essenziale, senza fronzoli e orpelli, un testo che scorre veloce ma che nonostante il taglio giornalistico riesce a restituire passaggi appassionati e intensi, lasciando una goccia di sana nostalgia in chi, come me, sente ancora forte il desiderio di una vera Avventura.
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Se te lo disse l'indovino...
BENEDETTA MALEDIZIONE e' il titolo del primo capitolo in cui Terzani spiega la genesi di questo libro. Connotati della maledizione o estremi di un'occasione, era la primavera del 1976 e un indovino di Hong Kong gli predisse che nel -lontanissimo - 1993 un serio pericolo di morte lo avrebbe colpito, vietandogli di volare .
Certe predizioni non si scordano e l'autore giunto il 1993 rinuncio' a spostarsi per vie aeree . Non a viaggiare pero', ed ecco allora la polposa materia de UN INDOVINO MI DISSE.
Abbandonata la fulminea ed asettica realta' aeroportuale, egli si spostera' tra Thailandia, Vietnam, Cambogia, Malesia, Birmania e attraverso l'Asia intera per il rientro europeo utilizzando solo mezzi di terra o acqua.
Vale il prezzo del volume la riflessione di quanto il comodo aereo distragga effettivamente il viaggiatore da tutto cio' che e' l'ambiente e l'umanita' dei luoghi attraversati. In aereo si attraversa il mondo freschi, puliti, quasi privi di cognizione. I lunghi trasferimenti in treno sono faticosi ma permettono il contatto con la realta' locale, attraverso l'oblò si vede il paesaggio vero, senza la copertura di chilometri di cielo.
Il viaggio di Terzani si impernia su di un approfondimento dell'occulto che tanto appartiene alla realta' asiatica, egli infatti visitera' guru e astrologi facendosi predire il futuro ad ogni occasione , soffermandosi a descriverci ( amaramente ) i drastici cambiamenti dell'Asia nel ventennio successivo agli anni Settanta.
Bangkok soffocata dallo smog, la Cambogia cementificata coi bath raccolti dalle giovani impiegate nei bordelli - scusate, si dice barber shops, che e' piu' chic - , Singapore una tecnologica cupola di aria condizionata, le donne Malesi imbaccuccate nei veli neri imposti dall'Islam a discapito degli abiti tradizionali, i coriacei vietnamiti impoveriti e sempre piu' arrabbiati.
Non solo interessante resoconto di viaggio, il libro si consolida tra la mente e gli occhi imponendoci uno stop in cui chiederci perche' l'Oriente abbia rinunciato alla sua tradizione millenaria per rincorrere un consumismo occidentale, perche' non abbia trovato una soluzione asiatica.
" C'e' per me qualcosa di tragico in questo continente, che così gioiosamente uccide se stesso."
Un volume intenso e corposo ma di rapido incedere, estremamente interessante, proposto da un soggetto che sa essere uomo semplice, lettore, viaggiatore, osservatore e scrittore allo stesso tempo.
Letto da un europeo che di fatto non ha mai rinunciato alla propria identita' fa un certo effetto, come mi piacerebbe sapere che ne pensa un asiatico (non emigrato) di questo libro.
In attesa del commento del mio orientale, buona lettura.
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Paese che vai, usanze che trovi
Eccomi qua a scrivere ancora una volta di Terzani, dei suoi avventurosi viaggi, del suo infinito sapere e del suo saggio pensare.
Questo è un diario di bordo, pagine colme di esperienze vissute nel 1993, per l’autore un anno particolare, allo stesso tempo magico e doloroso.
Decisione coraggiosa quella di Terzani di non utilizzare aerei su consiglio di un indovino (“Perché non hai preso l’aereo? Già, perché? Forse anche per riscoprire che il mondo è un complicato mosaico di paesi, ciascuno con le sue frontiere da varcare”). Non sarebbe poi tanto strano per un individuo sedentario, ma lo è per un giornalista sempre presente in prima linea in ogni cambiamento sociale in ogni angolo del mondo, dalle metropoli alle foreste. Ha preferito prestar fede alla profezia, vivendo così mesi alternativi, alla scoperta delle cose che spesso sono sotto i nostri occhi ma non si vedono più, andando dritto al cuore dei popoli, senza tralasciare il proprio ruolo di giornalista dipendente e lo ha potuto fare grazie all’appoggio di una splendida famiglia.
Così, zaino in spalla e via per nuove avventure tramite navi, taxi sgangherati, trisciò, motorini ed altri mezzi di fortuna. Attraversando in lungo e in largo la sua amata Cina, il Giappone, Singapore e la Thailandia riscopre l’importanza della diversità, la ricchezza di ogni popolo che sta proprio nelle differenze; apprende con tristezza fin dove il progresso ha allungato i suoi tentacoli distruggendo miti e leggende, annientando culture millenarie, donando superficialità, grigiore, pochezza e smarrimento d’identità, marcando ancora di più la linea tra ricchi e poveri.
Seguendo quest’uomo il lettore visita Paesi con occhi diversi, perché non taglia certe immagini, dettagli e odori tipici, nel bene e nel male. Ho apprezzato le descrizioni dei luoghi, alcune suggestive, altre spaventose, le presentazioni caratteriali e fisiche dei personaggi che il viaggiatore incontra lungo il cammino, rendono bene l’idea della cultura locale.
Terzani si mescola con la gente del luogo, si adatta alle tradizioni e alle usanze del popolo con vivo interesse nei confronti dell’occulto. Si consulta con numerosi indovini, di ogni età, sesso, etnia e credo, giungendo alla conclusione che, forse, non è dato sapere il futuro e ciò che i veggenti vedono nel passato di chi si rivolge loro, in realtà lo leggono sul corpo, nei movimenti impercettibili e nei piccoli segni, serve insomma solo un occhio acuto. Il fatto è che bello crederci, c’è bisogno di affidarsi a qualcosa che vada oltre l’umana comprensione.
Una persona colta, una penna giornalistica chiara e diretta, capace di immortalare e tramandare pezzi di storia mondiale, racconti popolari, e tanta umanità.
Un libro che non si divora, si legge a piccole dosi perché c’è tanto da elaborare e immagazzinare, davvero interessante.
Lo consiglio? Sì, perché lo ammiro, per me è/era un piccolo grande uomo.
“Alle cose nuove manca quel carico di storia che, sempre, aggiunge pathos”
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GRANDE
Un grande giornalista, attivo sul campo della notizia, grande scrittore e narratore. Un indovino mi disse è non solo un libro di reportage ma anche un "diario di viaggio".La sua scrittura è molto semplice ma diretta e la lettura è fluida. La sua decisione di dare ascolto all'indovino gli ha fatto scoprire nuovi posti dell asia che probabilmente non avrebbe conosciuto, questa profezia la trasforma in un occasione per vedere il mondo con occhi nuovi passando un anno di vita, gia straordinaria, particolare e indimenticabile.
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assolutamente da leggere!
Questo è il primo libro che leggo di Terzani, se ne è sentito parlare così tanto di lui negli ultimi tempi per via del suo ultimo "La mia fine è il mio inzio", per la sua scelta di vita, per la sua malattia, e devo dire che quando ho deciso di intraprendere questa lettura l'ho fatto con scetticismo ma anche con enorme curiosità, si è rivelato invece una meravigliosa sorpresa. E' un libro che ha catturato la mia attenzione dalle prime pagine. Terzani è non solo un attento giornalista, di quelli veri, che operano sul campo, è anche un meraviglioso narratore. Scrive in maniera semplice, diretta, coinvolgente come ogni vero scrittore sa fare. “Un indovino mi disse” è un romanzo di viaggio e reportage insieme. Il racconto che Terzani fa dei suoi viaggi, rigorosamente non in aereo, è appassionante, le descrizioni dei luoghi e dei fatti che vive e ai quali assiste non sono solo cronaca, sono pura emozione. Leggendo questo libro devo confessare che mi sono appuntata parecchie frasi che credo meritino di entrare in una delle tante raccolte di citazioni celebri e che rileggerò con molto piacere nei tempi a venire. Sono stata favorevolmente colpita poi dal modo con il quale Terzani racconta la propria fascinazione per l'oriente e per le filosofie orientali in genere. Non mi aspettavo fosse così critico verso quel mondo così lontano da quello occidentale, in cui accadono cose e si crede in fatti inspiegabili e di fronte al quale non può tuttavia che arrendersi e subirne il fascino. Fantastico il racconto del suo incontro con un ex collega giornalista tedesco diventato monaco tibetano, che "persegue la meta di altri, dietro un'illusione che non è nemmeno la sua". Terzani non comprende la necessità della sua conversione, "avrebbe potuto fare il francescano o il gesuita all'interno della propria cultura", non capisce l'occidente alla ricerca di "esotismi", un occidente che trasforma i dogmi n "bestsellers" però di quel mondo ne é suo malgrado parte anche lui, che svolge il proprio lavoro in oriente e non in Italia, che sogna di trasferirsi in India piuttosto chedi ritornare nella natia Firenze. Meraviglioso il racconto della sua decisione di frequentare un corso di meditazione ,inizialmente faticosissimo per lui che è molto scettico in proposito, gli pare una "roba per disorientati, una risposta di evasione ai problemi del mondo" ma che lo aiuterà invece a sentirsi ancora e defitivamente più vicino a quell'Oriente che tanto ama.