Shikò. Una bambina di strada
Letteratura italiana
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Un libro per capire
Libro intenso e molto scorrevole nella lettura. La storia viene raccontata in prima persona da Shikò: le sue origini, i suoi trascorsi (duri e crudi), le speranze future. In concomitanza col suo racconto si hanno i commenti di padre Kizito che spiega da un punto di vista esterno il mondo degli "street children" e l'ambiente che li circonda, riportando altre storie di famiglie e bambini d'Africa. È un libro che mostra la degradazione umana allo stato puro con un linguaggio che non sottintende nulla: le vittime sono bambini dai quattro ai quindici anni, orfani o scappati di casa, che cercano un pò di consolazione per strada, tra bambini come loro. Ma, al contrario delle loro aspettative, ciò che li attende sono la galera, le violenze, le torture. Unico mezzo per sfuggire a tutta questa sopraffazione è la droga: fumano, sniffano, si bucano. Per alcuni, come Shikò, qualcuno tende loro una mano amica e li mette in salvo. Per altri l'unica via d'uscita è la morte.
Penso che un paragrafo molto significativo, che racchiude il pensiero di vita di tutti gli street children sia questo: "La strada è stata la mia vita. Che strano effetto ripensarci... Solo ora mi pare che i ricordi servano a qualcosa. A quel tempo mi appariva tutto così normale. Una strada come le altre, una prigione come le altre, una vita come le altre. Banale, scontata, inevitabile. La vita, come anche la morte. Non che valesse molto la nostra esistenza di allora. Un oggi attaccato a un altro oggi e ancora a un altro oggi... Il giorno, la notte, e la lotta per sopravvivere all'uno e all'altra".
Dalla lettura di questo libro-documento sono fluite un sacco di emozioni e riflessioni, impossibili da trascrivere. Leggetelo per capire cosa intendo.