Il calamaro gigante
Letteratura italiana
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Disegniamo il nostro calamaro gigante
Non è altro che un bambino con dieci nonni, un bambino chiamato a disegnare il suo animale preferito e che non resiste alla tentazione di disegnare quel calamaro che tanto ama e tanto lo incuriosisce. Con i suoi tentacoli, con il suo poter esplorare le profondità marine. Un animale spesso considerato come inesistente e/o protagonista delle fantasie e dei racconti dei marinai che dopo lunghi viaggi facevano ritorno a casa. Eppure, eppure, eppure, quel calamaro con le sue grandi e abnormi dimensioni sembra esistere davvero. E i protagonisti di questa storia a firma Fabio Genovesi lo sanno bene.
«Perché mica lo sanno, che del mare non sappiamo nulla. Che dietro il tendone ci sono le tigri, le scimmie, i mangiatori di spade, gli sputafuoco, le donne con la barba e i lanciatori di coltelli. E i calamari giganti.»
Ed è davanti a questo che apprendiamo la consapevolezza più vera: del mare non sappiamo nulla. Conosciamo soltanto la sua buccia, il suo strato più esterno. Per il resto ci affidiamo al sentito dire, alle storie che vengono tramandate. E lo stesso vale per quel ragazzino che quelle storie ascolta e fa proprie tra giorni di derisione e rivincita perché tra quei banchi di scuola ha avuto il coraggio di disegnare il calamaro gigante e cioè il suo animale preferito.
«Si spandono nell’aria, ti entrano dalle orecchie e dagli occhi, se ne fregano del cervello che crede sempre di sapere tutto, colano giù fino al cuore e addio.»
Non dobbiamo quindi temere di spingerci oltre, di guardare al cosmo e alle sue bellezze, all’infinito e alla sua indeterminatezza, allo stupore che solo i sogni e le storie sanno suscitarci perché questo e questo ancora è il nostro vivere, la nostra linfa. Ed è ancora questo il filone attorno al quale ruota questo ultimo lavoro di Fabio Genovesi, uno scritto che spazia portandoci sempre più “al largo” in una narrazione senza confini.
«[...] la risposta a chi ha dubbi sul proprio amore per qualcuno. È chiara e semplice, e in realtà è una domanda: Hai ancora voglia di raccontargli storie? Storie su quel che fai, che pensi, che hai visto o sentito. È così che capisci se siete ancora innamorati. [...] L'amore è un bisogno urgente di raccontare, di ascoltare, di condividere e mescolare tutto quello che vivete, che avete fatto dal primo giorno di asilo fino a oggi, ogni cosa ha senso solo adesso che siete insieme e potete raccontarvela.»
Perché Genovesi ci ricorda e ricorda ancora quanto sia importante narrare, raccontare, osservare e far proprie le storie che ci circondano per fare nostri quegli insegnamenti e guardare davvero al mondo circostante.
Un libro che per i suoi connotati o si ama o si odia, uno scritto che spazia prima di tutto nella fantasia e che dunque è adatto a chi ama in primo luogo la scrittura del narratore ma anche quell’immaginazione che la fa da padrona.