Due mondi e io vengo dall'altro
Letteratura italiana
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Alessandro Banda è nato a Bolzano nel 1963. Si è laureato in lettere all’Università di Padova, dove ha conseguito anche il dottorato di ricerca in Filologia italiana. Docente nelle scuole superiori dal 1993, insegna al Liceo pedagogico di Merano. Ha pubblicato: Dolcezze del rancore (2001) per Einaudi; La verità sul caso Caffa (2003), La città dove le donne dicono di no (2005), Scusi, prof, ho sbagliato romanzo (2006), Come imparare a essere niente (2010) e L'ultima estate di Catullo (2012) per Guanda.
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ALTO ADIGE – SUEDTIROL
Nell’inserire questa scheda ho clamorosamente errato classificandolo come romanzo, non lo è affatto. A fine lettura non potrei affermare che sia una sorta di autobiografia o di saggio, ma semmai un insieme di questi due generi.
Alessandro Banda è nato a Merano per un errore amministrativo: suo padre, insegnante come lui, doveva essere trasferito da Treviso a Castelfranco Veneto, o viceversa, ma una svista di un impiegato (italiano) lo portò in quel di Merano, dove incontrò la donna che sarebbe poi diventata mamma dell’autore. Il tutto sembra molto romantico, una fatalità felice, ma l’autore non pare della stessa idea.
In questo suo libro ci racconta della problematica questione italiani – tedeschi, della nomenclatura di questo angolo di terra al confine con l’Austria (siamo in Alto Adige o in Suedtirol?), delle storpiature avvenute in epoca fascista, quando molti comuni sudtirolesi sono stati italianizzati con la semplice aggiunta di una o finale (Meran – Merano, Vilpian – Vilpiano), o con aggiunta di lettere (Scena – Schenna), o con modifiche per assonanza (Brixen – Bressanone), o con nomi che non sembrano avere alcun legame tra loro (Sterzing – Vipiteno).
L’autore scrive di getto, in modo talvolta sarcastico, ironico, sprezzante, graffiante, talvolta con toni più nostalgici, più miti, come per richiamare o riconoscere, seppur a malincuore, la bellezza dei posti in cui ha la fortuna di vivere; ma è forse vero che l’erba del vicino è sempre più verde? Dalle sue parole sembra proprio di si; e così scopriamo che a Bolzano c’è una via conosciuta come zona chinatown e pensi ma dai??? Sono arrivati anche lì??? Oppure leggiamo di alberghi superstellati in cui in certi periodi dell’anno fanno la loro comparsa vips, di quelli con la V maiuscola, quelli di cui i telegiornali e i giornali straparlano e ti viene da dire ma??? Anche lì?? Possibile??? Ebbene pare proprio di si, pare che tutto il mondo sia paese, giusto per usare un altro proverbio che, a quanto pare, nascondono sempre un fondo di verità oltre che di saggezza popolare.
Ma, caro il mio Alessandro Banda, se credevi di farmi cambiare idea sul Suedtirol, sulla sua bellezza, la sua magia, i suoi usi e costumi poco italiani e molto tedeschi, se credevi di farmi desistere dal tornare anno dopo anno in questo splendido lembo di terra che si trova lassù, beh ti sbagliavi di grosso! Riconosco la maleducazione dei turisti che invadono le località sudtirolesi, i loro schiamazzi fastidiosi, i rifiuti che disseminano per strade e, ahimè, per boschi, ma io rientro nella categoria di turista atipico: quella che non tollera le cartacce degli altri nei boschi e che le raccatta per non lasciarle lì, quella che resta a bocca aperta davanti all'ennesimo maniero inespugnabile che diventa la meta prossima più ambita, quella che resta affascinata dai colori della natura, dagli animali, dalla cultura, dalla storia che ogni angolo di ogni piccolo o grande paese racchiude in sé, quella che ha scoperto un mondo e che nonostante venga dall'Italia (l’altro mondo), non smetterà mai di ammirarlo, amarlo e viverlo!