Stelle di cannella
Letteratura italiana
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La felicità rende ciechi. La ragione cede.
Fiocchi di neve danzano in cielo, candidi ed imperterriti, vorticando impetuosamente su un'amena cittadina tedesca. Odore di stelle di cannella. Profumo dolce e penetrante, avvolgente. Il fuoco scoppietta nella stufa, i vetri si appannano. E' la Vigilia di Natale del 1933, a David, Jutta (la madre) e Jacob (il padre) sembra essere evaporata la libertà. In trecentosessantacinque giorni. Un lampo imprevedibile e cocente, disarmante e terribile.
Tale è stata l'ascesa di Hitler al potere. Un'avanzata implacabile, anticamera di quello che la storia ha definito il più grande dramma di sempre.
C'è, nella nostra società, un interesse quasi insano per gli eventi di cui ebrei e molte altre classi sociali furono vittime, interesse che spesso non è giustificato dal desiderio di mantenere la memoria ma di conoscere fino a che punto si sia spinto l'odio ariano e la sofferenza ebrea. E' il desiderio di rassicurarsi, come per avere la certezza di sentirsi sicuri da un evento simile, è la passione per il dolore degli altri. E ormai la tempesta di video, libri immagini riguardanti la Shoah è così intensa nell'uomo che si è diventati refrattari, a un passo dall'insensibilità. Il motivo? Il non potersi immedesimare in coloro che hanno sofferto, la paura di quel dolore. Il tentativo della ragione di comprendere l'irrazionalità. Semplicemente impossibile.
Helga Schenider cambia prospettiva: distante da guerre, campi di sterminio e crimini contro l'umanità, almeno negli eventi più palesi, coglie, in un'istantanea incisiva ed essenziale, lo sconvolgimento che le leggi razziali hanno causato nella quotidianità.
Attraverso gli occhi di David, un bambino ebreo, si apre la voragine del delirio comune, della folla istintuale, pronta a rinnegare ideali, dignità, ragione, sgretolare la normalità, per divenire mezzi irrazionali nelle mani di un uomo le cui idee hanno raggiunto l'apice della follia. Un parossismo drammatico ed inquietante.
Qual è la colpa di David, a dieci anni, essere nato ebreo? Per Hitler sì, e le leggi razziali saranno spietate. Fritz, l'amico di David, inseparabile compagno di giochi, si trasforma, plagiato dall'ideologia nazista, in un bambino che ha perso il diritto di giocare, in un giovane costretto a crescere troppo in fretta. Senza libertà, avvinghiato all'idea onnipotente di potere che lo porterà a tormentare David.
Il suo è un odio irrazionale, che si riflette con drammaticità, sul gatto nero, Koks, di David, accusato di compromettere Muschi, la gatta ariana di Fritz. Per David e la sua famiglia inizia l'inferno. E anche Lene, sorellastra di David, ariana e sposa di un importante uomo, sarà costretta a scegliere. E l'occhio di Hitler non lascia scampo.
La forza di questo breve romanzo sta nella sua tagliente rappresentazione della realtà. Stile scarno, efficace, abbastanza incisivo, capace di rendere concreto il dramma imminente, in grado di riprodurre l'atmosfera irreale e sconcertante che ha accompagnato gli anni più bui della storia mondiale. E' un libro che parla di odio, dolore, sofferenza. L'immagine forte e pungente del delirio antisemita e la lotta degli ebrei per il futuro.
La propaganda è ideologia.
L'odio è normalità.
La ragione è schiava dell'irrazionalità.
Questo il nazismo. Questo Stelle cannella. Questo ciò che non va dimenticato.