La guerra di Toni
Letteratura italiana
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Con gli occhi di un bambino
Come pregavano i bambini cagliaritani nel ’43?
“ Fa’ che non suoni la sirena
fa’ che non vengano gli aeroplani
fammi vivere sino a domani
e se qualche bomba casca giù
dolce Madonna salvami tu.”
È una preghiera semplice e straziante di bambini che nel ’43 sentirono la guerra da vicino.
A gennaio si contarono i primi sei morti a Elmas, il 17 febbraio furono bombardate Cagliari e Gonnosfanadiga: furono i primi grandi bombardamenti e la conta dei morti fu più straziante, nell’ordine del centinaio per località. Cagliari subì attrezzata di rifugi e consapevole di poter rappresentare un bersaglio, tanti infatti all’epoca sfollarono nei paesini della provincia, Gonnosfanadiga, centro agricolo senza importanza strategica, assistette, basita, alla carneficina che si abbatté sul rettifilo del paese, scambiato dai piloti americani per la pista dell’ aeroporto militare di Villacidro, un paese poco distante. In entrambi i casi morirono anche dei bambini. Il libro in particolare è dedicato ai bimbi di Gonnosfanadiga, paese nel quale io lavoro proprio a contatto con giovanissimi .Il ricordo è vivo, il paese conserva le tracce degli spezzoni, sui muri, sui cancelli, sui corpi, nella memoria.
Le bombe utilizzate, a frammentazione, colpirono con le loro schegge micidiali tutto e tutti, soprattutto donne e bambini.
Il romanzo di Lo Bianco narra la vicenda di Toni, Antonino, dodicenne di Gomas- verosimilmente Elmas- il quale con due amici, in piena guerra, contravvenendo a qualsiasi raccomandazione dei genitori, prende il treno per andare al cinema a Cagliari a vedere Gianni e Pinotto. Il convoglio subisce un bombardamento aereo e i tre amici si ritrovano a contatto con la guerra, l’orrore, la morte. Il trio presto si scioglie e Toni si perde, ferito, in una Cagliari colpita al cuore fino a quando incontra Beatrice...
La storia è fondamentalmente giocata su due piani temporali: un presente nel quale un giornalista, durante il dopoguerra, tenta lo scoop della vita strumentalizzando il caso umano del giovane Toni che vive nelle grotte cittadine, e un passato nel quale si rivivono i bombardamenti su Cagliari attraverso la vicenda di un dodicenne.
La lettura scorrevole e gradevole permette ai ragazzi di oggi di intravedere gli orrori della guerra, di partecipare emotivamente a eventi attraverso il punto di vista di un coetaneo che anche nei momenti più tragici , sperando di ritrovare casa, studia la scusa meno improbabile per giustificare la sua assenza che sicuramente sta facendo preoccupare la famiglia. Il lettore sardo, in particolare, si ritroverà nelle tipiche espressioni idiomatiche della lingua che rendono la narrazione ancor più realistica e vicina senza inficiare la comprensione di chi sardo non è. Ho trovato questa scelta linguistica coraggiosa ( pubblica Rizzoli) e insieme riuscitissima. Lodevole e meritevole tutto il lavoro di Lo Bianco che recuperando, mi è parso di capire dai ringraziamenti finali, una storia vera, ci dona l’emozione di una bella narrazione, ben contestualizzata a livello storico, mai pesante e molto adatta alla fruizione dei giovanissimi. Complimenti all’autore.