Il cacciatore di sogni
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
Albert Sabin
E’ il 4 luglio 1984 quando Luca, suo fratello e sua madre si accingono a fare rientro in Italia da Barcellona, luogo dove si erano venuti a trovare per favorire gli studi universitari di Filippo, il maggiore. Quello che si apre davanti a loro è un volo particolarissimo, da un lato i passeggeri sono in subbuglio perché Diego Armando Maradona effettuerà la tratta con loro, dall’altro lo è il nostro piccolo protagonista che arrabbiato con il fratello per l’incidente della mano, viaggia accanto ad un uomo anziano apparentemente normalissimo. E’ affranto Luca, il suo sogno è fare il pianista ma a causa di una spinta di Filippo mentre era sui pattini è caduto e si è gravemente leso la mano. L’uomo, appresa della notizia, gli mostra un volume intitolato “I cacciatori di microbi” e decide di raccontargli una storia, una storia magica e vera e avente quale protagonista Albert Sabin. Nato a Bialystock, in Polonia, nel 1906 e costretto a fuggire negli Stati Uniti a causa dell’incedere del fenomeno della discriminazione razziale, lo scienziato manifesta il desiderio di dedicarsi allo studio delle malattie e rifiuta con tutto se stesso la possibilità di diventare dentista come avrebbe voluto lo zio. Entra nel laboratorio del Dott. Park e concentra interamente i suoi studi sulla poliomerite, riuscendo a portare a termine quel vaccino che lo ha consegnato alla storia. Per farlo dovrà però scendere a compromessi, lasciare gli ostacolanti USA e recarsi in Russia.
Con “Il cacciatore di sogni” Sara Rattaro torna in libreria con un racconto per ragazzi dai toni fiabeschi ma dalla morale profonda. E lo fa donandoci un libro che ben mixa leggerezza, immaginazione (grazie alle accurate illustrazioni ivi presenti) e riflessione. In un periodo storico come quello attuale in cui i vaccini sono fortemente contestati, è importante soffermarsi a riflettere sul perché sono importanti e sul perché sono nati. Senza contare, ancora, la spinta all’ottimismo e alla volontà di credere in quel che facciamo e nei nostri sogni, ieri, oggi e domani, ancora e ancora.
Il testo risulta essere adatto sia a grandi che a piccini ma considerando lo stile narrativo novellesco e leggero adottato sicuramente coinvolgerà maggiormente i secondi che i primi. Di fatto, un posto nel cuore per Albert Sabin.
«Si vede meglio a occhi chiusi, l’ho con musica. Lo faccio spesso anch’io. Seguo le note come se le vedessi sul pentagramma e poi le lascio volare via. Mi portano lontano, tra stelle più luminose, sopra le montagne più alte o nei mari più profondi ma poi, arrivano sempre a casa del nonno, dove ho i ricordi più belli.» p. 37
«Solo i grandi uomini possono diventare grandi scienziati, ma la nostra grandezza si misura sempre dalle cose più piccole» p. 55
«Vedi, la vita può cambiare da un giorno all’altro, e non solo se sei la mia vittima di un brutto incidente, ma anche se sei la persona che da quell’incidente si è salvata senza farsi un graffio» p.82
«Il talento dev’essere messo alla prova prima di essere misurato…» p.98
«La relazione che lega la musica all’anima è stretta come il nodo di un marinaio. Questo spiega perché ogni vita ha una propria colonna sonora, o meglio, perché ogni battuta di esistenza possiede una propria melodia. Non esiste un solo neuroscienziato che non avvalori la tesi secondo cui ascoltare musica o suonare uno strumento provoca cambiamenti nel nostro cervello. Capire come e perché questo avvenga è la vera sfida. Potrebbe essere istinto? Lo stesso che ci spinge alla fuga quando scoppia un incendio o ci fa controllare a destra e sinistra prima di attraversare la strada? Non si sa. La musica parte e noi battiamo il tempo, muoviamo qualche muscolo o addirittura balliamo. Non so se sia istinto di sopravvivenza, so di certo che l’esistenza della musica dimostra che non siamo fatti di sola carne»