Narrativa italiana Libri per ragazzi I tacchini non ringraziano
 

I tacchini non ringraziano I tacchini non ringraziano

I tacchini non ringraziano

Letteratura italiana

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Lo zoo personale di Andrea Camilleri è fatto di animali e di storie che entreranno nella nostra vita per sempre. Sono ritratti en plein air: impossibile leggerli e vederli senza sentire dentro qualcosa di fortissimo, perché sono pieni di affetto, confondono il confine tra la coscienza umana e quella degli animali e sono sempre a favore di questi ultimi, nel senso di un'armonia della vita solo nel rispetto di tutte le specie viventi. Cani, gatti, cardellini, ma anche volpi, serpenti e tigri sono descritti come portatori di uno spirito ricco di amore e di intelligenza, molto più complesso e profondo di quanto pensiamo: una 'magaria' inesauribile. Ciascuno di loro sembra comprendere la logica degli uomini, che di volta in volta sfrutta a suo favore o prova a sconfiggere con varie strategie, sempre vincenti: dalla dignità dei tacchini al canto riconoscente di un cardellino, dall'astuzia di un lepro alla commovente compostezza di un gatto innamorato, dalla mite bellezza di una capra alla puntualità discreta di un serpente. Allo stesso tempo Camilleri ci ricorda che forse il mondo è diventato troppo brutto perché la bellezza degli animali abbia diritto a esistere. Ogni storia ci lascia con la consapevolezza dolceamara di tutto quello che rischiamo di perdere, ma anche con la quieta fiducia che sia ancora possibile un mondo in cui convivere e rispettarsi, con l'ausilio di un po' di buon senso e di umorismo, un mondo meno prepotente e più meritevole di bellezza. Quella che Paolo Canevari con la grazia e la leggerezza dei suoi animali ha fissato sulla carta, anche lui, per sempre.



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I tacchini non ringraziano 2019-06-17 20:54:31 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    17 Giugno, 2019
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Che cosa penseranno gli animali di noi?

Anche quest’opera di Camilleri risale ad una idea di circa dieci anni fa, come “Il cuoco dell’Alcyon”. Se viene pubblicata solo ora (come scrive l’autore in una nota) lo si deve ai due piccoli pronipoti, ai quali queste storie di animali sono dedicate. Sono dodici storie, dodici incontri con animali di ogni genere, cani, gatti, uccelli, maiali, vipere, capre, tutti con un loro percorso significativo per la vita di Camilleri. Un agile libretto, che si legge in poche ore. Non ci sono avventure mirabolanti né riflessioni filosofiche sugli strani rapporti uomo-animale, ma solo appunti di vita vissuta, ricordi d’infanzia messi giù con stile semplice, colloquiale, privo di fronzoli, che ci fanno capire quanto contino gli animali per l’autore, che sembra amarli incondizionatamente, al punto da temere un loro ipotetico giudizio sulla nostra razza, quella umana. Alcune sono storie commoventi, come quella delle capre girgentane in via di estinzione o del cane denutrito che soccorre una gatta ammalata portandole pezzetti di carne, altre buffe e singolari: vale per tutte quella del cardellino Pimpi che sapeva imitare, addirittura “con voce rauca e profonda, dall’accento inconfondibilmente siciliano”, la voce stessa di Camilleri. Il racconto che dà il titolo al libro (“I tacchini non ringraziano”) si riferisce alla strage dei poveri e grassi pennuti in occasione del Thanksgiving Day negli Stati Uniti, una morte annunciata incontro alla quale i tacchini vanno con “suprema dignità”. L’autore è totalmente dalla loro parte. Proprio per questo stridono (ed è forse l’unica pecca del libro) i due racconti che citano episodi di caccia: “Il lepro che ci beffò”, in cui si narra dell’astuzia di un “lepru” (maschio della lepre in siciliano!) che si finge morto per sfuggire al padre di Camilleri, cacciatore, che credeva di averlo colpito a morte, e “L’incantesimo della volpe”, che descrive lo stupore di un giovane Camilleri cacciatore, incantato dai riflessi del sole sul folto pelo di un cane, che lo affascinano e gli fanno perdere la preda, una volpe appunto, causa inconsapevole di un fortunato incantesimo. Ma Camilleri è ben consapevole di amare incondizionatamente il mondo animale. Basta leggere la nota alla fine de0060043 libro, che va ben oltre: “se veramente un giorno riusciremo a sapere quale opinione hanno di noi gli animali, sono certo che non ci resterà da fare altro che sparire dalla faccia del pianeta, sconvolti dalla vergogna”. Infine, è d’obbligo citare i disegni di animali stilizzati che animano i racconti: sono di Paolo Canevari, uno degli artisti italiani più noti a livello internazionale.

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Le opere di Andrea Camilleri.
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I tacchini non ringraziano 2019-03-06 20:43:56 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    06 Marzo, 2019
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Dalle parti della mia casa in Toscana

Protagonisti de I tacchini non ringraziano di Andrea Camilleri sono in prevalenza animali domestici – cani, gatti e uccelli – ma c’è spazio anche per qualche rettile (L’anno della grande caccia: “Ci metta due o tre ricci, I ricci se le mangiano, le vipere… Era un verdone… don Gaetano…”).

I racconti traggono ispirazione da esperienze vissute nella casa di campagna dello scrittore (“Si aggirano strani uccelli dalle parti della mia casa in Toscana. La casa si trova nelle vicinanze del Monte Amiata a 850 metri d’altezza ed è circondata da un bel pezzo di campagna”).

In tutta sincerità credo che con gli animali si possano scrivere ben altri racconti (del resto la letteratura è ricca di esempi illustri da Esopo, Fedro, La Fontaine, Andersen e via discorrendo) e anche i disegni – sagome nere stilizzate – non sono certo un omaggio alla fantasia e ai colori della fauna.

In alcune storie aleggia l’ombra della caccia (Il lepro che ci beffò: “Portavamo doppiette cariche ma aperte e appoggiate al braccio”) e della prigionia (Pimpigallo e il cardellino: “Anche lui doveva essere un evaso pentito della fuga”).

Giudizio finale: benevolo ed empatico. Forse gli animali meriterebbero qualcosa di più da un grande scrittore come Camilleri…
Bruno Elpis

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