Narrativa italiana Letteratura rosa L'amore a vent'anni
 

L'amore a vent'anni L'amore a vent'anni

L'amore a vent'anni

Letteratura italiana

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Giulio e Silvia abitano nella stessa via, ma si conoscono in facoltà. Lui, cresciuto insieme a due fratelli più grandi e genitori che stanno insieme da sempre, è ancora legato al ricordo di amori infantili fatti di sguardi fugaci e imbarazzi; lei, costretta a vivere con una madre che non sopporta, ha varie storie tormentate alle spalle e si crede ormai incapace di legarsi a qualcuno. Sullo sfondo di una Roma umorale e capricciosa, Giulio imparerà che l'amore è qualcosa di molto diverso da ciò che leggeva nei libri e vedeva nei film: è un nuovo modo di guardare il mondo e di sentire le cose, e una forza capace di trascinarti ovunque - anche a scoprire, in un fatale giorno di fine estate, il più inaspettato e beffardo dei segreti.



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L'amore a vent'anni 2018-11-30 09:41:38 Ginevrosità
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Ginevrosità Opinione inserita da Ginevrosità    30 Novembre, 2018
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Titolo quantomai azzeccato

Qlibri si raccomanda di non inserire come titolo alla recensione quello del romanzo, in questo caso però non ho parole (o fantasia) con cui intitolare questo commento, e la mia logica suggerisce che di fatto è così: il romanzo descrive esattamente le dinamiche dell'amore in quell'età in cui si passa l'80% del proprio tempo a sognare, immaginare, plasmare una relazione amorosa.
Il punto di vista è di Giulio, un ragazzo preso dai suoi studi umanistici. Ama i libri e i film. Vive di famiglia (mamma, papà e fratelli), di tv accesa la sera per compagnia e anche di uscite con gli amici.
Racconta di come la normalità della sua vita procede tra alti e bassi, tra le discussioni di mamma e papà che rendono il clima a cena davvero pesante per un tipo riflessivo come lui; presto impara che la vita non è sempre un sogno e non è fatta delle soffici nuvolette che ha nella sua testa, impara che accadono cose a cui non aveva mai valutato di pensare... E per un tipo sensibile come Giulio, è difficile in primis stentare a credere alla realtà, e poi agire.
E' il principio di una crescita che può emozionare coloro che hanno vissuto in salita fino ai vent'anni, sul vagone di un trenino delle montagne russe, coloro che si godono il panorama fino a quando la giostra si blocca in quello spazio prima di una ripida discesa e ci si ritrova a fare i conti con fatti e sensazioni mai conosciute.
Per Giulio la ripida discesa è Silvia, o forse è un mezzo in realtà, necessario a disillusione. Silvia è come l'acqua, l'aria, il vento, non la può fermare nemmeno il lettore, non si sa dove va, che fa, che pensa.
Lo stile è lineare, la trama (come si dice oggi a vent'anni) "ci sta", l'effetto sorpresa c'è, a prescindere dal fatto che il lettore lo possa considerare banale e consueto.
Roma poi, è descritta a grandi linee nella sua bellezza storica ma anche attraverso lo specchio dei giorni odierni in qui si riflette la sua particolarità. Io poi non ho mai visto la capitale, e leggere certe dinamiche mi ha portato senz'altro a desiderare di prenotare un viaggio, ma ciò che è più apprezzabile è che mi ha dato un'idea semplice e curiosa.
Sarebbe bello se i depliant turistici fossero scritti da ventenni che si affacciano al futuro, quel futuro che per Giulio fino ad ora era solo un'idea degli altri... E adesso cosa farai, quando ti trovi a farla tua?
Ma torniamo al mio pizzico di cattiveria: avrei caratterizzato la figura paterna con colpi di penna più decisi, avrei dato più colore al colpo di scena. Ma questo è solo il primo colpo di Biferali, ho visto che sta scrivendo un altro romanzo che di sicuro leggerò e commenterò.
Buona la premessa, intanto!

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