Io sono Heathcliff
Letteratura italiana
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Sequel deludente
Delusione. Ecco la parola che esprime perfettamente il mio stato d'animo al termine della lettura di questo romanzo. Ok, lo ammetto, un pochino me la sono andata a cercare. Qualcuno, giustamente, potrebbe chiedersi: come può un'amante di Cime Tempestose lasciarsi, passatemi il termine, abbindolare da un libro come Io sono Heathcliff? In fondo, il paragone al classico è quasi d'obbligo.
Ero consapevole che il romanzo non sarebbe mai stato all'altezza del capolavoro di Emily Brontë (chi mai potrebbe riuscirci, dopotutto?) ma, in qualche modo, speravo in una lettura quantomeno coinvolgente ed emozionante. Dopo una lunga attesa, iniziata a giugno 2011 (col bonus d'esser presa per una "pazza maniaca convinta di essere Cathy" quando, in libreria, chiesi di questo romanzo), e la pubblicità fatta, avevo davvero grandi aspettative. La trama mi incuriosiva parecchio con quel suo tocco fantasy e, cosa che ha avuto grande peso nella decisione di acquistarlo, la possibilità d'incontrare nuovamente, nella pagina, quei personaggi così carismatici che avevo adorato così tanto: Heathcliff e Cathy.
Questo romanzo è stato presentato come il sequel, in salsa fantasy e ya, dell'intramontabile opera dell'autrice inglese. La scelta di riprendere uno classico dello spessore di Cime Tempestose, la sua storia e i suoi personaggi, e utilizzarlo come base di partenza per la stesura di un romanzo d'esordio è stata molto ambiziosa ed rischiosa. In un certo senso, una vera e propria arma a doppio taglio dato che, come il titolo stesso, richiama il lettore a fare un confronto.
«Le rocce ne saranno custodi. La brughiera prigione.
Finché una Figlia di Sangue non giungerà per ridare il sale alle loro ossa.
E la terra non griderà più i loro nomi»
Elena è una ragazza viziata, capricciosa, e col mondo ai suoi piedi. Damian, invece, è un giovane cresciuto in fretta, che ha imparato a sopravvivere con le sue sole forze. Quando s'incontrano, durante un tentato scippo, scatta qualcosa, un'immediata attrazione che li sconvolge e che li porterà ad incrociare i loro passi più volte. Esattamente come Cathy e Heathcliff, protagonisti di Cime Tempestose, il loro amore verrà messo alla prova ma, gli spiriti inquieti dei due amanti "veglieranno" sui giovani affinché facciano la scelta giusta.
Quando ho iniziato a leggere il libro ero certa che la vicenda si svolgesse nello Yorkshire, dove si trova Wuthering Heights. Purtroppo no. La stragrande maggioranza della storia è ambientata a Roma e, cosa che mi ha quasi fatto interrompere la lettura e far volare il libro fuori dalla finestra, riprende in modo piuttosto evidente alcune scene del libro "Tre metri sopra il cielo" di Federico Moccia (il primo incontro tra i due protagonisti, l'amico e l'amica dei due, i caratteri e l'estrazione sociale, le scene della moto, pure la prof "bastarda"). Sorvoliamo e passiamo, invece, ai protagonisti. Elena e Damian rispettano tutti quei luoghi comuni a cui c'hanno abituato film, libri e serie tv (gli opposti che s'attraggono, la relazione che non può funzionare perché sono troppo diversi, la rivale in amore, ecc) ma non trasmettono nulla al lettore. Così come gli spiriti di Heathcliff e Cathy: mancano totalmente di forza. Troppo buoni e, a tratti, melensi per essere quei personaggi caratterizzati da odio, egoismo e vendetta.
L'idea non era malvagia, anzi l'ho trovata originale. Purtroppo, lo sviluppo è risultato, a mio parere, carente su più punti: la caratterizzazione dei personaggi, i dialoghi e alcune descrizioni un po' forzate, le scene piuttosto sbrigative ed un finale davvero troppo scontato e "sempliciotto". Tra l'altro una cosa mi ha lasciata piuttosto perplessa (forse dovrei dire sconvolta): ma come cavolo fa', Elena, a non conoscere Cime Tempestose e a non collegare che la tenuta in possesso del padre, guarda caso, ha il medesimo nome di quella del romanzo?
Lo stile dell'autrice è abbastanza buono e avrà sicuramente modo di migliorarsi. Credo che l'aver presentato il suo romanzo d'esordio come il sequel fantasy di un caposaldo della letteratura inglese l'abbia penalizzata parecchio. Pertanto, non mi sento di consigliare questo romanzo alle amanti di Cime Tempestose ma non escludo che, per altri, possa rivelarsi una lettura piacevole.
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Un bel pomeriggio insieme a Cathy e Heathcliff
Partiamo dal principio: “Cime Tempestose” di Emily Bronte è stato ed è tutt’ora un grandissimo romanzo, ma l’amore tra Heathcliff e Catherina che non era mai riuscito ad arrivare a un punto di incontro, se così si può dire, mi aveva lasciato l’amaro in bocca.
Questo sequel tanto atteso mi aveva fatto fare i salti di gioia, non vedevo l’ora di poterlo leggere e in questi giorni finalmente ci sono riuscita! Iniziamo ad analizzarlo:
I personaggi di “ Io sono Heathcliff” sono così ben descritti da sembrare reali, forse perché li possiamo riconoscere nel compagno di classe o nell’amico. Elena, ragazza ricca, è abituata ad avere sempre tutto quello che desidera, eppure le cose in famiglia non vanno particolarmente bene: si sente trascurata dai suoi genitori. Il suo personaggio nel corso della storia si evolve, mostrando al lettore il suo vero carattere e sacrificando ogni cosa a lei cara pur di non mettere nessuno in pericolo, ma di lei mi ha colpito il suo modo di vedere il mondo, sarà perché anche io sono così, lei non conosce sfumature, ogni cosa è o bianca à nera, se non è amore è odio…
Damian invece ha un passato e un presente difficile e non può neppure scegliere il suo futuro perché già scelto da suo zio mafioso. Il suo perseverare, il non arrendersi mai e i suoi profondi occhi neri ha colpito il centro del mio cuore facendomi innamorare di lui.
La storia si basa su due storie d’amore: tra cui quella di Catherine e Heathcliff che vengono risvegliati da una discendente, Elena una figlia di sangue, e cercheranno di impossessarsi dei loro corpi per poter vivere, come diceva la profezia, la loro storia d’amore che non avevano saputo, o per meglio dire voluto, vivere quando erano ancora in vita. Elena e Damian dovranno affrontare più di una peripezia, ma un caldo e dolce amore sboccerà fra loro, facendoci sognare ad occhi aperti ancora una volta.
Un tema che viene toccato all’interno del racconto è quello della famiglia, infatti il padre del protagonista maschile è scappato e nessuno sa dove sia e il figlio, appunto Damian, deve cercare di risanati i debiti da lui lasciati, mentre i genitori di Elena ossessionati dal lavoro sono completamente disinteressanti a lei tant’è che lei cerca in tutti i modi di farli arrabbiare pur di ricevere attenzioni.
Lo stile e la scrittura sono davvero eccezionali per una scrittrice esordiente: scorrevole, lessico semplice ma ricco, anche se troppo spesso ci sono sbalzi temporali, si passa da un giorno alla settimana dopo, creano un po’ di confusione e non concedono molto tempo per far vagare la fantasia del lettore.
Eppure in tante virtù c’è sempre un ma, all’interno della storia ci sono alcune incoerenze che saltano subito all’occhio e rendono il romanzo un po’ meno credibile come ad esempio il fatto che i due protagonisti di “ Cime Tempestose” parlino perfettamente l’italiano.
Il finale purtroppo non è riuscito ad emozionarmi, era piatto e ne sono rimasta delusa, mi aspettavo di più anche perché il resto del racconto mi piaceva, l’ho letto tutto d’un fiato, la narrazione non ti lascia mai un attimo per tirare un sospiro di sollievo, ti incita a continuare per scoprire cosa succederà ai due grandi amori!
La scrittrice ha un grandissimo potenziale, ma si vede che è ancora alle prime armi e secondo me ha sbagliato a cimentarsi in un sequel di un grande romanzo, ma ne è uscita vincitrice a mio parere!
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sequel di Cime Tempestose?
La pubblicazione di questo libro, annunciato come un sequel paranormal romance di "Cime tempestose", era già in programma dall'estate scorsa e questa attesa prolungata mi ha portata a fantasticare molto sui contenuti della storia. Non riuscivo a immaginare come un'autrice esordiente italiana potesse cimentarsi in un'impresa così ardua (rispolverare i vecchi classici senza cadere in banalità non è semplice neanche per scrittori esperti), ma mi ero fatta l'idea che se una grande casa editrice di cui ho moltissima stima come la Fazi avesse deciso di dare fiducia a questo ambizioso progetto una ragione ci dovesse essere. Dopo aver desiderato questo libro per mesi mi sono quindi apprestata alla lettura con entusiasmo e alte aspettative, e mi duole molto scrivere questa recensione negativa.
Iniziamo dalle relazioni con "Cime tempestose". Ok, molte recensioni che ho letto suggeriscono di apprestarsi alla lettura di "Io sono Heathcliff" a mente aperta e senza fare paragoni con il classico, perché è ovvio che non potrebbe reggere il confronto. Io infatti non mi aspettavo minimamente che reggesse il confronto, ma è logico che è impensabile leggerlo cancellando completamente dalla mente il romanzo della Brontë, per vari motivi: 1) già il titolo mi pare eloquente, 2) i rimandi ai personaggi del classico ci sono, 3) l'autrice stessa definisce il suo libro con un sequel di "Cime tempestose". Non avrebbe proprio senso ignorare queste avvisaglie e leggerlo come un libro qualsiasi partito zero, perché così non è. Infatti credo che sarebbe fuori luogo leggere "Io sono Heathcliff" senza avere mai letto "Cime tempestose", perché, soprattutto a causa dei vari rimandi ai due protagonisti Heathcliff e Cathy, credo che ne uscirebbe una lettura un po' sterile. In definitiva quindi io non mi aspettavo un sequel che rivisitasse il romanzo della Brontë arricchendolo e migliorandolo, ma proprio a causa delle tante relazioni con il classico esplicitamente VOLUTE della stessa autrice mi sarei aspettata un minimo di coerenza in più.
A questo proposito la prima profonda delusione è stata l'ambientazione: desideravo fortemente che la storia fosse interamente ambientata in Inghilterra. Questo secondo me era proprio il minimo accorgimento possibile per dare al romanzo quel tocco di credibilità in più. Invece la storia è ambientata prevalentemente in Italia, a Roma, e soltanto brevemente si riesce a far visita alla magica e suggestiva campagna inglese di Wuthering Heights, luogo che fortunatamente riesce a mantenere intatto il suo fascino anche descritto dalla penna di Desy Giuffrè, e quindi mi chiedo come mai la stonata e banale scelta romana (forse perché l'autrice preferiva una città che conosceva meglio?).
I protagonisti di "Io sono Heathcliff" sono quindi italiani. Elena, che rappresenterebbe una Cathy del futuro, una ragazza ricca e viziata, con genitori assenti e una domestica tutto fare che si occupa di lei come se fosse sua madre. E poi c'è Damian, che rappresenterebbe Heathcliff, un ragazzo pieno di problemi, invischiato pericolosamente nella mala vita a causa di uno zio senza scrupoli che vuole trascinare definitivamente il nipote nel suo mondo. E qui devo dire che gli stereotipi si sprecano. In più non ho mai letto o guardato il film di "Tre metri sopra il cielo" ma da quanto ho capito le due storie si assomigliano molto (scene in motocicletta incluse).
Ma ad entrare in gioco ci sono anche i veri Heathcliff e Cathy, ovvero, i loro fantasmi, che vagano sulla terra per coronare finalmente il loro sogno d'amore e la loro ultima possibilità è di far innamorare i due ragazzi (loro discendenti) e di appropriarsi dei loro corpi. E qui altra nota stonata: i due fantasmi comunicano con i due ragazzi parlando in italiano! Così come in italiano si esprimono pure tutti i personaggi che la famiglia di Elena incontrerà nella loro visita a Wuthering Heights. Queste piccole imprecisioni purtroppo saltano all'occhio del lettore in maniera talmente evidente che diventa difficile riuscire a prendere sul serio il romanzo.
Ma, anche volendo mettere da parte tutte le piccole mancanze, dovute certamente all'ingenuità e alla scusabilissima mancanza di esperienza dell'autrice, la storia (per quanto concerne lo svolgersi dei fatti e lo sviluppo della trama) risulta comunque molto banale, con personaggi caricaturali e senza spessore, dialoghi immaturi e forzati, e scenette al limite del ridicolo (come il tentativo di scippo finito a "tarallucci e vino"). Inoltre più volte ho notato una cattiva distribuzione del tempo dedicato alle scene più importanti. Alcune scene infatti vengono descritte nei minimi particolari, anche se secondarie e non particolarmente interessanti, mentre altre, che avrebbero meritato più spazio, vengono liquidate frettolosamente in poche parole. Per non parlare dei vari "salti di riga" (che nel romanzo corrispondono ad un cambio temporale) che avvengono frequentemente, magari facendo passare anche giorni o settimane, e creando un po' di fastidio nella mente del lettore, che avrebbe preferito una narrazione più lineare.
Neanche il finale è riuscito a risollevare un po' le sorti della storia, anzi, possibilmente è risultato ancora più scialbo, semplicistico e ordinario di come mi sarei mai aspettata :-(
Però... dopo questa lista apparentemente infinita di difetti mi sento anche di affermare che nonostante tutto lo stile di scrittura dell'autrice, intesa come padronanza del linguaggio, non è affatto male, anzi, è sicuramente superiore alla maggior parte di young adult in circolazione. Le descrizioni sono ben riuscite, come anche gli stati d'animo, e l'esposizione dei fatti (che appare scorrevole, chiara, non confusa). I termini usati sono vari e il vocabolario ricco e pertinente. Il mio consiglio all'autrice è assolutamente quello di continuare a scrivere (magari lasciando da parte i classici) e lavorare di più sulla storia e sui suoi personaggi per riuscire a creare un qualcosa di più originale e meno stereotipato.