I sogni non fanno rumore
Letteratura italiana
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Palla al centro
Tacchi vertiginosi o tacchetti da calcio? Mondo classico o shopping contemporaneo? Cicerone o Catullo? L’esempio di Medea o i consigli di un uomo saggio? Ricordi o speranza? Amore o morte? Sogni o realtà? Il romanzo di Roberta Dieci si muove tra dicotomie e contraddizioni superficiali o profonde, apparenti o inevitabili, che si rincorrono e si intrecciano. Come accade nell’amore e nel calcetto.
Il calcetto non è uno sport per femminucce. Il calcetto è una metafora dell’amore. Non c’è alcuna contraddizione tra queste due affermazioni, perché l’amore è rosa ma anche rosso, è gioco ma anche vita. Il calcetto come l’amore non si spiega ma si racconta, non si misura ma si illustra, attraverso le azioni e le emozioni.
Sì, questa è una storia di amore e di morte, un romanzo sospeso tra la leggerezza dell’adolescenza e la durezza delle scelte obbligate. Qui tutto è gioco, anche nei piani narrativi che contaminano i sogni con i ricordi e sorprendono il lettore con finte, attacchi imprevedibili e colpi di scena. Nel campo, come nell’amore, si segna o si subisce, si insegue o si fugge, si perde o si vice in un lampo e non si è mai soli: gli amici possono salvarci con una parata spettacolare, ma possono fare poco quando la fortuna decide di atterrarci con uno sgambetto crudele.
Il ritmo del libro incalza il lettore, lo palleggia tra miti greci e riti da spiaggia, baci lievi e pallonate micidiali, incontri in treno e scontri con il destino, lo trascina al finale senza noia e senza sconti. Lo stile è fresco e non sbaglia mai un rigore, regalandoci un romanzo che fa vivere lo sport anche a chi lo detesta e dipinge una storia d’amore che non si perde in acqua di rose. Una partita comunque da non perdere.