Gli innocenti Gli innocenti

Gli innocenti

Letteratura italiana

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Jacopo e Dasha sono in scena per il Doppio concerto per violino e violoncello di Brahms che, pagina dopo pagina, è l'occasione per rivivere i passi della loro storia d'amore. Dopo una lunga assenza, Jacopo torna a Firenze, all'Istituto degli Innocenti, il luogo eletto che lo ha accolto quando venne abbandonato da una madre rimasta nell'ombra, la cui identità è diventata negli anni la sua claustrofobica ossessione. «Come posso scoprire la mia storia se non so da dove vengo?» si chiede. Adottato da una famiglia troppo fragile e gravato di aspettative insostenibili, Jacopo è stato privato della spensieratezza dell'infanzia. A salvarlo è stato un piccolo violino, l'ancora alla quale assicurare i desideri e i sogni. Perché, se la felicità è un talento, Jacopo riesce ad avvicinarla solo stringendo fra le braccia lo strumento. Ma non sempre l'amore salva. Non se nell'amore pulsano, insistenti, vecchie ferite. Dasha, nata in un piccolo paese in Albania, è cresciuta circondata da un amore che Jacopo non conosce. Grazie a un padre devoto e illuminato, ha potuto frequentare il Conservatorio di Tirana, dove ha incontrato il violoncello, destinato a diventare il suo unico amico. Fuggita dal porto di Durazzo, dopo la rovinosa caduta del regime, è sbarcata a Brindisi il 7 marzo del 1991, insieme a migliaia di profughi. Anche le sue radici sono state recise, ma la musica ha compiuto il miracolo di preservare dal dolore il suo animo delicato e forte. Eppure nemmeno Dasha, che ora suona di nuovo accanto a lui, è riuscita a distogliere Jacopo dalla ricerca di un passato che ha il potere di avvelenare il presente, rendendo orfani i due amanti di un futuro possibile. Dove ad aspettarli, forse, c'è un bambino. Nel corso dell'esecuzione del Doppio di Brahms accadrà qualcosa di totalmente imprevisto. La musica si fa eco dell'amore e di una sconvolgente rivelazione.



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Gli innocenti 2017-08-23 03:33:33 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    23 Agosto, 2017
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Esposti, gettatelli, nocentini

La storia di due musicisti viene affrontata in tre movimenti da Paola Calvetti ne “Gli innocenti” (“Esposti, gettatelli, nocentini – chiamateci come vi pare, tanto siamo soggetti insignificanti per pittori e musicisti”).

Nel primo movimento (ALLEGRO) si narrano l’infanzia e l’adolescenza di Jacopo (“Nell’anacronistica gerarchia dell’orchestra io ero l’ultimo tassello, mentre lui era un graduato, il violino di spalla che difende la posizione dell’orchestra con il direttore, braccio destro e punto di riferimento visivo di entrambi”) e Dasha (“Lei era una violoncellista di fila”). Lui è figlio di NN (“Questa fu per quattro secoli fino al 1875 la ruota degli innocenti segreto rifugio di miserie e di colpe alle quali perpetua soccorre quella carità che non serra porte”) e viene adottato, lei è profuga albanese che giunge in Italia nel 1991 dopo la caduta del regime albanese.

Nel secondo movimento (ANDANTE) c’è l’incontro, il terzo (VIVACE NON TROPPO) è il movimento delle rivelazioni.

La musica è sottofondo (“Quando suoniamo insieme ci sentiamo invulnerabili”) di una storia tra caratteri contrapposti, scandisce i conflitti (“Quel bambino è orfano e tu sei invidioso che sia più orfano di te”), medica le lacerazioni del passato (“Jacopo l’emofiliaco, uno al quale le ferite non guariscono mai”).

Il tema degli abbandoni e delle adozioni (“Tuo nipote sarebbe un figlio in prestito, sappi che è così che si sentono gli adottati. E io sarei un padre artificiale”) trova la sua sinfonia in una partitura: “Il doppio concerto in la minore per violino, violoncello e orchestra, op. 102 è l’ultima composizione di J. Brahms … per strumenti solisti… scrisse questo concerto desideroso di rinsaldare i rapporti con Joseph Joachim, il violinista suo amico intimo e consigliere… opera di riconciliazione…”

Giudizio finale: musicale, riconciliante, ricostruttivo

Bruno Elpis

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