3 cuori e un bebè 3 cuori e un bebè

3 cuori e un bebè

Letteratura italiana

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Giada, trent'anni, un lavoro precario in una galleria d'arte e un sogno nel cassetto: diventare l'assistente personale del celebre chef internazionale Anthony Bourdain. Per la prima volta nella sua vita però si trova a dover affrontare un problema più grosso di lei: l'inatteso arrivo di un bebè. Non è certo un'impresa facile, specie se tutti i giorni si ha a che fare con un perfido datore di lavoro, un fidanzato assente, una madre invadente e un'amica new-age un po' stramba che si caccia sempre nei guai... un romanzo appassionante, con un finale a sorpresa, che prende forma nei romantici vicoletti di Nizza!



Recensione della Redazione QLibri

 
3 cuori e un bebè 2013-05-20 17:15:28 Angelica Elisa Moranelli
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Angelica Elisa Moranelli Opinione inserita da Angelica Elisa Moranelli    20 Mag, 2013
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Chick Lit tutta italiana!

ATTENZIONE SPOILER

3 cuori e un bebè di Silvia Mango, della collana Chick Cult della ARPANet è il primo romanzo di genere chick lit che leggo. Silvia Mango utilizza un linguaggio fresco, moderno che rende le circa 400 pagine scorrevoli e ci racconta una vicenda che, com'è tipico della letteratura per "chick", mescola amore, romanticismo, ironia, amicizia, paranoie, cucina, moda, arte.

La prima persona narrante permette di calarsi immediatamente nei panni di Giada, quasi trent’anni, fidanzata con Sandro, ma incinta di Paolo: una situazione assurda, un po’ da “telefilm”, come ammette più volte la stessa Giada.

Giada fa un lavoro fichissimo (che non la soddisfa), lavora in una galleria d’arte, ma purtroppo il suo datore di lavoro è un vero bastardo (e la figlia non è da meno, ovvio): devo dire che mi sono riconosciuta in questa situazione, poiché ho lavorato anch’io in una galleria d’arte e la gallerista era una vecchia stronzissima. Vabbè, autoreferenzialità a parte: i siparietti comici, il linguaggio semplice, veloce, rendono il romanzo gradevole. Questo tipo di letteratura non ha grandi pretese e infatti l’autrice scrive divertendosi (si vede, a volte anche troppo! Alcune scene sono quasi da cartone animato giapponese) e per divertire (ci riesce).

Qualche nota stonata nella caratterizzazione dei personaggi, caricaturali e stereotipati, ma suppongo sia comune in questo tipo di letteratura.

Giada è la versione sfigata di Bridget Jones, non ho mai amato Bridget Jones ma posso dire con certezza di aver odiato Giada dalla prima pagina. Rompiscatole, lagnosa e uterina (è incinta, va bene!, ma a tutto c’è un limite), con le sue paranoie e i suoi attacchi isterici è la Sindrome Premestruale Personificata. Sinceramente non ci si spiega perché sia l’oggetto del contendere di due uomini belli, ricchi e intelligenti.

Gli scompensi ormonali di Giada possono in parte essere giustificati dalla massa di gente assurda che la circonda, fra cui la più normale è proprio l’amica del cuore “new age” che appare e scompare come un’entità soprannaturale.

Giada non ha mai conosciuto suo padre ed è cresciuta con una madre ficcanaso che, a tratti, assume sembianze luciferine, tanto è crudele nei suoi giudizi, ma che si rivelerà saggia e affettuosa.
Sandro è il classico fidanzato perfetto: innamoratissimo, comprensivo, gentile e... pallosissimo. Paolo è l’”altro”, strafigo, in carriera, “stropicciato” e radical chic, somiglia pure a Ewan McGregor... insomma non c’è partita. Peccato che ad un certo punto diventi smielato quanto Sandro (magari avrò il cuore arido, ma ogni volta che uno dei due si è rivolto a Giada chiamandola “piccolina” a me si sono cariati tre denti per l’eccesso di zucchero).

Profondo Rosso e Suspiria (padrone della galleria e figlia) sono, in pratica, due emanazioni del maligno, peccato che alla fine del romanzo diventino una specie di Frate Sole/Sorella Luna, con Profondo Rosso penitente e gentile e Suspiria pentita e in miseria (non vi svelo altro).

Tra supermodelle bionde e secche, dall’aria snob ma dal cuore d’oro che soffrono come tutte noi (e ingrassano come tutte noi!), chef internazionali anticipaticissimi che di colpo diventano mecenati e amiconi, nonché datori di lavoro (il lavoro della vita, ovviamente!), fra ex che tornano come se niente fosse accaduto e amanti/padri che si rivelano per ciò che sono realmente (cioè Mefistofele in persona, senza mezze misure, insomma), fra madri che trovano l’amore e si guadagnano il titolo di madre dell’anno, si giunge al classico lieto fine con una nemesi che neanche nelle tragedie greche: tutti i cattivi vengono licenziati e faranno, si capisce, una fine pessima, tutti i buoni trovano il lavoro della vita, l’amore, il successo.

Insomma, se vi piace il genere, leggete Silvia Mango, perché non ha nulla da invidiare alle colleghe straniere!

Piccola nota sull'edizione della ARPANet: il formato tascabile è carinissimo, il progetto grafico è semplice e si addice benissimo alla freschezza del contenuto, unica nota stonata la formattazione interna, a capo sbagliati, refusi e testi non giustificati (può capitare, lo so, ma visivamente, in un'edizione che sembra così curata, stona!).

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Il diario di Bridget Jones e in genere la chick lit
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3 cuori e un bebè 2013-11-19 21:18:00 noemi.musica
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noemi.musica Opinione inserita da noemi.musica    19 Novembre, 2013
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Mediocre

Libro mediocre... Lo stile della scrittrice, paragonato ad altre scrittrici straniere dello stesso genere come la Kinsella e la Fieldings, è molto scarso.
I personaggi vanno dall' "impossibile" al realistico per esempio il personaggio di Paolo, Sandro, Umberto e la mamma di Giada sono più che plausibili.
La protagonista è fin troppo stravagante, non connessa e poco credibile per riscontrarlo nella realtà.
La trama è interessante, il finale ben scritto (forse la parte più bella del libro) ma un po' troppo scontato (intuito con tutte le sue sfumature da circa metà del libro).
Libro carino da leggere se si ha tempo, ma non sensazionale.

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