Voci
Letteratura italiana
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Sconvolgimenti nel fisico e nell'anima
La violenza e l’abuso della donna è, purtroppo, ormai cronaca quasi quotidiana; delitti efferati, preceduti o meno da atti di violenza sessuale, sono diventati un allarme sociale da combattere con tutti i mezzi e con l’inasprimento della pena, si spera certa ed esemplare, per coloro che si macchiano di tali crimini dettati dall’insofferenza, dalle frustrazioni interiori e dall’istinto animalesco non controllato che esplodono in maniera devastante sull’essere più debole; ci sarebbero tanti modi per definire questi orrende e inaccettabili azioni ma, a parer mio, prevale in tali circostanze la vigliaccheria di certi soggetti non meritevoli di alcuna attenuante.
Dacia Maraini, con questo romanzo (assimilabile al giallo-intervista) scritto circa venti anni fa, è un’antesignana della notevole problematica scaturita da pochi anni, sempre esistita ma presa poco in considerazione, cui ora è indirizzato il neo-logismo di “femminicidio”. La trama è molto scorrevole e descrive una capitale quasi addormentata dove una giornalista di una radio privata, Michela Canova, si imbatte in un efferato femminicidio accaduto nel suo stesso condominio sullo stesso pianerottolo; in pratica una donna è assassinata nell’appartamento di fronte l’abitazione della giornalista. Quest’ultima è incaricata dal suo direttore preparare una trasmissione dedicata ai crimini irrisolti di tale genere.
Ed ecco che Michela Canova, con il suo registratore portatile, riesce a catturare testimonianze di vario genere che nascondono orrori vissuti e mai detti, tragedie interiori, volontà di cambiar vita anche a costo di drammi irreversibili; riascoltando le registrazioni analizza le varie voci di coloro che hanno accettato di parlare, di essere intervistati; il tono, il timbro, la modulazione di ogni voce è uno schema caratteriale che aiuta la giornalista ad andare a fondo alla questione.
L’epilogo è tra i più sconvolgenti…quante miserie e disgrazie si celano al di là dei nostri tranquilli appartamenti!
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"Vedere" voci
Questo libro essenzialmente, in maniera garbata, sottile, discreta, parla di donne, tratta di violenza sulle donne, racconta di donne picchiate, maltrattate, violentate, discute di donne umiliate e brutalizzate dagli uomini, di bambine rapite a scopo di libidine e ritrovate massacrate, allude all’incesto, riflette sui minori abusati, offesi proprio nel luogo, la famiglia, che per definizione dovrebbe essere per le piccole vittime il rifugio più sicuro, protetto, tutelato, dove dovrebbero essere soltanto semplicemente amati e dove invece sperimentano l’inferno in terra.
Sono tutti argomenti di cui si parla maggiormente in questo periodo, quello della violenza sulle donne è un tema che quasi quotidianamente apre i titoli di giornali e telegiornali.
Tuttavia, è questa la sua particolarità, non è un libro fresco di stampa, non è un romanzo basato sui fatti d’oggi, è un romanzo, infatti, pubblicato nel 1994, oltre venti anni fa, eppure sempre attuale.
Già venti anni fa un’autrice colta e sensibile come la Maraini sentiva il bisogno di scrivere e di denunciare il femminicidio, il fenomeno era già preoccupante venti anni fa; questo deve farci riflettere. Il libro è attuale non tanto perché la pur brava Dacia Maraini ha, in un certo senso, precorso i tempi, ma perché la violenza sulle donne è un fenomeno antico, non è nato ora come qualcuno crede ma è profondamente e tenacemente radicato da secoli, ed è terribile e terrificante insieme: in quasi tutte le società tradizionali, le donne rispetto agli uomini hanno sempre vissuto situazioni di subordinazione e discriminazione. Imposte sempre con la violenza, di tutti i generi: fisica, psicologica, sessuale. Sempre, e continua ancora oggi.
La società evolve, cresce, matura, ma questi delitti non diminuiscono, anzi, oggi questi fatti di violenza sono, purtroppo, drammaticamente in aumento.
Non è però un romanzo crudo, non descrive cinicamente le scene di violenza nella loro efferatezza, non indugia nell’esposizione dei particolari macabri e morbosi, piuttosto la Maraini si esprime, non meno efficacemente, in un sussurro, in un sommesso mormorio di voci, un raccontare a bassa voce; eppure la storia coinvolge, angoscia, emoziona, è la scrittura rapida ed incisiva, attenta ai particolari, ad alzare il tono delle voci. La singolarità del romanzo sta proprio in questo, nel fatto che la storia si evolve, in forma di giallo, e cioè attraverso il racconto dell’assassinio di una giovane donna, non tanto con l’usuale descrizione d’indagini poliziesche, resoconti, immagini, ma attraverso “voci”, voci di cui la protagonista fa attento ascolto quotidiano, fa impiego per motivi professionali, è infatti una giornalista della radio.
Voci che la protagonista, la giovane Michela Canova, incide su un registratore; sono voci delle interviste delle persone coinvolte o interessate, voci che lei raccoglie, magari pure a loro insaputa e nonostante la loro reticenza, e riascolta, filtra, pulisce, voci che dichiarano ciascuna una propria verità, voci che dissimulano, che piangono, che urlano, che ricordano, che giustificano.
Voci mai univoche, voci che rappresentano i vari aspetti della realtà, ciascuna a suo modo: le anime tormentate delle vittime danno voce alla propria angoscia, quelle dei colpevoli negano la verità a se stessi, con voce non meno chiara ed accorata.
Non si urla, in questo libro, non si alza la voce, è un libro di voci sussurrate, il volume non è alto, ma il frastuono, l’eco, il rumore della violenza e dell’ingiustizia, ci sono, sono presenti e assordanti, grandi, come grande è il dolore descritto: più che l’orecchio allenato è la sensibilità della giornalista, che ascolta con il cuore e con l’anima anziché con le orecchie e l’udito, che le permette di differenziare le voci che esprimono il tormento delle vittime da quelle che declamano le assurde scusanti giustificative dei colpevoli diretti ed indiretti. Più colpevoli, quindi: perché non c’è, né può esserci differenza o graduazione di colpa tra chi commette un abuso e chi quell’abuso permette con la propria inerzia ed il proprio silenzio consenziente.
La protagonista di "Voci", la giovane radio giornalista Michela Canova, si trova coinvolta casualmente nell'omicidio della sua vicina di casa, una donna molto carina, semplice, riservata, che pure aveva incontrato poche volte nella sua vita, incrociandola casualmente in ascensore.
Contemporaneamente, le viene anche affidata un’indagine radiofonica sulla violenza sulle donne.
Le due storie procedono quindi parallelamente, intersecandosi inevitabilmente tra di loro tramite il comune denominatore della violenza dell’uomo sulle donne, e nel corso delle sue indagini e delle sue inchieste, la giornalista raccoglie le voci degli interessati a vario titolo nelle storie.
Dall’analisi delle voci la giornalista intravede le incrinature, le distonie, le dissonanze, non si fa ingannare dal tono caldo, melodioso e del tutto sincero della voce con la quale si possono finanche esporre le giustificazioni più assurde e inverosimili dei propri atti nefandi consapevolmente portati a termine, Michela conscia dell’uso distorto che si può fare della voce, giunge alla soluzione dell’assassinio, una soluzione banale ma non meno terribile e dolorosa, che lascia l’amaro in bocca, che lascia senza voce.
“Voci” possiamo dire, in definitiva, che è un romanzo sonoro, è un libro che, tramite la scrittura, ci fa “sentire”: ci permette di udire, con la parola scritta, i rumori di fondo, i toni, i frusci, i calpestii, i fremiti, i sospiri, i borbottii…e poi la verità, l’amarezza, il dolore, la vergogna, la bugia, la rimozione, la menzogna.
Forse “Voci” non è tra i romanzi maggiori della Maraini, tuttavia vale certamente la pena di leggerlo.
Perché Dacia Maraini è una grande scrittrice, che sa farci sentire le voci usando i segni della scrittura. Sentire le voci con i segni: come dire, “vedere” voci.
Indicazioni utili
Voci
Difficile trovare una definizione precisa per inquadrare questo romanzo.
Una storia di donne, di violenza.
Una storia di disagi familiari.
Una storia tinta di giallo.
Una storia intricata di bugie e verità.
Le protagoniste assolute sono le donne, colte e fotografate come la Maraini sa egregiamente fare;
fragili, insicure, infelici ma anche decise, perspicaci, combattive.
A donne che soccombono a destini familiari e sociali avversi e crudeli, fanno da contraltare donne accorte che sanno vedere oltre le apparenze e ascoltare le voci di chi le circonda.
Il filo conduttore del romanzo corre sul valore ed il significato delle voci dei personaggi;
le voci, ossia i racconti, le confessioni, i pensieri.
La voce vissuta come ciò che può racchiudere l'essenza della persona, la voce che ti parla col cuore svelandoti il vero oppure la voce che ti inganna.
Le voci con tutto il loro fascino.
Le voci piene di dolcezza.
Le voci intrise di odio.
Voci di uomini, di donne, di mamme, di padri.
Voci lontane provenienti dal passato, voci più vicine, appartenenti al presente.
La storia si arricchisce pagina dopo pagina, le verità si intrecciano alle menzogne, la vita delle protagoniste prende forma, catturando l'attenzione ed il cuore del lettore.
La Maraini eccelle nel fare parlare le sue donne, nel raccontarle sorridenti o disperate, nello spogliarle dalle maschere che indossano, nel sondare l'anima, nel cogliere le mille sfaccettature di una esistenza divisa tra il ruolo rivestito in famiglia e quello in società.
Questo è un romanzo che ti avvolge e che si fa leggere con estrema facilità e voracità, pur possedendo un contenuto poliedrico; ossia l'autrice ha il talento di proporre tanti angoli di visione diversi, tante forme e colori della storia, perché in fondo la vita è così.
La trama parte con estrema semplicità per diventare poi un gomitolo dai mille fili, caricandosi di intensità, di amore, di dolore, di sofferenza, di speranza.
Ancora una volta la Maraini ci accompagna in un viaggio emozionante all'interno della selva dei rapporti umani, siano essi familiari, lavorativi, di amicizia o di amore.