Via delle Oche
Letteratura italiana
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La verità nascosta
“Italiani votate, fate votare, votate bene !”. Dai manifesti che tappezzavano le città tutti erano invitati ad andare alle urne per le prime elezioni libere dopo la fine della seconda guerra mondiale. Era il 1948, la neonata Repubblica Italia si apprestava al voto in un clima di crescente tensione politica e sociale: il fascismo era sconfitto, il pericolo comunista incombeva, era in atto uno scontro di civiltà in cui si fronteggiavano la Democrazia Cristiana da una parte, il Fronte Popolare dall’altra con contrapposizioni continue, esasperazione, demonizzazione dell’avversario. Anche nella polizia c’erano evidenti contrasti tra chi era rimasto fedele al vecchio regime e chi invece aveva simpatizzato per le forze partigiane: l’atmosfera non era idilliaca ed il bravo commissario De Luca, che, da membro della polizia politica fascista, aveva sempre fatto il suo dovere con i vecchi padroni (i partigiani volevano addirittura fucilarlo!), era stato retrocesso a vicecommissario addetto alla Buoncostume. Ed ecco che, proprio in questa veste, gli capita di indagare su un omicidio scoperto in un bordello bolognese di infima categoria, dove un serafino (così era chiamato l’uomo di fatica, una specie di tuttofare) viene trovato impiccato. Liquidato sbrigativamente come suicidio, De Luca non ne è convinto e ostinatamente vuol far chiarezza, osteggiato in tutti modi. Il suo dovere è perseguire i colpevoli, indipendentemente dal colore politico e dal particolare momento storico. Altri omicidi si susseguiranno per coprire una verità che deve assolutamente rimanere nascosta, per il bene del Paese, una verità terribile che riguarda il decesso di un grosso esponente politico democristiano, un Onorevole tutto “Casa e Chiesa”, avvenuto proprio nel bordello incriminato dove si era recato nottetempo per incontrarsi con una giovanissima biondina. De Luca riuscirà ad arrestare un colpevole, per traffico di armi, ma sarà messo a tacere tramite un odioso ricatto riguardante il suo passato fascista: reo di aver fatto il suo dovere fino in fondo, attenderà, alla fine del romanzo, le decisioni del nuovo questore e del giudice istruttore, ai quali dovrà presentarsi.
Intanto la Democrazia Cristiana ha vinto le elezioni politiche, ma ci saranno a luglio dello stesso anno (1948) sommosse popolari per l’attentato a Togliatti, capo del Partito Comunista: la bella vittoria, quanto mai opportuna, di un grande Gino Bartali al Tour de France riuscirà a placare gli animi.
Il giallo è piacevole e si legge con curiosità anche per la narrazione puntuale di vicende storiche del passato, vicende che ricordo benissimo perché mi hanno riportato ai miei anni giovanili ed al clima del tutto particolare del dopoguerra. Lucarelli ha il pregio di fondere sapientemente le storie poliziesche che racconta, con il più grande respiro della Storia, incidendo profondamente nel contesto di quegli anni, sondando umori, aspettative, ambiguità e torbidi interessi personali. Ne esce il quadro di un Paese che ha comunque saputo sollevarsi dalle tragedie della guerra, anche se a costo di grandi sacrifici per alcuni ed a caro prezzo per altri.
Ricordo infine che “Via delle Oche” ha vinto nel 1996 il Premio Scerbanenco per il miglior giallo “noir”, cioè per quel tipo di romanzo in cui il protagonista, un “duro” tutto d’un pezzo che perseguita i malviventi, è nel contempo perseguitato da un sistema politico corrotto: proprio il personaggio interpretato dal bravo De Luca.
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18 APRILE 1948
Via delle Oche, una via del centro di Bologna rinomata per le case chiuse che la caratterizzavano nel dopoguerra.
Un omicidio che sembra un suicidio: inaspettato per i conoscenti della vittima, dubbio per la polizia. A questo seguono altre due morti ravvicinate…
Un’atmosfera di rivolta perversa nella città… a breve ci saranno le elezioni che decideranno il futuro del paese, ancora forte è la divisione politica tra comunismo e fascismo ed è in questo clima che il commissario De Luca deve indagare per scoprire cosa leghi queste morti.
E’ talmente breve questo giallo italiano che non riesco a dire di più senza svelare particolari della trama; Lucarelli ripercorre la storia del nostro paese aggiungendo all'inizio di ogni capitoletto i titoli dei giornali dell’epoca (verso la fine ci sono riferimenti anche alla vittoria di Bartali al Tour de France.
Devo dirvi la verità: adoro Lucarelli e i suoi libri sui delitti e sui misteri della psiche umana, adoro lui come criminologo e come modo di raccontare le cose, ma… questo giallo è un po’ contorto e non sono riuscita a trovare un filo che mi guidasse dalla prima all'ultima pagina, a volte mi sono persa nelle strade della mia città, nascosta dietro una colonna sotto i portici per seguire e capire dove De Luca stesse andando e cosa stesse pensando… anzi a pensarci bene ora vi saluto, vado a cercarlo di nuovo per capirci qualcosa!!
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