Vengo a prenderti
Letteratura italiana
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Malvagi tutti
A termine della trilogia iniziata con "Io so chi sei" e proseguita con "Zoo", Paola Barbato chiude il cerchio con un romanzo chiamato a far convergere tutti gli elementi caratterizzanti i precedenti scritti. L'autrice milanese è abilissima nel rendere la lettura fruibile anche a chi fossero sfuggiti i libri precedenti. Trattasi di volumi indipendenti l'uno dall'altro: è inoltre mai in affanno nel collegare i vari passaggi narrativi, al servizio di una storia dalle molteplici prospettive, in cui i vari personaggi, mostrando la loro debole e fallace natura umana, cambiano in continuazione di ruolo.
Da vittime a carnefici e viceversa, in un gioco al massacro al cui interno bene e male diventano concetti indistinguibili, troppo imbastarditi tra loro per darne definizione certa. La trama, molto articolata e mai tediante, sfrutta al meglio la formula del racconto corale -con annessi una serie di azzeccati colpi di scena- sino al raggiungimento di una chiusa più che soddisfacente. Barbato crea un mondo in cui vite in apparenza perfette sono invece martoriate da sofferenza, insicurezza, gelosia, ira, opportunismo: il lavoro fatto dai mass media incensa a prescindere fornendo letture mistificate della realtà, "Vengo a prenderti" invece penetra le difese di facciata e le distrugge, mettendo a nudo personalità spesso deprecabili nel loro modo di agire eppure, per certi versi, degne di comprensione. Non è un caso che la prigionia stessa dello zoo diventi simbolo di un modus operandi discutibile eppure guidato da un fine tutt'altro che deplorevole. Tra atmosfere thriller e sequenze debitrici all'horror, Barbato si conferma scrittrice dalla penna diretta ed ispirata, per un racconto grondante ributtanti umori riconducibili a quel lato oscuro ben nascosto in ognuno di noi.